La mostra di César Meneghetti, «Io è un altro», che si inaugura domani alle 18 al Maxxi e resterà aperta fino al 17 gennaio, ha radici che risalgono a quarant'anni fa, quando la Comunità di Sant'Egidio aprì i laboratori d'arte per rispondere al desiderio di formazione di adulti disabili che non avevano avuto la possibilità di seguire percorsi scolastici integrati. Da alcuni anni collaborano a questi laboratori anche artisti affermati, come Meneghetti, brasiliano, il cui lavoro è caratterizzato dall'interesse per le questioni sociali e per le varie forme di linguaggio.
«L'arte non può raggiungere il suo obiettivo se preclude qualcosa o qualcuno», afferma. In questa mostra, che vuole abbattere ogni confine tra normalità e diversità, presenta opere inedite, elaborate a stretto contatto con persone disabili, scambiando con loro idee e riflessioni, rendendole protagoniste. Ha trovato in Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, un'accoglienza entusiasta: «i temi della solidarietà e dell'accoglienza sono fondamentali. Il museo che vogliamo deve essere aperto a tutti e non può prescindere dall'integrazione e dall'accettazione delle diversità. Athaverso l'arte, la diversità si sottrae all'esclusione e vengono superati emarginazione, barriere, preconcetti. L'arte libera e unisce. Per questo sono molto lieta di ospitare al Maxxi questo progetto».
Il percorso espositivo si snoda tra installazioni sonore, video, fotografie. In una videocabina Meneghetti ha creato un dispositivo che inquadra tutti gli interlocutori e ne registra gli sguardi, i gesti, le parole, anche quelle di chi non può pronunciarle ma le digita al computer. Il risultato è una galleria di persone che si presentano con tutta la loro fragilità e dignità, si scambiano idee su felicità e amore, solitudine e morte, reclusione e ricchezza, e coinvolgono nel loro dialogo anche gli spettatori. In un video intitolato «Passaggi Paesaggi», che scorre su quattro monitor, si vedono persone che camminano bendate, sbandando a destra e a sinistra, metafora dí un'esistenza effimera la cui unica certezza è il passaggio su questa terra.
In una videoinstallazione a cinquanta canali, realizzata con una persona affetta da una grave forma di autismo, Meneghetti fa vedere come questa persona sia consapevole della distanza che regna tra il suo corpo e il suo progetto di azione. In «Lovistori» racconta la vita di una coppia felice: un ingresso, una cucina, una camera da letto, una foto grande che sovrasta le altre dove lei è vestita di bianco, lui di scuro. Le loro voci si intrecciano a raccontare una vita precedente, quando ancora la felicità non esisteva.
Lauretta Colonnelli
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