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Europa

22 Julho 2010

Gli invisibili - Milioni di bambini africani non esistono per l'anagrafe

 
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Registrarsi all'anagrafe, in Africa, non è facile. E non è neanche gratis, dunque non tutti possono permettersi il lusso di "sprecare" soldi in quella che non è considerata un'esigenza primaria. E così il 55 per cento dei bambini dell'Africa sub-sahariana non viene registrato alla nascita e di loro non si ha traccia: statisticamente, non esistono.

Nell'Asia meridionale la situazione è perfino peggiore: la quota raggiunge il 63 per cento.

Secondo l'Unicef il maggior numero di bambini non registrati si trova nei paesi in via di sviluppo: la percentuale di registrazione anagrafica è infatti proporzionale ai livelli di sviluppo di una comunità.

Non è un problema puramente amministrativo e "burocratico": i bambini che non risultano registrati all'anagrafe non hanno accesso alle cure primarie o all'istruzione, cioè non godono di diritti basilari.

In molti paesi dell'Africa chi non possiede un certificato di nascita non ha accesso alle campagne di vaccinazione gratuite e sovvenzionate o ad altri programmi che mirano a curare i bambini dalle malattie più comuni e pericolose. La conseguenza è un forte contributo all'aumento del tasso di mortalità infantile che nei paesi in via di sviluppo è già di per sé alto.

La preclusione alla scuola dell'obbligo è un altro degli effetti del fenomeno: se, nei migliori dei casi, un bambino riesce a finire la scuola dell'obbligo, non potrà dare gli esami per passare al livello successivo proprio perché non dispone di un certificato di nascita.

Senza un pezzo di carta che attesti la loro esistenza e le loro origini, questi bambini corrono il rischio di essere sfruttati dai datori di lavoro (l'Organizzazione Internazionale per il Lavoro — ILO — stima che 80 milioni di bambini africani sono ingaggiati in lavori forzati), sono facili vittime del sistema giudiziario, diventano carne da macello per il mercato della prostituzione e per quello della vendita illegale degli organi. Insomma, sono privi di qualsiasi protezione legale. Nel caso in cui un bambino senza nome perda i genitori, per legge non avrà diritto a usufruire dei beni lasciatigli e andrà ad aumentare il numero di orfani e senza tetto che popolano le strade delle metropoli africane.

I motivi per cui una così alta percentuale di bambini, e quindi di futuri adulti, non viene registrata sono molteplici e diversi. Storicamente parlando, il sistemadi registrazione anagrafica fu portato in Africa dai colonizzatori che usavano registrare i propri figli, mentre nel continente vige la regola dell'appartenenza a una tribù che, secondo la tradizione, è molto più importante di qualsiasi attestazione scritta di identità e dà più lustro alla persona.

Un'altra delle ragioni è da attribuire ai conflitti etnici che segnano la storia di molti stati africani. Dal momento che non registrare un bambino significa negargli il diritto al voto, alcune élite politiche decidono di non rafforzare il sistema anagrafico, o per mantenere un equilibrio numerico tra le etnie o per non rischiare di rafforzare l'opposizione e così di perdere il potere.

Bisogna anche considerare che molte famiglie, per proteggere i figli, decidono di non registrarli affinché non siano discriminati o perseguitati per motivi etnici o religiosi.

I costi della "pratica", come la distanza da percorrere per arrivare in un centro attrezzato per le procedure, sono ostacoli insormontabili per chi vive sotto la soglia della povertà e, anche laddove le organizzazioni non governative arrivano, si scontrano con le credenze tradizionali e con i tabù. Per una donna non sposata, ad esempio, dichiarare il suo status e quello del suo bambino potrebbe attirare l'attenzione degli altri e costargli la protezione da parte della tribù.

I popoli nomadi e quelli in fuga da un paese in guerra sono l'altra faccia dello stesso problema: sono popolazioni difficili da localizzare e alle quali è complicato garantire protezione e giustizia perché non hanno mai avuto o hanno smarrito il documento d'identità.

Si tratta di una vera e propria emergenza, solo apparentemente meno importante delle altre che colpiscono il mondo in via di sviluppo. Ed è proprio per richiamare l'attenzione su questo enorme fenomeno trascurato dai governi e dai media che, il 28 giugno a Ouagadougou in Burkina Faso, si è svolta una conferenza internazionale sullo stato civile in Africa, organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e dal governo nazionale, a cui hanno partecipato undici paesi africani — tra cui Mali, Togo, Uganda, Mozambico, Niger, Guinea Konacry, Camerun, Tanzania, Burundi e Repubblica Democratica del Congo. Una conferenza indetta anche per fare il punto su Bravo — l'acronimo di Birth Registration for All Versus Oblivion — il progetto che la Comunità di Sant'Egidio porta avanti dal 2009 nel territorio che si trova a nord-est del continente africano e che offre registrazione anagrafica gratis per tutti. Più di tre milioni di burkinabe sono stati registrati fino ad ora.


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