Più di 200 tra medici, biologi, tecnici di laboratorio e studenti universitari mozambicani hanno preso parte alla Conferenza sui legami tra biologia molecolare e medicina moderna tenuta il 18 febbraio presso l’Ospedale Centrale di Maputo da alcuni medici specialisti dell’Universita’di Pisa, recatisi in Mozambico per collaborare alla realizzazione del programma di lotta all'AIDS della Comunità.
La Conferenza ha messo in rilievo l’importanza dello sviluppo dei laboratori di biologia molecolare nel paese (i primi due, a Maputo e a Beira, sono stati realizzati nell'ambito di questo progetto, e si sta lavorando alla realizzazione di un terzo centro). I laboratori, infatti, sono indispensabili per monitorare la terapia antiretrovirale e per la diagnosi di altre patologie legate all'AIDS.
L'iniziativa si colloca all'interno del Programma di lotta all'AIDS, con lo scopo di promuovere le conoscenze scientifiche degli operatori mozambicani e quindi di contribuire all'innalzamento degli standard sanitari del paese.
La Conferenza ha avuto un notevole risalto sui media. Anche l'’interesse dei medici e degli operatori sanitari è stato elevato. La Direzione dell’Ospedale Centrale di Maputo ha chiesto di proseguire la proficua collaborazione su questi temi con la Comunità di Sant’Egidio e l'Università di Pisa.
Uno degli obiettivi principali di questi incontri è la formazione di alcune professionalità necessarie per l'implementazione della lotta all’AIDS, come pediatri, ginecologi, biologi, farmacisti e tecnici di laboratorio. In questa occasione è stato anche possibile portare a conoscenza gli importanti risultati del programma - che sono stati presentati anche alla Conferenza sui Retrovirus di Boston la scorsa settimana.
Nel mese di febbraio il numero dei pazienti in trattamento seguiti dall’assistenza domiciliare ha subito un notevole incremento. Si tratta di una caratteristica del programma di lotta all'AIDS della Comunità che rappresenta uno strumento particolarmente utile sia per sostenere i pazienti più fragili, sia per assicurare la "compliance", ovvero l'aderenza ai protocolli di cura anche nei malati più debilitati, che non possono rivolgersi alle strutture sanitarie. |