Consigliere speciale del Grand Mufti del Libano
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Per rispondere alla domanda se il dialogo è valido 50 anni dopo il Vaticano II, devo sottolineare tre argomenti importanti:
1. le relazioni islamo-cristiane prima del Vaticano II,
2. il contributo del Vaticano II a queste relazioni,
3. le relazioni islamo-cristiane dopo il Vaticano II
1. Prima del Vaticano II i rapporti erano molto difficili, se non addirittura disastrosi. Si basavano sull’arroganza e sull’ignorarsi reciprocamente. Cito qui due esempi usando una lezione di Michael Fitzgerald del 25 aprile 2000 come riferimento .
a- Un “monaco della Francia”, che probabilmente possiamo identificare con Hugh di Cluny (1049-1119), scrisse al re musulmano di Saragozza, Muqtadir Billah, una lettera invitando il sovrano ad abbracciare il cristianesimo. In essa parlava dell’inganno dell’Islam, opera di Satana. Egli affermava: “Satana ingannò i figli di Ismaele riguardo al profeta del quale essi avevano riconosciuto la missione condannando in questo modo molte anime alle pene dell’inferno.
b- Un antico scrittore, George Hamartolos, questa volta non ci troviamo in Occidente ma nell’Impero Bizantino, compilò una storia del genere umano dalle origini fino al IX secolo. Dedica un capitolo all’Islam, il capitolo 235. Mette a confronto l’Islam con il Cristianesimo in maniera sfavorevole, affermando che questa religione ha avuto origine da un falso profeta. “Questi uomini stupidi dalle menti annebbiate”, scrive, “rifiutano apertamente di prendere in considerazione la vera fede, sacra e garantita da Dio mentre questi stessi farabutti induriti accettano la falsificazione alla quale quest’imbroglione ha dato l’aspetto di religione vera” .
2.Il Vaticano II e l’Islam
A questo proposito è importante notare che
a- “L’interesse del Concilio per l’Islam nacque incidentalmente, dal desiderio di produrre una dichiarazione che riguardasse gli ebrei. Non si aveva intenzione di discutere dettagliatamente della fede e delle pratiche religiose dell’Islam.”
b- La dichiarazione del Concilio si rivolge ai musulmani come credenti e non all’Islam come religione, e come un messaggio proveniente da Dio. Ma chiarisce che coloro che riconoscono Dio in verità e lo servono in santità sono in qualche modo ordinati al popolo di Dio (Lumen Gentium 16), infatti, proprio in questo contesto troviamo una prima menzione dei musulmani, prima di tutto come individui, e secondariamente come appartenenti ad una religione diversa. La Lumen Gentium (n.16) dichiara: “…il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale.”
3. Le relazioni islamo-cristiane dopo il Vaticano II
E’ sufficiente paragonare le due immagini dell’Islam prima e dopo il Vaticano II per comprendere l’importanza e la profondità del cambiamento. E’ stato un cambiamento dottrinale che ha aperto le porte alla reciproca comprensione e alla riconciliazione. E’ stato un cambiamento verso il bene e la verità, poiché la bontà e la verità sono uniche.
Dal punto di vista islamico, per essere un musulmano si deve credere al Cristianesimo ( e all’Ebraismo) come un messaggio di Dio. Il Corano, dal punto di vista dottrinale, fa la seguente affermazione riguardo alla Bibbia: “ C’ è una guida e una luce nella Bibbia” ed anche “... lasciate che il popolo della Bibbia segua quello che Dio ha rivelato nella Bibbia”.
Il Corano descrive i cristiani come “credenti” e dice “sono molto ardenti perché tra di loro ci sono preti e sacerdoti”, dobbiamo considerare che nell’Islam non esiste il clero. Il Corano descrive Maria come la donna scelta da Dio e prediletta tra tutte le donne del mondo.
Il Corano afferma che Gesù è la Parola di Dio e lo Spirito che proviene da Lui. Nato da una vergine ha parlato a lei subito dopo la sua nascita. Il Corano, sebbene lo identifichi come profeta, racconta i suoi miracoli incluse le guarigioni dei malati e la resurrezione dei morti per volontà di Dio.
Prima del Vaticano II, questi principi della dottrina dell’Islam non erano conosciuti ovvero non erano ben afferrati.
La loro comprensione ha aiutato il Vaticano II a ripensare la posizione della Chiesa rispetto all’Islam e ai musulmani. Il termine ‘fratelli’ venne, quindi, usato per la prima volta e ripetutamente dai Papi che vennero in seguito eletti nel rivolgersi ai musulmani (Paolo VI in Uganda e Papa Giovanni Paolo II in Marocco nell’agosto 1985).
I musulmani non sono più delle creature diaboliche, pazzi con le menti annebbiate. L’Islam non è più un’eresia cristiana. L’Islam descritto dal Vaticano II è ora una religione degna di rispetto.
