Direttore del Centro Fede e Pace, Malta
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Negli ultimi dieci anni, molto immigrati irregolari hanno raggiunto le nostre coste in imbarcazioni precarie e sovraccariche: dal 2002 al 2011, il numero di immigrati irregolari che è approdato a Malta, soprattutto dall’Africa Sub-Sahariana, è stato di circa 15.000.1 In quest’anno 2012, fino all’inizio di agosto, sono arrivati un po’ meno di 1.300 persone2 . Con 6,5 domande ogni 1.000 abitanti all’anno, Malta è uno dei paesi europei con il più alto numero di richiedenti asilo in rapporto alla sua popolazione4 . Negli anni, le autorità hanno lottato per far fronte a questo largo afflusso.
In questa presentazione intendo sottolineare le difficoltà che comporta questa emergenza che Malta ha affrontato ed esplorare strade possibili con cui possa essere gestita in futuro. Come potrebbe Malta affrontare questa sfida positivamente perché sul lungo termine quelli che hanno il diritto di stare a Malta possano integrarsi nella sua società? Prima di tutto elencherò le principali sfide che Malta dovrà affrontare per costruire una politica di integrazione adeguata e poi presenterò alcuni suggerimenti su come superarle.
Le sfide:
1. Mancanza di risorse
Il governo e la popolazione locale hanno obiettato che in termini di spazio, risorse ed opportunità di lavoro, l’isola non è in grado di fornirne ad un vasto numero di immigrati senza documenti, specialmente alla luce del fatto che, diversamente dagli sbarchi in altre isole come Lampedusa, Malta non ha un hinterland sui cui ridistribuire la propria popolazione .
2. Atteggiamenti negativi di molti Maltesi verso gli immigrati
Dopo dieci anni di accoglienza di migranti a Malta, non soltanto molti Maltesi sembrano opporre resistenza, ma quanto meno manca l’opportunità di formare legami significativi con altri gruppi etnici. A Malta, come in altri paesi dell’Unione Europea, il fenomeno dell’immigrazione irregolare ha portato ad una crescita di sentimenti razzisti e della xenofobia5 . C’è un’ondata crescente di intolleranza nei confronti di ciò che è percepito estraneo alla comunità, con un aumento della xenofobia, del razzismo e della diffidenza (dovuto soprattutto ad ignoranza) verso altre tradizioni religiose6 .
3. Discriminazione
In un’analisi dei gruppi più sottoposti a discriminazione, la Fundamental Rights Agency ha scoperto che altrove la comunità più perseguitata era quella rom che viveva nella Repubblica Ceca. Gli africani, sia del Maghreb che dell’Africa Sub Sahariana erano anch’essi in cima al diagramma, con il 63% di tutti gli Africani presenti a Malta;
“Usando un linguaggio raramente impiegato negli aridi report delle agenzie UE la FRA (Fundamental Rights agency) descriveva come "scioccante" le esperienze di razzismo crescente, di atteggiamenti anti-immigrati e islamofobici delle comunità nella loro vita quotidiana.”7
4. Molti immigrati irregolari non vogliono restare a Malta
La maggior parte degli stessi migranti irregolari affermava che originariamente intendevano stabilirsi nell’Europa continentale e che non ritenevano che l’isola potesse fornire loro le opportunità necessarie per una sistemazione a lungo termine. Ciò significa che molti migranti non sono motivati a cercare di integrarsi nella società maltese.
5. Politiche inumane
Delle politiche inumane stanno creando ostacoli all’integrazione. Il governo è stato criticato a più riprese perché il rischio di una violenza razziale crescente è direttamente correlato con le politiche di detenzione e di ghettizzazione in grandi centri di accoglienza. Molti immigrati irregolari sono sistemati in detenzione per un periodo che va da un anno a diciotto mesi, eccetto quelli che sono considerati appartenenti ad una categoria vulnerabile. E’ risaputo anche che i centri di detenzione e i centri di raccolta sono ampiamente inadeguati – fatto che ha peggiorato il rapporto degli immigrati con i Maltesi e in molti ha generato profondi problemi psicologici8 . Queste misure sono contrarie alla dignità umana e portano ad una maggiore rabbia, violenza e disumanizzazione da parte di tutte le persone interessate, non soltanto degli immigrati.
