«BASTA egoismi, bisogna pensare al bene comune». E poi ancora, aumentando il tono della voce: «La violenza sta diventando uno stile di vita, c'è da essere fortemente preoccupati, soprattutto pensando ai giovani, e addirittura ai ragazzini, che non temono di impugnare una pistola o un coltello e aggredire i compagni per futili motivi. Amate la vita e realizzate i vostri sogni». Nell'immensità del Duomo è risuonato forte e severo il monito del cardinale Crescenzio Sepe che ha concluso l'omelia al termine della Giornata della pace, trasformando, da buon padre, il rimprovero aspro inunappello conilcuore in mano: «Nel nome di Cristo», ha detto, «rivolgo un appello ai giovani a sopprimere la violenza e la brutalità per costruire una società basata sull'amore e sul dialogo rispettoso». Con queste parole l'arcivescovo ha concluso la marcia voluta e organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio. I fedeli hanno ascoltato a capo chino: erano tanti, più di mille, e hanno accompagnato prima il sindaco e poi l'arcivescovo.
De Magistris e Sepe non si sono incontrati, ma si sono scambiati il testimone per tenere alta la tensione civica su un argomento di vitale importanza. «Napoli, città-mondo, deve diventare una delle capitali del movimento della pace. E nelle sue corde e la partecipazione corale a questa iniziativa lascia ben sperare». De Magistris è stato applaudito e ha stretto centinaia di mani prima di allontanarsi. Pochi minuti dopo, il tempo necessario al corteo per percorrere la distanza tra piazza del Gesù, piazza San Gaetano e via Tribunali e il cardinale ha ripreso e ampliato il concetto utilizzando l'esortazione contenuta nel messaggio del Papa che ieri mattina, in piazza San Pietro, aveva approvato incondizionatamente le marce della pace che sisono svolte a Napoli e in molte altre città. Il cardinale ha toccato altri temi di attualità ai quali aveva accennato nel Te Deum della notte di Capodanno: «Il linguaggio della giustizia e della pace, questo il concetto centrale, deve prevalere su quello dell'arroganza e del sopruso, appreso in fretta anche dai più giovani, addirittura dagli adolescenti che, mai come nel nostro tempo, hanno adottato il bullismo come stile di vita». E qui ha lanciato l'appello pressante ai giovani, ma anche a chi ha responsabilità di governo: «Quella che abbiamo davanti è una grande sfida educativa, Napoli deve vincerlarecuperandolaforzaper opporsi alla violenza». Che è poi il senso della giornata voluta dalla Comunità di Sant'Egidio.
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