I musulmani hanno espresso un’apertura leale e un desiderio costruttivo per costruire legami improntati al rispetto e alla cooperazione con la Santa Sede basati proprio su quanto detto al Concilio. Ci sono attualmente molte commissioni interreligiose per il dialogo islamo-cristiano, ad esempio con Al-Azhar in Egitto, con Al-El-Beit in Giordania e con la Islamic Call in Libia.
Ci sono anche molte iniziative islamiche: “la parola comune dell’amore di Dio e amore del prossimo”, l”impegno reciproco a conoscersi”, tra queste la più importante è l’iniziativa del re Abdullah Ben Abdel Aziz, re dell’Arabia Saudita sostenuta fortemente dal Vaticano ed ora divenuta un’organizzazione per il dialogo interreligioso ed interculturale con sede a Vienna. Per quanto ne so, è la prima organizzazione di questo tipo nel mondo musulmano e probabilmente la prima nel suo genere nell’epoca moderna poiché riunisce rappresentanti del Cristianesimo, dell’Ebraismo, dell’Induismo e del Buddismo.
L’importanza di questa organizzazione non è solo l’essere risultato di un’iniziativa islamica ma il suo essere stata proposta dal Custode stesso delle due Moschee Sante con tutto ciò che egli rappresenta. Il re ha proposto questa iniziativa dopo due passi preliminari:
a- La convocazione di una conferenza islamica alla Mecca per gli studiosi di religione in rappresentanza di tutte le confessioni islamiche.
b- La visita simbolica del re in Vaticano e il suo incontro cordiale con il papa Benedetto XVI
Il Vaticano ha partecipato alla stesura della costituzione di quest’organizzazione ed è un membro osservatore al suo interno.
Abbiamo, quindi, due nuovi principi:
Primo: i musulmani sono fratelli dei cristiani e l’Islam è una religione degna di rispetto.
Secondo: l’affermazione della dottrina islamica che il Cristianesimo è un messaggio celeste inviato da Dio e la proposta islamica di tradurre queste convinzioni in azioni. Questi due principi aprono la strada al dialogo bilaterale. Ci sono buoni risultati ma le aspettative sono molte. Si commettono degli errori ma impariamo da essi più di quanto non impariamo dai nostri successi.
Gli errori ci mostrano che possiamo fare meglio e di più. Gli errori non significano e devono significare che è sbagliata l’idea di costruire ponti.
La domanda ora è, ne vale la pena? La risposta è semplice. Immaginate che non ci fosse stato il Vaticano II, cristiani e musulmani sarebbero ora qui? Ci sarebbero relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e gli stati musulmani che rappresentano circa 1,5 miliardi di musulmani?
Una ricerca pubblicata da Ipsos Mori, un’organizzazione per i sondaggi a livello globale e la Tony Blair Faith Foundation ha dimostrato che:
a- 94% degli intervistati nelle tre principali nazioni musulmane (Arabia Saudita, Indonesia e Turchia) ha detto che la religione è importante nelle loro vita, mentre il 66% di quelli che si identificavano come cristiani in 19 paesi ha fatto la stessa affermazione. La percentuale più alta arriva all’86% negli USA e scende fino al 32% in Francia.
b- Il 61% dei musulmani nelle suddette tre nazioni ha detto che credono che la loro fede – l’Islam – è l’unica vera via per la salvezza e per il paradiso. Solo il 19% dei cristiani erano altrettanto convinti.
Questa indagine mostra che con una storia alle spalle così problematica, c’è una forte tendenza nel mondo islamico a considerare ogni conflitto o tensione con l’Occidente di matrice religiosa, che abbia cioè un’origine oppure delle conseguenze a livello religioso. La ricerca evidenzia anche che, almeno per l’occidente, le tensioni con i musulmani non scaturiscono dagli insegnamenti cristiani o da idee diverse riguardo alla natura di Dio ma dall’assenza di una vita religiosa per molti occidentali sia a livello pubblico che privato.
Da ciò deriva il problema delle relazioni tra religioni e confessioni diverse. Gli occidentali sono più legati alla tradizione che non alla religione. I musulmani non dividono la tradizione dalla religione. Lo scontro tra le tradizioni tra occidentali e musulmani diventa, dunque, uno scontro di religioni, cosa che in effetti non è. La verità è che religione non è tradizione. A volte entrano addirittura in contraddizione.
Il dialogo è la via migliore e la più sicura per trattare questo problema così delicato e rilevante. E’ stato dimostrato innumerevoli volte che solo il confronto può sostituire il dialogo. Abbiamo provato purtroppo senza alcun risultato. Dobbiamo realizzare di più impegnandoci con buona volontà, con buone intenzioni e con reciproco rispetto dei nostri insegnamenti religiosi. Sono certo che possiamo.
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