AL CONVEGNO 'La forza degli anni', promosso a Firenze nei giorni scorsi, è avvenuto qualcosa di particolare e in un certo senso di unico: non un convegno sugli anziani ma un meeting internazionale in cui erano gli anziani stessi a parlare e a guidare la conduzione dei diversi momenti.
Nelle nostre città, dove è cresciuta purtroppo una cultura della violenza certificata da tanti episodi, gli anziani vivono situazioni creative e che generano futuro che rappresentano l'alternativa al grigiore. Nelle due giornate fiorentine gli anziani intervenuti su invito della Comunità di Sant'Egidio hanno parlato di cose vere, ponendosi come un soggetto autorevole e simpatico che sa parlare alla città, che non si lascia parlare addosso ma che prende l'iniziativa, che "si fa sentire"; con uno stile non aggressivo ma con la forza che viene da qualcosa vissuto per davvero: è emerso, ad esempio, tutto il lavoro che tanti fanno nelle scuole di italiano per i richiedenti asilo - dai grandi ai piccoli centri: Firenze, Vaiano, Livorno, la travagliatissima Barcellona - e il peso di testimonianze sulla guerra, compresa quella di un monaco servita come padre Gabriele Alessandrini, storico volto della basilica della Santissima Annunziata.
UN ALTRO aspetto rivelativo della "forza degli anni" è unire i ricordi personali al futuro: il lavoro fatto, la costruzione dei rapporti familiari, insieme al reinventarsi maestri per insegnare italiano agli stranieri, anzi i "nuovi europei", o all'andare in carcere per incontrare i detenuti. Anziani risorsa. Anche del futuro.
MICHELE BRANCALE
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