Un “protomartire”. Primo della lunga schiera dei nuovi martiri contemporanei, Oscar Arnulfo Romero sarà beatificato a San Salvador entro l’anno. Lo ha annunciato mercoledì 4 febbraio, nel corso di una conferenza nella Sala stampa della Santa Sede, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia e postulatore della causa di beatificazione dell’arcivescovo ucciso il 24 marzo 1980 mentre stava celebrando la messa a San Salvador. «È un fatto provvidenziale — ha detto il presule — che questa beatificazione giunga con il pontificato del primo Papa latinoamericano», un Papa che ha affermato di volere una «Chiesa povera per i poveri»: un fatto che apre una strada, che «allarga l’orizzonte dell’America latina», un continente che, a partire dalla testimonianza di Romero, «ha qualcosa di importante da dire a tutto il mondo».
Ad approfondire la figura dell’arcivescovo martire c’erano — moderati dal direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi — monsignor Jesus Delgado, che è stato il segretario personale di Romero nei tre anni, dal 1977 al 1980, in cui guidò l’arcidiocesi di San Salvador, e lo storico Roberto Morozzo della Rocca, che ha collaborato alla stesura della positio nella causa di beatificazione. «Quel 24 marzo — ha ricordato monsignor Delgado — avevo proposto all’arcivescovo di prendersi un giorno di riposo»: l’agenda di Romero aveva sei appuntamenti di cui uno, alle 18, era proprio la celebrazione della messa. «Se arrivo tardi celebra tu», gli disse il presule. Ma poi telefonò al segretario: «Meglio di no. Io celebrerò la messa, non voglio coinvolgere nessuno in questo». Furono le ultime parole scambiate con monsignor Delgado.
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