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6 Janvier 2013

Ridare speranza alla Città

Celebrata anche a Napoli il 1° gennaio la Giornata Mondiale della pace con la "Marcia - pace in tutte le terre", promossa dalla Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con la Diocesi, i movimenti ecclesiali e le sigle sindacali. L'omelia del Cardinale Sepe

 
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La liturgia del primo giorno del nuovo anno solare ci fa commemorare la solennità di Maria Santissima Madre di Dio e la Chiesa ci invita a pregare per la pace, bene sommo di Dio agli uomini, perché nel mondo di oggi regni la concordia e l'amore e siano vinte tutte le lotte e le discordie ancora presenti in tante parti del nostro pianeta. La maternità divina di Maria è il "luogo" dove Dio dimora e costruisce per tutti noi l'immagine e il modello della presenza di Dio nei nostri cuori attraverso lo Spirito del Signore. Ma Maria è anche nostra Madre e, come tale, ha cura di noi e ci insegna quali sono le cose realmente importanti nella vita dei figli di Dio. Per questo, Dio, all'inizio di questo nuovo anno, ci benedice e mostra anche a noi il suo volto sorridente e accogliente, donandoci la sua grazia e la sua pace.

Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo per donarci la pace, la sua pace. Questo dono è, però, affidato alle mani laboriose del'uomo; è un germe immesso nei nostri cuori che dev'essere curato affinché cresca e si diffonda tra tutti gli uomini. Siamo cioè noi, come scrive Papa Benedetto nel messaggio di quest'anno per la Giornata mondiale della Pace, gli operatori e i costruttori della pace. In realtà, tutti noi siamo spettatori di un mondo contrassegnato da numerosi e sanguinosi conflitti e da minacce di guerra, come l'hanno ricordato i cartelli recanti i nomi dei luoghi dove tali conflitti e guerre sono ancora in atto. «Allarmano - scrive il Papa nel citato messaggio - i focolari di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze tra ricchi e poveri, dal prevalere di una  mentalità egoistica e individualista espressa anche da un  capitalismo finanziario sregolato. Oltre a svariate forme di terrorismo e di criminalità internazionale sono pericolosi per la pace quei fondamentalismi che stravolgono la vera natura della ragione, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini».

Ma la pace non esisterà se non iniziamo da noi a costruirla, a farla respirare in ciò che facciamo e a fecondare la nostra vita che dev'essere aperta agli altri, alla solidarietà, al bene comune della comunità. Saremo operatori di pace se ci educheremo alla pace, se assumeremo un ruolo attivo nel diffonderla nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e in tutti quegli ambiti nei quali si svolge la nostra vita anche sociale. La pace, pertanto, è un modo di essere dell'uomo, è uno stile di vita tale da rivestire ogni attimo della nostra vita perché non è possibile avere la pace per i popoli se i gesti della nostra esistenza, anche quelli che possono sembrare i più piccoli e insignificanti, non saranno gesti animati da pace.

È questo il senso della marcia per la pace che ha visto la partecipazione, animata della Comunità di Sant'Egidio, di tante associazioni, movimenti, giovani, famiglie, rappresentanti anche delle varie comunità cristiane e civili. Dio renda merito a tutti dell'impegno a costruire e diffondere anche in questa nostra città il dono della pace, che è un'aspirazione essenziale di ogni uomo perché coincide, in qualche modo, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata. È quanto ci promette il Signore Gesù: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5, 9). Chiediamo alla Vergine Santissima, che ha generato il Dio-con-noi, Principe della pace, di aiutarci ad essere sempre e dovunque veri  operatori di pace in modo che anche la nostra comunitàcresca e si sviluppi in fraterna concordia, in prosperità e pace. 


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