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3 Décembre 2016

Corridoi umanitari, quota 500 Arrivano da Homs e Aleppo

Altri 100 a Fiumicino grazie a S.Egidio, Fcei e Valdesi

 
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Altri cento. Il "miracolo" dei corridoi umanitari - organizzati da Comunità di Sant'Egidio, Federazione chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese - è arrivato a quota cinquecento dall'inizio dell'anno, grazie agli arrivi degli ultimi due giorni a Fiumicino. Cinquecento profughi, per lo più siriani, scampati alla guerra ma anche alle traversate della disperazione. Le organizzazioni della società civile, in collaborazione coi ministeri degli Esteri e dell'Interno, hanno dimostrato ancora una volta all'Europa che esiste una via percorribile e legale, alternativa alla chiusura e all'intolleranza. Un metodo percorribile, che garantisce sicurezza a chi fugge e ai paesi che accolgono. Proprio ieri l'Acnur ha ribadito la necessità di «fornire percorsi alternativi a chi si sta spostando». Perché se nulla cambia, avverte, altri 5mila profughi moriranno in mare entro fine anno.
Cinquecento rifugiati in salvo sono gocce nell'oceano dei milioni di profughi siriani. Ma ogni goccia è una vita. E per molti si spalanca il futuro: tanti i bambini tra gli ultimi siriani arrivati in due voli, giovedì e ieri all'aeroporto di Fiumicino, via Beirut. Tutto senza spese per lo Stato: i richiedenti asilo sono a carico degli organizzatori, per l'accoglienza e l'integrazione. I profughi arrivati finora sono tutti in condizioni di particolare fragilità: vittime di persecuzioni, famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati, disabili.
Ad accoglierli al Terminal 2 il presidente della Comunità di 
Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, assieme al viceministro degli Esteri, Mario Giro ed al moderatore della Tavola Valdese, Eugenio Bernardini. «Ci sono tanti bambini tra 8 e 10 anni- dice Impagliazzo - che non sono andati mai a scuola e che lo faranno per la prima volta nella loro vita proprio in Italia». Nuclei familiari scappati dalle città siriane più colpite dalla guerra: Homs, Aleppo, Hama e Raqqa. Saranno ospitati in famiglie, strutture di accoglienza, parrocchie di undici regioni italiane, secondo il modello dell'«accoglienza diffusa». All'arrivo a riceverli c'erano alcuni familiari e rifugiati in Italia già da alcuni mesi.
«Il modello dei Corridoi umanitari - afferma il viceministro Giro - dimostra che l'integrazione è possibile, se fatta bene. I miracoli esistono: sono i sorrisi dei bambini e delle persone arrivate. Ma è anche un miracolo delle istituzioni che si sono collegate bene con la società civile. Nessuna invasione e impatto negativo per la popolazione italiana, che dimostra grande solidarietà, ma solo integrazione per persone che hanno sofferto tanto. Speriamo - è il suo auspicio - che presto altri Paesi, come la Francia e la Polonia, che ci stanno pensando, adottino questo modello, che fa onore al nostro Paese». Impagliazzo aggiuge che «i corridoi sono un successo ed un progetto ecumenico riuscito, per il quale ringraziamo gli italiani che si sono messi a disposizione. Un progetto che parla di vita, futuro ed integrazione. Dimostra ancora una volta che i temi dell'accoglienza e dell'integrazione sono nel Dna dell'Italia e che è possibile uscire da situazioni drammatiche, salvando bambini e famiglie in stato di vulnerabilità».
Bernardini della Tavola Valdese rimarca come, dopo i primi quattro gruppi di profughi arrivati, «da febbraio ad oggi non c'è stato alcun problema d'integrazione, grazie ad una rete preparata di solidarietà, all'inserimento nelle scuole e l'avviamento alla formazione professionale».
Finché i corridoi non diventeranno uno strumento europeo, però, la realtà resterà drammatica. Per Filippo Grandi, Alto commissario Onu per i rifugiati, «conteremo 5 mila decessi in mare entro la fine di quest'anno che ha visto 400mila arrivi in Europa, una buona parte dei quali, 170mila, in Italia. L'anno scorso erano stati un milione». Resta drammatica la situazione ad Aleppo. L'Unicef segnala che in città ancora 400mila persone sfollate hanno bisogno di aiuto. Moltissimi i bambini.


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