Affrontare le sfide
Alcune delle sfide cui Malta deve far fronte non possono essere sostenute da Malta senza aiuto. Malta è molto piccola e molto densamente popolata perciò c’è un limite al numero di migranti che può integrare. Malta ha certamente bisogno di solidarietà e sostegno da parte dell’Unione Europea. Al momento, gli Stati Membri hanno adottato misure di solidarietà volontarie e non vincolanti in luogo di misure di responsabilità mentre il Parlamento Europeo ha grandemente raccomandato l’instaurarsi di un meccanismo obbligatorio di misure di responsabilità. E’ fondamentale per Malta che l’attuale Regolamento di Dublino sia emendato su queste linee9 .
Dall’altra parte Malta ha bisogno della propria quota di immigrati. La popolazione di Malta sta invecchiando e, più il tempo passa, più ha bisogno di giovani lavoratori per poter avere una economia sana e per poter avere fondi sufficienti per finanziare un adeguato sistema pensionistico.
Malta ha bisogno di cambiare le proprie politiche in merito all’immigrazione irregolare, da politiche di breve termine, costosamente miopi e inumane, a politiche di lungo termine, di ampio respiro e che rispettino la dignità umana di tutti i soggetti coinvolti. Certamente la politica di detenzione ha bisogno di essere modificata.
Da tempo immemorabile, anche prima di diventare cristiani, i Maltesi sono stati noti per la loro umanità e ospitalità.10 Quando Papa Giovanni Paolo II visitò Malta nel 2001 affermò che Malta ha una vocazione speciale:
“Malta è al centro del Mediterraneo. Quindi avete la vocazione unica di edificare ponti fra i popoli del bacino del Mediterraneo, fra l'Africa e l'Europa. Il futuro della pace nel mondo dipende dal rafforzamento del dialogo e dalla comprensione fra le culture e le religioni. Continuate la vostra tradizione di ospitalità e proseguite il vostro impegno nazionale e internazionale in nome della libertà, della giustizia e della pace.”
Avere un atteggiamento positivo verso i nostri fratelli e sorelle africani che approdano sulle nostre coste è fondamentale non soltanto per il bene di questa povera gente. E’ fondamentale per noi Maltesi. Piuttosto che essere prigionieri di paure paralizzanti e distruttive, dobbiamo guardare a questi cambiamenti come a un’opportunità preziosa per riscoprire la nostra vera identità di Maltesi.
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1Vedi allegato 1
2Vedi allegato 2
3Isabelle Calleja Ragonesi The politics of Integration in a Small Island Peripheral State: the Case of Malta in ed Peter Xuereb: Migration and Asylum in Malta and the European Union: Rights and Realities 2002 to 2011 p.199
4Isabelle Calleja Ragonesi The politics of Integration in a Small Island Peripheral State: the Case of Malta in ed Peter Xuereb: Migration and Asylum in Malta and the European Union: Rights and Realities 2002 to 2011 p.199
5Stephen Calleya and Derek Lutterbeck, Managing the Challenges of Irregular Immigration in Malta (Malta: The Today Public Policy Institute, 2008).
6Un confronto dei dati raccolti dallo European Values Survey negli ultimi tre decenni rivela che i maltesi sono diventati decisamente più tolleranti verso gli alcolisti, le persone psichicamente instabili e i tossicodipendenti, e molto più tolleranti verso gli omosessuali (da un livello di intolleranza del 44.3% nel 1991 al 21.1% nel 2008). Tuttavia essi sono molto più intolleranti verso gli immigrati (dal 3.2% nel 1983 al 34.1% nel 2008), verso persone di altre etnie (dal 9% nel 1983 al 25.6% nel 2008) e verso i musulmani (dal 12% nel 1991al 31% nel 2008).
EVS Foundation/Tilburg University, European Values Study 2008, 4th wave, Integrated Dataset, ZA4800 Dataset Version 1.0.0 (2010-06-30), (Cologne: GESIS, 2010).
7Liegh Philips (in euobserver.com 9/12/2009)
8Global Detention Project, “Malta Detention Profile,” ultimo aggiornamento Dicembre 2009, http://www.globaldetentionproject.org/countries/europe/malta/introduction.html
9Alison Gatt Fair Sharing of Asylum Responsibility within the EU: Addressing Malta’s Scenario in ed Peter Xuereb: Migration and Asylum in Malta and the European Union: Rights and Realities 2002 to 2011 p.166
10“Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. Gli abitanti ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo” (At 28, 1-2)
Cerimonia di congedo da Malta- Gudja International Airport (9 Maggio 2001) http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/travels/sub_index/trav_greece-syria-malta-2001_it.htm
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