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9 Październik 2014

"I nostri raid non salveranno Kobane"

Gli Usa: la città di confine assediata dagli islamisti "non è strategica*

 
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La difesa di Kobane non è una priorità per gli Stati Uniti: lo ha voluto sottolineare ieri John Kerry, escludendo che la città sul confine turco sia da considerare «obiettivo  strategico» per gli interessi Usa e dunque ribadendo che Washington è preoccupata, ma vuole evitare di restare "impantanata" in Medio Oriente.
Il segretario di Stato americano ha esibito prudenza anche sull'idea della "zona cuscinetto", una proposta avanzata da Ankara e sostenuta anche dal presidente francese François Hollande, ma che Washington considera ancora prematura, tanto da sottolineare attraverso il portavoce del Pentagono che «non è fra le opzioni prese in esame».
Anche se le notizie di ieri confermavano che i guerriglieri islamici stanno indietreggiando davanti agli attacchi dal cielo, John Kirby, contrammiraglio e portavoce della Difesa, ha voluto metterlo in chiaro: a Washington sanno perfettamente che i raid aerei da soli «non basteranno» a salvare dagli integralisti l'enclave curda al confine con la Turchia. Il senso era questo: prima di dare il via a operazioni di terra, è bene avere molto chiare le modalità e le prospettive.
In realtà il Dipartimento di Stato sarebbe molto contento di vedere togliere le castagne dal fuoco all'alleato più vicino, la Turchia. Funzionari anonimi hanno fatto trapelare al New York Times l'irritazione del governo americano con Erdogan che «sta cercando scuse per non intervenire». In parole più chiare, il Pentagono sembra vedere la proposta di una "buffer zone" solo come un modo di prendere tempo, mentre la Turchia rilancia per ottenere dagli alleati maggiori aperture di credito, anche in vista del "dopo". Ankara teme che un eventuale trionfo sull'Is renda ancora più baldanzosi i curdi, spingendoli così a fondare una loro entità statuale, sia pure all'interno dei confini iracheni.
Intanto cresce la preoccupazione per padre Hanna Jallouf, sequestrato insieme con una ventina di giovani della sua parrocchia di Knayeh, nella valle dell'Oronte, in Siria. La Comunità di Sant'Egidio, cui il religioso è sempre stato vicino, ricorda che il religioso e la comunità cristiana locale, circa 700 famiglie che non hanno voluto abbandonare la regione, erano stati in grado di aprire il dialogo con il fronte Al Nusra, che controlla la zona, per cui il sequestro è arrivato del tutto inatteso.


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