SCUOLA DI LINGUA ITALIANA DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
La scuola di italiano inizia nel 1982, con poco più di dieci donne straniere, capoverdiane e latinoamericane, in Italia per lavoro, tutte con il bisogno di imparare la lingua italiana per capire e farsi capire. Da allora sono trascorsi più di venticinque anni, durante i quali nella scuola d’italiano solo a Roma hanno studiato quasi trentacinquemila stranieri, oltre i circa diecimila che hanno frequentato la scuola in altre città in Italia, Milano, Novara, Genova, Firenze, Livorno, Napoli. La scuola di lingua della Comunità di Sant’Egidio è inoltre presente in alcuni paesi europei, Germania e Belgio.
Con il cambiare della presenza degli stranieri in Italia è cambiata anche la scuola: provenienti da oltre 120 paesi, negli ultimi tempi sono non meno di 1500 gli stranieri che ogni anno si iscrivono alla scuola per la prima volta oltre a circa 800 che, immatricolati negli anni precedenti, continuano a studiare iscrivendosi ogni anno ai livelli successivi. Si tratta di una presenza in crescita, che testimonia il desiderio di molti immigrati di un inserimento sociale maturo e consapevole, in cui la conoscenza della lingua diviene uno strumento essenziale per comprendere il paese di inserimento, ma anche per esprimere e comunicare la storia personale che ha condotto ognuno all’emigrazione.
Cresce dunque il bisogno di conoscere la lingua e la cultura italiana assieme alla crescita dell’aspettativa di un inserimento stabile e cambia anche l’interesse e la qualità della domanda rivolta alla scuola. Nei primi anni per centinaia di stranieri è stato indispensabile apprendere bene, e velocemente, l' “italiano della vita quotidiana”, quella lingua con cui capire e comunicare l’essenziale, per vincere il disorientamento iniziale, per superare l’isolamento.
Ma è anche cresciuta negli anni una domanda diversa, espressa da immigrati che vivono in Italia da non meno di quattro o cinque anni, provenienti in larga misura da paesi dell’Europa dell’Est e dall’America Latina, in misura molto più ridotta anche dall’Africa e dall’Asia. Sono soprattutto donne, impiegate nei lavori domestici e di assistenza alle persone, molte di queste con un buon livello di scolarizzazione, diverse laureate, e con alcuni anni di esperienza lavorativa nel proprio paese, emigrate inizialmente da sole, che inviano a casa gran parte dei soldi che guadagnano per mantenere l’intera famiglia rimasta in patria. Per loro la scuola di lingua diviene il luogo della conoscenza della storia e della cultura italiana ed europea ed al tempo stesso la condizione in cui si sperimenta la possibilità, e le opportunità, dell’incontro e della convivenza tra persone diverse per lingua, cultura, religione. Un luogo in cui, da adulti, si approfondisce anche la storia e la memoria dell’Italia e dell’Europa.
Per gli europei, per molti immigrati provenienti dall’Ucraina, dalla Romania o dalla Polonia, la frequenza ai corsi ha costituito l’occasione per approfondire una storia non sempre conosciuta a fondo, a volte confusa nel ricordo più generale del conflitto mondiale, altre volte rimossa dalla memoria come un evento troppo doloroso. Ad esempio, un importante momento di formazione è stato per tutti la memoria della Shoah, che ha anche rappresentato l’occasione per riflettere sui pericoli del presente, sul rischio dell’insorgenza dell’antisemitismo e del razzismo, accompagnata dalla partecipazione a momenti di memoria comune, come la manifestazione in occasione della ricorrenza della deportazione del 16 ottobre 1943 - che si svolge ogni anno ed è divenuta memoria cittadina e nazionale.