Papa Francesco ripete spesso che a integrare non sono le strutture, ma le comunità. In questa direzione domenica si sono svolti a Padova i Games4Peace, organizzati dai Giovani per la Pace della Comunità di Sant'Egidio. Festa e giochi di squadra presso i campi di Ognissanti hanno coinvolto oltre 100 profughi dei centri d'accoglienza veneti, insieme ad altrettanti studenti universitari e delle scuole superiori. Squadre miste, per mostrare come sport e amicizia possono essere un linguaggio comune anche tra coetanei che, finora, hanno avuto vite diverse.
È la proposta di una società «meno arrabbiata, più festosa e quindi integrata, senza frontiere umane, fisiche ed esistenziali, che spesso sbarrano il passaggio all'amicizia e alla simpatia tra persone e popoli diversi». Quest'anno Games4Peace è alla seconda edizione: da Nord a Sud, a Padova come a Catania, crescono i ragazzi che chiedono di partecipare alle iniziative con i profughi della Comunità di Sant'Egidio.
«Parlando con loro - spiegano gli organizzatori - si coglie la domanda di comprendere di più, la ricerca di nuove categorie umane e culturali per trovare una risposta alla xenofobia, al presunto scontro tra culture e religioni, alla mala politica, alla paura generata dagli attentati». «Padova - continuano - ha spesso mostrato un volto duro nei confronti di chi è straniero e profugo, ma dai giovani può nascere un movimento di ribellione pacifica all'indifferenza e all'esclusione». È ancora un tweet di giovedì del Papa a fare la sintesi: «Nessuno è straniero nella comunità cristiana». Si può mettere in pratica anche con un torneo di calcio e di pallavolo.
Stefano Pasta
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