Gentili Signori,
Permettetemi di congratularmi con voi per l’organizzazione di questa riunione annuale di dialogo intereconfessionale. Ogni anno è un evento di grande successo.
Ho visitato, l’anno passato, il luogo in cui le famiglie di mio padre e di mia madre sono state uccise. L’ho fatto insieme ai miei amici cristiani del Belgio ed in particolare insieme alle persone di Sant’Egidio: il prete Rik Hoet che è qui con noi, il signor Jan De Volder e la signora Hilde Kieboom.
Qualcuno mi ha chiesto: perchè non sei andato li con la tua famiglia?
La mia risposta è: io conosco e vedo con i miei occhi tutto il bene che essi ormai da molti anni fanno per la mia città e per i suoi abitanti. Sono degni di essere chiamati la mia famiglia dopo tanti anni di amicizia così stretta.
Per quanto riguarda il dialogo tra le religioni:
Non citerò il passo della Bibbia che ci unisce nella fede. Qualunque persona che si trova qui lo saprebbe recitare e altri ancora sono ben migliori in queste materie di un giovane rabbino come me.
Vorrei piuttosto descrivere nel concreto la convivenza tra cristiani ed ebrei nella mia città, Anversa, nel Belgio.
La mia città è un prototipo di importante città di medie dimensioni dell’Europa Occidentale. Possiede un grande porto, una forte attività economica e numerose istituzioni culturali di fondamentale importanza.
Ad Anversa abitano circa 25.000 ebrei e la maggior parte di essi è molta religiosa. Altre minoranze etniche, particolarmente i musulmani, vivono in gran numero in questa città.
Dopo dieci anni, i ben noti conflitti internazionali hanno provocato ad Anversa dei cambiamenti negativi sul “vivere insieme” delle tre fedi di Abramo.
Le nostre comunità sono ripiegate su loro stesse e si sono come rinchiuse in un guscio, persuase della loro verità assoluta.
Dopo che l’uccisione di un musulmano da parte di un fiammingo ha aumentato le tensioni, il prete Houet, io stesso e il nostro amico musulmano l’Imam Maftouhi siamo stati invitati a dare il nostro contributo a spegnere l’odio che incendia le strade.
Eravamo già amici poichè a lungo abbiamo avuto modo di discutere a proposito della teologia biblica.
Siamo andati nelle scuole a parlare con i giovani e nelle organizzazioni sociali a parlare con la gente.
Gli incontri che abbiamo fatto hanno avuto un enorme successo e “per la cronaca” è stato scritto dal giornalista di Anversa Jan Devolder un libro dedicato al nostro “trialogo”. Una copia di questo libro è stata portata anche a sua maestà il re del Belgio.
Il nostro re Alberto ci ha invitato a recarci a palazzo dove ci ha conferito le medaglie nazionali.
La parte importante di questa storia risiede naturalmente nel fatto che un esempio è stato posto di come ad Anversa ebrei e cristiani abbiano cominciato a comunicare a un livello personale.
È un traguardo impressionante e per arrivarci sono stati necessari anni di duro lavoro.
Tutto questo è stato realizzato su ispirazione e grazie all’aiuto della Comunità di Sant’Egidio di Anversa. Qualche volta per esempio, ci hanno perfino prestato la loro sede per fare delle riunioni.
La Comunità di Sant’Egidio di Anversa ha avuto un’eco positiva in tutto il paese e questo è stato ben meritato.
Non sono un ingenuo, davanti a noi c’è ancora molto lavoro da fare; molti ebrei sono ancora ossessionati dalle ombre del passato e molti cattolici non sanno niente sugli ebrei o sulla fede ebraica.
C’è una frase fiamminga racchiusa nel libro esemplificativa di tutto ciò: “onbekend is onbemind” in altre parole: non possiamo amare l’altro se non lo conosciamo. Così come, se i nostri punti di vista su un argomento, sia esso politico o teologico, differiscono, le basi della nostra fede biblica sono comuni; la storia, lo spirito, le abitudini, la conoscenza, il comportamento, ecc. ecc. Quello che ebrei e cristiani hanno in comune è enorme! Molto molto più grande delle differenze.
Noi abbiamo il dovere di far passare questo messaggio. Spero che la Comunità di Sant’Egidio continuerà ad aiutarci a portare il messaggio biblico della pace fra le nostre strade in Belgio, particolarmente adesso, in questo periodo così difficile.
Il nostro comune Signore del cielo è Signore della pace.
Grazie.
|