Alcuni sono appena adolescenti. Altri sono universitari. La maggior parte frequenta le superiori. Sono arrivati da tutta Europa - qualcuno perfino dall'Africa, dall'Asia e dall'America Latina - per radunarsi a Barcellona.
Là, nella metropoli ferita, i Giovani per la Pace - movimento dei ragazzi della Comunità di Sant'Egidio - vogliono provare a ricucire quelle lacerazioni, aperte dal jihadismo, che rischiano di minare la convivenza. E lo fanno non solo con le parole, dicendo un forte e deciso no al terrorismo. I ragazzi del movimento portano nella metropoli catalana la loro esperienza concreta, maturata nell'impegno quotidiano nei quartieri disagiati, dove hanno creato le scuole della Pace, nel servizio agli anziani soli e ai senzatetto, nell'accoglienza ai rifugiati. L'obiettivo è lanciare un messaggio di solidarietà e apertura all'altro, unico fondamento per una pace duratura e stabile. Il contrario di quanto propugnano i terroristi, costruttori di muri tra comunità, religioni, etnie, culture.
Fino a domenica, centinaia di ragazzi rifletteranno insieme sul tema: "More Youth, More Peace" ("Più giovani, più pace), con incontri, dibattiti, visite. Oggi, alle 18, al termine della prima giornata di lavoro, i Giovani per la Pace deporranno una corona di fiori sulla Rambla, in ricordo delle quindici vittime degli attacchi del 17 agosto. Poi, leggeranno il Manifesto per la pace. Domani, i ragazzi parteciperanno alla grande manifestazione di Barcellona contro il terrorismo e per la convivenza, insieme al presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo.
Lu.C.
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