Dove c'è Gesù, lì è il centro. Ecco perché portando la presenza di Cristo fino alle periferie, si può far sì che tornino protagoniste. La Comunità di Sant'Egidio festeggia 49 anni accanto agli ultimi; un compito condotto con «apertura e generosità», lasciandosi «guidare dallo Spirito» fino a diventare «presenza vivace e creativa nella Chiesa di Roma» e nel mondo. La Basilica di San Giovanni in Laterano è colma. Ci sono anziani fragili, i senza dimora, i disabili, i nuovi europei - aiutati dal movimento - i profughi giunti nel nostro Paese con il progetto dei corridoi umanitari, "centro" durante l'offertorio. A loro l'arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, nel corso dell'omelia, ricorda che «non ci sono persone ai margini: ogni persona è al centro, è il centro». Perciò lo sguardo del Creatore «deve diventare il nostro sguardo». Da qui la missione per la Comunità: «Andare in periferia, dove vi sono sconfitti, dove le persone non si riconoscono nella loro dignità».
Non importa quanto sono invisibili. «L'altro, per piccolo che sia, è davvero Gesù - l'esortazione del presule -. Devo amarlo come amo Gesù». Il valore dell'altro, infatti, non si misura dal reddito e dall'efficienza. E la Comunità di Sant'Egidio lo sa bene. Adesso l'augurio di Becciu per lei è, perciò, che «i poveri siano sempre il vostro tesoro e possiate continuare a toccare in loro la carne di Cristo, con l'amore e la cura con cui si vive l'Eucaristia». In quasi mezzo secolo il lavoro del movimento trasteverino è stato «tenace». Il compito per il futuro così è «continuare a costruire ponti, legami - l`incoraggiamento - perché si affermi una civiltà del vivere insieme, una civiltà dell'amore, anche se non sempre questo è l`orientamento del mondo», soprattutto oggi.
E soprattutto nelle periferie. Lì occorre «portare la presenza di Cristo», continua Becciu, avendo accanto i cardinali Renato Raffaele Martino, Walter Kasper e Salvatore De Giorgi e gli arcivescovi Matteo Zuppi, Vincenzo Paglia, Filippo Iannone e il vescovo Ambrogio Spreafico. Poi riferendosi proprio alla Comunità fondata da Andrea Riccardi riunita con lui in preghiera e poi in festa a Roma, Becciu chiede di fare in modo che le periferie «tornino ad essere al centro; rendetele consapevoli della loro dignità, attive e protagoniste nel tessuto sociale e nella vita della Chiesa». La stima per l'impegno di questi anni è dimostrato dai rappresentati di molte religioni e dalle tante autorità presenti, a partire dal presidente del Senato Piero Grasso, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, dai ministri Marianna Madia e Graziano Delrio, dal sindaco Virginia Raggi.
Come realtà radicata a Roma infine, dice il sostituto della Segreteria di Stato, i volontari della Comunità diventino «collaboratori di papa Francesco», per andare là dove il Papa non può arrivare fisicamente. Facendosi così aiutanti - sulla strada della preghiera, dei poveri e della pace che Bergoglio ha indicato loro - nel «riportare ogni persona al centro e fare di ogni periferia un nucleo di vita e di umanità nuova». L'unico modo «per cambiare anche la geopolitica mondiale». Quella pace invocata anche dal presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, che sottolinea come il non escludere nessuno «non è un caso, è una scelta». Perché «crediamo in una città dove non esiste il noi e il loro, ma dove si può costruire insieme una grande forza di pace».
Alessia Guerrieri
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