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27 Junio 2010

La Guinea sceglie il presidente. Oggi il primo voto democratico

Alle urne dopo h dittatura e k stragi: «Tutti rispettino l'esito»

 
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Un'atmosfera di ottimismo aleggia nella Repubblica di Guinea che oggi vota per le elezioni presidenziali: le prime pienamente «democratiche» dall'indipendenza del 1958; un passo decisivo per abolire il governo militare di transizione e ritornare alla democrazia. Lex colonia francese, dopo vari anni di dittature, colpi di stato e massacri, vuole rinascere socialmente ed economicamente.

Tra i 24 candidati, risaltano i nomi del leader dell'opposizione Alpha Condé, l'ex primo ministro Cellou Dalein Diallo, l'ex capo del Parlamento Aboucabar Somparé e l'ex ministro donna Saran Daraba. «Lunga vita alla generazione del 2010 e lunga vita alla nostra indipendenza economica», ha gridato Alpha Condé davanti a una folla di sostenitori: «Lunga vita all'orgoglio della Guinea, insieme cambieremo questo Paese».

Condé è considerato come il principale favorito alle elezioni. In quello che fino ad ora è stato definito dai moltissimi osservatori internazionali come un pacifico processo elettorale, l'unico incidente è avvenuto qualche giorno fa a Coyah, cittadina a 50 chilometri dalla capitale Conakry, quando i sostenitori di Dialle e di un altro candidato, Sidya Touré, si sono scontrati lanciando sassi e provocando almeno 20 feriti. Sebbene le preoccupazioni rimanga per un eventuale scoppio di violenze dopo l'annuncio dei risultati, il candidato Plumber Daura Condé ha confermato che «noi e i cittadini vogliamo la pace e non vogliamo che chi perderà le elezioni rimanga deluso. Non desideriamo la guerra nel Paese — ha continuato Daura Condé —.Vogliamo invece diritti uguali per tutti».

Se nessun candidato raggiungerà una maggioranza decisiva, il 18 luglio si darà il via al ballottaggio, mentre entro sei mesi si terranno le elezioni parlamentari. «Le comunità religiose del Paese stanno operando e pregando perché le elezioni si svolgano nella pace», ha commentato ieri all'agenzia Fides una fonte della chiesa locale. La Comunità di Sant'Egidio — che con la sua mediazione ha favorito il ritorno alla democrazia— è stata invece il principale fautore di un appello firmato a Roma che impegna i partiti ad accettare i risultati. Tra la gente è però ancora vivo il ricordo del 28 settembre 2009, in cui una gran folla si riunì allo stadio di Conakry per chiedere democrazia, e i soldati aprirono il fuoco uccidendo almeno 150 persone. «Non mi aspetto miracoli dal prossimo presidente», ha ammesso Mohamed Camara, avvocato guineano: «Sono comunque in attesa di una vera democrazia. Il problema con il nostro Paese è la mentalità — insiste Mohamed — è quindi necessario che avvenga un cambiamento completo attraverso il rafforzamento delle nostre fragili istituzioni».

 


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