Quante Liliane esistono nella nostra città? Me lo sono chiesto dopo aver letto della morte di Liliana, un'anziana trovata morta dopo un mese nella sua abitazione al Portello. Il Portello, un quartiere storico, che ha mutato in questi anni la sua fisionomia. Un quartiere di anziani e studenti. Liliana viveva in un monolocale, accanto ad altri, abitati da molti studenti. Due mondi che si incrociano, quello degli anziani e dei giovani, nelle stesse strade, sulle scale, eppure spesso si tratta di universi paralleli. Ma questo episodio drammatico più in generale mette in luce la frattura esistente tra mondo degli anziani e la città. È una frattura che sembra allargarsi, anche se si vive fianco a fianco. Gli anziani rappresentano una quota consistente della popolazione cittadina, soprattutto in alcuni quartieri. Eppure sono marginali. Le città si modificano, ma non diventano più a misura di anziano. Semmai è vero il contrario. Non lo penso solo in termini di infrastrutture, ma soprattutto in termini di relazioni.
L'anziano è il grande malato di solitudine dei nostri tempi. Quali sono le medicine disponibili? Il welfare è in crisi, aumentano le domande e si faticano a trovare le risposte. Ma accanto agli interventi istituzionali, pure doverosi e che andrebbero potenziati, molto può fare ciascuno di noi, investendo un po' di tempo nella costruzione di relazioni, piccoli ponti verso qualcun altro che ha bisogno. Una rete di relazioni può salvare molti anziani soli in difficoltà. E il successo di esperienze pilota condotte in molte città che hanno visto il coinvolgimento di istituzioni e cittadini. Si sono realizzate a livello di quartieri reti di monitoraggio e di intervento, coinvolgendo vicini di casa, medici di base, negozianti, volontari. Non sempre è facile. Alcuni anziani non chiedono aiuto, sono soli da così troppo tempo che non basta un tentativo di contatto. Serve una fedeltà.
È la stessa che porta anche nella nostra città giovani liceali ed universitari della Comunità di Sant'Egidio ad andare a trovare gli anziani soli in istituto. È una proposta non solo per i giovani, per tutti, per il Portello, per la nostra città: un'alleanza tra generazioni che ricomponga quel vuoto di relazioni che fa vivere e a volte morire in solitudine. Pasquale, un anziano solo, malato, ha inviato pochi giorni fa una lettera a "La Stampa", in vista del suo onomastico (che cade il 17 maggio), certo di non ricevere auguri da nessuno: «Non chiedo soldi né carezze, che pure mi farebbero bene. Soltanto che qualcuno là fuori si ricordi della mia esistenza». Qualcuno gli ha già risposto andandolo a trovare. Le sue parole contengono la richiesta, e la speranza, che piccole relazioni possano rifiorire anche in quel deserto che tante volte diventa la vita di molti anziani. In fondo, la morte di Liliana ha posto, e pone, questa stessa domanda a tutti noi.
Monica Mazuccato Comunità di Sant'Egidio