Nascere e vivere senza essere mai esistiti. Senza che mai nessuno abbia scritto il tuo nome su un pezzo di carta per dire che sei nato quel giorno, in quel posto, e che quelle firme messe lì sotto sono quelle di tuo padre e di tua madre.
Chi sei? Dove sei nato? Dove vivi? Sono domande senza risposte scritte, che non stanno in nessun registro ufficiale. Ve l`immaginate una vita così? Una vita in cui non c`è traccia di sé in un ufficio anagrafico, in cui si è invisibili per lo Stato e quindi per il resto del mondo?
Per noi occidentali è impossibile anche solo immaginarlo, per milioni di persone in Africa, in Asia, in Sudamerica è la normale condizione di vita. Una vita senza certificati di nascita e senza documenti. Di 150 milioni di bambini che ogni anno nascono nel mondo, secondo i dati dell`Unicef, 51 milioni, non vengono registrati. La metà di questi sta in Asia meridionale, in Indonesia, in India, nelle Filippine, l`altra metà si divide soprattutto tra Sudamerica e Africa.
Tra gli Stati africani era impressionante, fino a quasi un anno fa, il primato del Burkina Faso: 67 per cento di «invisibili». Poi è arrivata la Comunità di Sant`Egidio, che ha deciso che bisognava provare a far qualcosa. E ha lanciato la campagna «Bravo», che significa Birth Registration for All Versus Oblivion, registrazione delle nascite contro l`oblio.
Non è stato facile ma ce la stanno facendo. «Siamo in otto a lavorare a questo progetto - racconta Evelina Martelli, 34 anni, ricercatrice alla Luiss e volontaria da quando ne aveva 14 -. Sei donne, due uomini, molti hanno famiglia, siamo tutti volontari».
Sono solo in otto ma hanno convinto il governo che non bastava dire: gente, venite a registrarvi. Bisognava andare da loro, in quei villaggi così lontani dagli uffici comunali per delle famiglie tanto povere. «E quando i funzionari sono arrivati - continua Evelina la gente in fila, sotto il sole, era felice». Un milione e duecentomila persone, su quasi 5 milioni, in poco più di sei mesi hanno ottenuto il loro documento. «Se si è riusciti a fare tanto in così poco tempo speriamo di registrare tutti entro un anno, un anno e mezzo - racconta Mira Gianturco, 46 anni, anche lei volontaria a Sant`Egidio da quando era poco più di una ragazzina -. Adesso vogliamo continuare, pensiamo al Congo, ma è solo un`altra tappa. Il sogno e registrare tutti in Africa. Le donne: non posso dimenticare i loro sguardi, la gioia, la speranza di un futuro migliore. Un maestro di una scuola fatta di sole tre aule da 60 bambini ciascuna, aveva avvertito i genitori dell`arrivo dei funzionari dell`anagrafe. Le mamme sono venute tutte, erano in fila dal mattino presto».
Gli «invisibili» della burocrazia sono soprattutto donne e bambini. Dice Evelina: «Sono i soggetti più deboli. Alla nascita i figli non vengono registrati un po` per ignoranza, un po` a causa di una burocrazia respingente che non ti aiuta, perché se devi fare 20 chilometri a piedi per raggiungere il comune più vicino finisce che non ci vai. Oppure chiedono alle mamme: tu ce l`hai il documento? No? Allora non puoi registrare tuo figlio.
Crescendo, molti maschi si registrano perché senza documento non puoi avere il libretto di lavoro, non puoi prendere la patente, non puoi votare, non puoi continuare gli studi, non puoi ereditare, non ci sono diritti né protezioni sanitarie. Per le donne e per i bambini, invece si finisce per rinunciare. Eppure, registrare un neonato costa solo due euro e 50, per noi è niente, ecco perché stiamo raccogliendo fondi attraverso il nostro sito».
Anche partorire negli ospedali costa, sei, sette euro, una cifra per noi ridicola ma per molti di loro equivale ad un mese di stipendio. Così molte donne partoriscono a casa e addio certificato di nascita. Ma senza certificato i figli sono meno protetti. Continua Mira: «C`è il pericolo della tratta degli schiavi, bambini non registrati, di cui nessuno denuncia la scomparsa, rubati e venduti per lavorare nelle piantagioni di cotone, ma anche senza arrivare a tanto si finisce di studiare e non si accede alle campagne di vaccinazione».
E sia Mira sia Evelina hanno le lacrime agli occhi quando raccontano di quelle donne con i figli imbraccio e il certificato in una mano che sussurrano: «Io non ho potuto studiare ma per mio figlio voglio una vita diversa».
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Si chiama «Bravo» (Birth registration for all versus oblivion, Registrazione delle nascite contro l`oblìo) la campagna di Sant`Egidio per dare un`identità a chi non è mai stato denunciato all`anagrafe. Nel mondo per l`Unicef, dei 150 milioni di bambini che nascono ogni anno nel mondo, 51 milioni rimangono «invisibili».
Nuovi documenti - Una ragazza mostra i documenti dopo essere stata registrata grazie ai Volontari di Sant`Egidio: senza carta d`identità non si può studiare né trovare un lavoro legale.
Iossa Mariolina
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