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18 Setembro 2014

L'impegno delle religioni per il dialogo e la pace

Ma il vero islam è un'altra cosa

Dal gran muftì di Egitto al grande imam della moschea di Lahore: il mondo musulmano alza la voce per condannare le tragiche derive fondamentaliste che insanguinano Siria, Iraq, Pakistan e Nigeria

 
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«E un'organizzazione terroristica vera e propria; l`Isil non è l'islam». Dall'altra parte dell`oceano arrivano le parole del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama che, commemorando l`anniversario dell`11 settembre sottolinea: «Nessuna religione giustifica le barbarie e l`uccisione di innocenti». Una presa di coscienza, da parte dell`Occidente, di quanto da tempo vanno dicendo i più qualificati esponenti islamici. Nell`indifferenza dei media, infatti, migliaia di musulmani moderati sono stati uccisi e molti leader religiosi sono stati costretti all`esilio o al silenzio. «È ora di dire chiaramente che l`Isil (lo Stato islamico dell`Iraq e del Levante, ndr) viola completamente la religione e i suoi precetti», dice intervenendo all`incontro organizzato ad Anversa dalla Comunità di Sant`Egidio il presidente dell`Associazione degli ulema iracheni, Abdullateef Hemeyem Mohamed. «L`Isil è la dialettica del diavolo. Il suo insegnamento religioso produce personaggi di scarsa levatura. Il suo linguaggio è pieno di veleni. Noi dobbiamo purificare questi insegnamenti dai vocaboli di odio che non esprimono la verità sull`islam. Nell`islam conta il comportamento etico, non l`appartenenza. C`è un detto, nel Corano, che dice che una prostituta entra in Paradiso per aver salvato un cane abbandonato mentre una donna ritenuta rispettabile no. E, ancora, si dice nel Corano: chi salva una vita salva l`umanità. Questo è l`islam glorioso in cui noi crediamo».
Sulla stessa scia arriva la condanna anche del gran muftì d`Egitto, il sunnita Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam che dice chiaramente: «La violenza è una distorsione dell`islam. Quello che abbiamo appreso dell`islam viene dalla chiara, incontaminata, sapiente lezione della grande Università di Al-Azhar. Oggi, invece, ci sono persone che non hanno alcuna solida preparazione e istruzione religiosa. Nessuno di questi estremisti ha studiato l`islam in un centro di istruzione religiosa affidabile, ma sono il prodotto di ambienti pervasi da problemi, si affidano a interpretazioni distorte e perverse dell`islam che non hanno fondamento nella dottrina tradizionale islamica. Il loro obiettivo è puramente politico e non ha fondamento religioso. Diffondendo scompiglio e caos nel mondo cercano il potere». Il gran muftì insiste: «Sia chiaro, e lo ripeto, che l`islam è contro l`estremismo e il terrorismo in maniera assoluta».
Il sunnita libanese Mohammed Sammak, segretario generale della Commissione per il dialogo islamo-cristiano, in
terviene nel dibattito denunciando che «si vuole dirottare l`islam e prenderlo in ostaggio. Le azioni dell`Isil sono certamente un crimine contro cristiani e yazidi, ma anche contro gli stessi musulmani». Un crimine che viola l`islam, che strumentalizza il Corano.
«Gli estremisti usano versetti coranici, ma i loro atti di violenza non hanno nulla a che vedere con il vero islam», aggiunge Muhammad Abdul Khabir Azad, gran imam della moschea di Lahore. «Il profeta ha sempre detto che la persona migliore al mondo è quella che opera per il bene altrui. Tutti i profeti ci forniscono lezioni di pace, di misericordia e benedizione per tutti, una cosa molto lontana dalla violenza. Il profeta Maometto, per esempio, dette il permesso a una delegazione di cristiani di pregare nella moschea. E questo per noi è un grande esempio di tolleranza». «Chi ha interesse a fomentare gli estremismi?», si chiedono i leader musulmani. «Perché è chiaro», dice ancora il gran imam di Lahore, «che c`è una responsabilità di una politica esterna che è senza etica e cerca solo il potere e il profitto che viene dalla vendita delle armi».
Ma se in tanti condannano il terrorismo e chiedono a gran voce di capire «da dove vengono i terroristi e chi li sostiene», confermano anche che «c'è un terreno fertile soprattutto tra gli strati più poveri della popolazione, un vivaio di giovani che cresce quanto più aumenta l`ignoranza del Corano». «Contro questa deriva bisognerebbe lanciare una sorta di fatwa da parte delle fonti sunnite e sciite di tutti i Paesi arabi, ma anche da parte di fonti ebraiche e da parte della Chiesa cristiana, soprattutto della Chiesa cristiana araba. Dobbiamo fermamente condannare queste violenze», è la proposta subito condivisa di Abdul Majeed Al Najjar, membro dell`Assemblea costituente della Tunisia, componente dell`Associazione internazionale degli studenti musulmani e vicesegretario generale del Consiglio europeo per la fatwa e la ricerca.
«Abbiamo già sconfitto gli estremisti nel 2006 e nel 2007. E lo faremo ancora», afferma sicuro il sunnita iracheno Sayyed Jawwad al Khoei, «perché l`Isil, nonostante tutto, è una bolla di sapone». 


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