Il progetto "Mediterranean Hope" della Federazione delle chiese evangeliche in Italia in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio propone l'attivazione di corridoi umanitari per profughi e richiedenti asilo dal Marocco e dal Libano. Ieri è stato firmato il protocollo alla Farnesina e oggi sarà presentata l'iniziativa in conferenza stampa. La nostra intervista al pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei).
Pastore Negro, come presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha firmato il protocollo per l'attivazione di corridoi umanitari dal Marocco e dal Libano, un progetto pilota in Italia e in Europa. Di cosa si tratta?
Insieme alla Comunità di Sant'Egidio, e in accordo con le ambasciate italiane, ci siamo adoperati per l'apertura di corridoi umanitari verso l'Italia. L'idea, che ieri abbiamo sancito con la firma del protocollo presso il Ministero degli Affari Esteri e a dirigenti del Ministero dell'Interno, è quella di permettere a profughi particolarmente vulnerabili di arrivare in sicurezza nel nostro paese grazie all'ottenimento divisti temporanei per "motivi umanitari", senza quindi dover ricorrere a scafisti e trafficanti rischiando la vita su delle imbarcazioni di fortuna. In Libano i nostri operatori hanno visitato dei campi profughi alla frontiera con la Siria in cui sono relegate da quattro anni migliaia di famiglie che sopravvivono in condizioni disastrose, al disotto di ogni minimo standard di diritti umani. Grazie al protocollo, attraverso canali specialmente dedicati, speriamo di poter far arrivare nei prossimi mesi un migliaio di persone. Il nostro per ora è un progetto pilota, una sperimentazione, ma sicuramente un traguardo significativo. Questa mattina presso la Comunità di Sant'Egidio alle 11 in conferenza stampa, entreremo maggiormente nei dettagli e presenteremo pubblicamente l'iniziativa.
Il vostro è un progetto ecumenico che vede anche l'appoggio di altre chiese cristiane europee.
Sì, è uno degli aspetti qualificanti del progetto. In un tempo caratterizzato da chiusure identitarie, è importante che le chiese sappiano rispondere insieme alle sfide della globalizzazione. Da sempre, come protestanti italiani, collaboriamo in questo e in altri campi con le chiese sorelle e con il movimento ecumenico internazionale; nel contesto italiano la partnership con la Comunità di Sant'Egidio è un chiaro segnale del nuovo clima di dialogo voluto da papa Francesco. (.......)
Gian Mario Gillio
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