«Oggi ci sono cristiani assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo, e padre Jacques Hamel fa parte di questa catena di martiri». Casa Santa Marta, Messa mattutina del 14 settembre 2016, festa liturgica dell'Esaltazione della Santa Croce. È con queste parole che papa Francesco aveva dipinto la figura del sacerdote francese barbaramente sgozzato il precedente 26 luglio da due giovani fondamentalisti islamici. Lo aveva fatto durante una celebrazione di suffragio alla presenza di una delegazione della diocesi di Rouen, guidata dal vescovo Dominique Lebrun, con la sorella della vittima, Roseline. Sull'altare, appoggiata ai due ceri, c'era la foto di don Hamel, che il Papa nella breve omelia non aveva esitato a chiamare «martire» e dunque «beato». Non solo, come aveva riferito ai giornalisti lo stesso monsignor Lebrun, alla fine della Messa il Pontefice, proprio in riferimento alla foto di padre Hamel collocata sull'altare, gli aveva detto: «Esponi
questa foto, perché lui è beato adesso. E se qualcuno ti dice che non puoi, rispondi che ti ha autorizzato il Papa». Il 12 ottobre successivo Lebrun annunciava ai fedeli che il Pontefice aveva concesso la dispensa per iniziare il processo di beatificazione senza aspettare i 5 anni canonici dalla morte come prevedono le norme vigenti.
Papa Francesco è rimasto impressionato fin da subito dalla figura di don Hamel. Fin dal giorno stesso della sua uccisione quando si disse «particolarmente scosso» per l'ennesimo tragico episodio di violenza terroristica, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Il giorno dopo poi, era il 27 luglio, parlando sul volo che lo ha portato a Cracovia per la Gmg papa Francesco aveva voluto specificare che la crudele uccisione di padre Jacques era un atto che si inserisce nella guerra mondiale «a pezzi» in corso. Una "guerra" che però non è «una guerra di religione». Perché «tutte le religioni vogliamo la pace», mentre «la guerra la vogliono gli altri». Papa Francesco aveva quindi ringraziato coloro che avevano espresso le condoglianze per l'uccisione di padre Hamel, e «in modo speciale» il presidente François Hollande che «che ha voluto collegarsi con me telefonicamente, come un fratello». «Quando io parlo di guerra, - aveva quindi insistito -parlo di guerra sul serio, non di guerra di religione: no. C'è guerra di interessi, c'è guerra per i soldi, c'è guerra per le risorse della natura, c'è guerra per il dominio dei popoli: questa è la guerra. Qualcuno può pensare: "Sta parlando di guerra di religione". No. Tutte le religioni vogliamo la pace. La guerra la vogliono gli altri. Capito?».
Papa Francesco infine aveva ricordato la figura di don Hamel lo scorso 22 aprile, quando nella Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina di Roma aveva presieduto la Liturgia della Parola in memoria dei "Nuovi Martiri" del XX e XXI secolo con la Comunità di Sant'Egidio. Nella chiesa, che conserva il breviario di padre Jacques, il Pontefice aveva abbracciato Roseline Hamel che aveva portato una commossa testimonianza sul fratello trucidato.
GIANNI CARDINALE
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