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Dankgottesdienst zum 50. Jahrestag der Gemeinschaft Sant’Egidio

10. Februar um 17.30 Uhr in der Lateranbasilika des Hl. Johannes

Die ersten Personen sind 2018 durch die humanitären Korridore in Italien angekommen. Die neue Phase des Projektes, das zum Modell der Gastfreundschaft und Integration für Europa geworden ist


 
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10 September 2012 09:30 | Hanika Hall (close to Gazi Husrev-begova medresa)

Contributo di Cyrille Salim Bustros



Cyrille Salim Bustros


Griechisch-katholischer Erzbischof, Libanon

Nel Medio Oriente ci sono tre religioni principali: l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam. In seno a ciascuna di queste tre religioni esistono delle correnti religiose diverse. Nel cristianesimo troviamo le varie Chiese cristiane: quelle cattoliche, ortodosse e protestanti; nell’islam ci sono diversi correnti, principalmente i sunniti, gli sciiti, gli alauiti ed i drusi. Oltre alla diversità religiosa, esiste anche una diversità etnica: gli Ebrei, gli Arabi, i Siriaci, i Greci, i Curdi, i Turchi, gli Armeni vivono gli uni accanto agli altri. Nel corso della storia questa diversità è stata fonte di guerre di religione e di guerre etniche, durante le quali ogni gruppo religioso o etnico ha cercato di dominare sugli altri.

Nonostante la formazione, nel mondo contemporaneo, di stati costituzionali, l’inimicizia tra i vari gruppi religiosi e etnici persiste ancora oggi come un fenomeno a volte esplicito, a volte latente, che è fonte di conflitti. L’appartenenza ad una religione o ad una denominazione religiosa sembra essere più importante dell’appartenenza ad uno stato o una nazione. Così gli abitanti di questi paesi, prima di riconoscersi come cittadini di uno stato: Libanesi, Siriani, Giordani, Egiziani etc., si vedono piuttosto come appartenenti ad un gruppo religioso: prima si è Sunnita, Druso o Alauita, e soltanto dopo ci si riconosce come Libanese, Siriano, Giordano o Egiziano. 

Questo fenomeno è più evidente tra i musulmani che tra i cristiani. Si può dire che gli sciiti del Libano si sentano più vicino agli sciiti dell’Iran che ai loro concittadini sunniti. Ed i sunniti si vedono più vicini ai sunniti dell’Arabia Saudita che ai loro concittadini sciiti. La guerra che si svolge attualmente in Siria, è in fondo una guerra tra gli Alauiti che vogliono conservare il potere ed i sunniti che vogliono rovesciare il regime alauita per poter dominare loro stessi il paese. Di conseguenza i paesi del Medio Oriente sono attualmente divisi: da un lato, i paesi a maggioranza sciita, come l’Iran, che sostengono il regime alauita e dall’altro lato i paesi a maggioranza sunnita, come la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar, l’Egitto che sostengono i rivoluzionari. I musulmani libanesi sono divisi tra Sciiti, e più precisamente Hezbollah, che sostengono gli Alauiti, ed i Sunniti che sostengono i rivoluzionari. In questa miscela ci sono anche i cristiani della Siria e del Libano che sono divisi tra di loro: in Siria la maggior parte dei cristiani sostiene il regime alauita per due motivi: da una parte perché questo regime minoritario ha sempre sostenuto le minoranze cristiane, e d’altra parte per paura che i Fratelli Musulmani prendano il potere introducendo una costituzione basata sulla sharia islamica. Anche nel Libano i cristiani sono divisi, da una parte ci sono coloro che, politicamente, si sono alleati con gli sciiti e più precisamente con Hezbollah, e sostengono il regime siriano, e dall’altra parte ci sono coloro che, politicamente, si sono alleati con i sunniti, e, per questo sostengono la rivoluzione. Questi ultimi vogliono rovesciare il regime alauita, che loro considerano una dittatura che ha dominato il Libano per una trentina d’anni con un pugno di ferro, e che ha schiacciato, ammazzato, imprigionato i dissidenti. Anche le grandi nazioni si sono divise, come ben sappiamo, fra quelli che sostengono il regime siriano, come la Russia e la Cina, e quelli che sostengono la rivoluzione, come gli Stati Uniti d’America ed i paesi europei. Questa divisione è basata su interessi politici.

Davanti a questa situazione tragica, la questione del pluralismo si pone con forza a tre livelli: etnico, religioso e politico. Gli abitanti di questo paese del Medio Oriente sono chiamati ad accettarsi nonostante le loro differenze etniche, religiose e politiche. Per giungere ad un’accettazione reciproca, c’è bisogno di una purificazione della memoria. Questi abitanti, cristiani o musulmani, sunniti, sciiti o drusi, non possono vivere insieme in pace perché non hanno ancora perdonato gli uni gli altri gli errori dei loro antenati e perché non hanno ancora dimenticato i conflitti religiosi che gli hanno divisi nei secoli passati. Quando il beato Giovanni Paolo II, durante la sua visita in Grecia, ha chiesto perdono ai Greci per l’Assedio di Costantinopoli durante le crociate, ha aperto il cammino verso un futuro di riconciliazione e di pace fra cattolici e ortodossi. I sunniti avranno il coraggio di chiedere perdono agli sciiti per l’assassinio dei figli di Alì, Hassan e Hussein? Gli sciiti, che ogni anno celebrano con violenza fino al sangue il ricordo dell’assassinio di Hussein a Karbolaa, saranno in grado di perdonare ai sunniti questo omicidio vecchio di circa 1.400 anni? Non ci possiamo immaginare il grado di odio che persiste in certi ambienti musulmani – e preciso che parlo di certi ambienti, perché grazie a Dio esistono dei musulmani illuminati e moderati – fra sciiti e sunniti a causa del ricordo tragico dei tempi passati.

Gli stati moderni e democratici non possono essere fondati su una base religiosa. La democrazia implica necessariamente il pluralismo a diversi livelli: religioso, etnico e politico. Il pluralismo è necessario per il futuro del Medio Oriente arabo-islamico. Senza accettazione del pluralismo il Medio Oriente è condannato alla violenza, al terrorismo ed al razzismo. Leggiamo nel messaggio finale dell’Assemblea per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi: “Noi condanniamo la violenza e il terrorismo, di qualunque origine, e qualsiasi estremismo religioso. Condanniamo ogni forma di razzismo, l’antisemitismo, l’anticristianesimo e l'islamofobia e chiamiamo le religioni ad assumere le loro responsabilità nella promozione del dialogo delle culture e delle civiltà nella nostra regione e nel mondo intero.” (par.11).
Per concludere è indispensabile ricordare che non ci sarà mai la pace definitiva in Medio Oriente, e la sicurezza per il futuro del Medio Oriente arabo-islamico finché il conflitto tra Israeliani e Palestinesi non sarà risolto. Il pluralismo deve anche includere lo stato d’Israele; tutti gli abitanti del Medio Oriente devono avere giustizia: ebrei, cristiani e musulmani.


Message of His Holiness Benedict XVI
Benedict XVI

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