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September 6 2015 17:00 | Congress Palace

Intervento di Muhy al-Din Afifi


Muhy Al-Din Afifi


Secretary General of Al-Azhar Al-Sharif Islamic Research Academy, Egypt

Eccellenze, uomini di religione, autorità, signore e singnori,

Vi saluto con il saluto dell’islam: la pace, la misericordia di Dio e la sua benedizione siano con voi.

Ci ritroviamo in questo incontro internazionale dal titolo “la Pace è sempre possible” in uno dei momenti più cupi della storia dell’uomo a causa della diffusione di guerre con il loro lascito di uccisioni e spargimento di sangue, di vittime, di tragedie umanitarie tra uomini, donne e bambini, milioni di profughi che non hanno un luogo di rifugio, mentre molti paesi hanno chiuso le loro frontiere per proteggere le loro nazioni dai rifugiati.

All’ombra di questa tragedia che ha intriso l’aria dell’odore del sangue, è diventato imperativo trovare soluzioni operative a tali calamità perché la guerra è causa di povertà, malattie, ignoranza. Occorre salvare le vittime dai luoghi della loro miseria, concentrarsi sulla situazione umanitaria, diffondere i valori di fratellanza, di compassione e di mutuo soccorso tra gli uomini.

Non c’è dubbio che il dialogo sia diventato impellente oggi più che mai. Anzi, è diventata la necessità del secolo, non solo a livello degli individui e delle comunità, ma anche a livello delle relazioni tra le nazioni e i popoli diversi.

Alla luce dell’importanza estrema attribuita alla mutua conoscenza tra nazioni, popoli, civiltà e religioni – malgrado le loro differenze – l’islam ha promosso il dialogo tra religioni poiché esse hanno un’influenza profonda sulle anime. L’islam ha elaborato un modello di dialogo basato sul rispetto dell’altro.

Le religioni, dicevo, hanno una profonda influenza sulle anime. Pertando, il dialogo non può avere successo se la tolleranza non prevale tra coloro che dialogano, allontanando ogni estremismo tra i seguaci delle religioni diverse.

Per questo, la posizione islamica in ogni tipo di dialogo religioso si caratterizza per la sua apertura agli altri e per la sua massima tolleranza fino al limite più estremo. L’islam ha ammesso fin dal principio il pluralismo religioso, confessionale e culturale. Tale pluralismo è diventato uno dei segni distintivi dell’insegnamento islamico.

In realtà, la questione del dialogo è diventata nel mondo di oggi la necessità del nostro tempo per superare i problemi vitali che incombono a tutti i livelli.

Se questo è urgente per le questioni non religiose, lo è ancora di più nelle relazioni tra le religioni, poiché le religioni hanno una influenza che non può essere misconosciuta sulla vita degli uomini, individualmente e comunitariamente. Per questo, il noto teologo tedesco Hans Küng afferma: “Non ci sarà pace tra le nazioni finché non ci sarà pace tra le religioni e non ci sarà un dialogo tra di esse”.

Viviamo oggi in un tempo in cui non c’è posto per l’isolamento in quanto il mondo è diventato un “villaggio globale”. Il mondo si è ristretto.

Il dialogo è la via che ha l’umanità per raggiungere la sponda della pace. Il futuro dell’umanità intera è collegato alla costituzione di un sistema strutturato sulla mutua comprensione tra i popoli.

La comprensione reciproca e la convivenza non si realizzano tra due partner diversi per fede e per ideologia, se non è presente in ciascuno dei due un vivo desiderio di una vita condivisa, di tolleranza rispetto alle diversità e di accettazione da parte di entrambi del pluralismo confessionale. Non è sufficiente che una delle due parti sia convinta del valore della convivenza e della tolleranza, mentre l’altra li disprezzi.

Come sarebbe possibile che una parte sostenga i valori della convivenza tra gli uomini e creda nella sua presenza e sia sincero nei suoi comportamenti, mentre l’altra parte rifiuti tale prospettiva credendo di essere la nazione preferita su tutte le altre?

Come è possibile per un uomo equilibrato nel suo pensiero, umano nei suoi comportamenti, tollerante nella sua condotta vivere o convivere con uomini simili se non nell’umiliazione? E questo non può essere accettato da nessuno.

Siamo dinanzi ad affermazioni che vanno rigettate dal punto di vista umano e logico con i cui sostenitori non si può convivere. E questo è qualcosa che ogni essere umano rifiuta.

Il vivere insieme necessita da parte di tutte le parti coinvolte l’accettazione di una convivenza basata sulla giustizia, sull’eguaglianza, sull’equità, sul rispetto reciproco, sul rifiuto di ogni ingiustizia e corruzione e di ogni altra cosa simile che offenda l’uomo dal punto di vista della razza, del colore o del credo religioso.

Se l’uomo contemporaneo non raggiunge il più alto grado nel progresso scientifico, non potrà giungere alla felicità, alla tranquillità e alla pace.

È sopraggiunta l’urgente necessità di una educazione spirituale per realizzare l’accordo tra le esigenze della civiltà e quelle dello spirito.

Nonostante il progresso della vita dell’uomo sulla via del raggiungimento del benessere e della soddisfazione, egli non è ancora arrivato all’essenza della felicità, non ne ha raggiunto il cuore, ma la sua coscienza rimane sulla superficie.

Sì, l’uomo attraverso il progresso scientifico e tecnologico ha potuto migliorare la sua condizione di vita dal punto di vista materiale, e ha creduto che questo bastasse per realizzare la sua felicità. Ma, in realtà, non ha fatto che negare la dimensione dello spirito, che è la base dell’essere umano e l’origine della sua forza. Ogni volta che l’uomo ha trascurato il suo spirito, negando la sua importanza e inseguendo i desideri del corpo e della materialità, si è allontanato sempre di più dalla serenità e dalla felicità.

Questo ha provocato la diffusione di crisi umanitarie che hanno pesato su ogni persona – all’incirca – nel mondo contemporaneo. Tali crisi sono state osservate dai sociologhi che hanno prodotto studi, analisi e ricerche sul modo di superarle. La più grave di queste crisi è quella che sottopone l’uomo al dominio dell’incertezza, della confusione e della dispersione, togliendo ogni speranza alla sua realizzazione.

Le terribili conseguenze di questa ansia e di questa dispersione si sono manifestate: egli si è rifugiato nella distruzione di se stesso con le droghe, con la dissipazione di valori e moralità, nell’ingiustizia, nell’accusa verso gli altri, nell’oppressione del più forte nei confronti del più debole. Ciò ha portato il mondo ad assistere alla tragedia delle guerre nel terzo mondo senza che alcuno intervenga per trovare una soluzione umanitaria, anzi sono stati sfruttati i conflitti per realizzare ambizioni.

Le religioni hanno la capacità di portare un cambiamento nel comportamento dell’uomo e di realizzare in lui l’equilibrio e la disciplina.

Si è molto parlato in questo periodo in tutti gli ambienti locali e regionali di “diritti dell’uomo”, come se prima non esistessero. Ma tutto questo parlare, non è che una prova del fatto che il nostro tempo ha assistito come non mai in precedenza alla violazione dei diritti dell’uomo!

Tutto il parlare attorno a tale tema denota che l’uomo contemporaneo ha perso i sentimenti e la consapevolezza di tali diritti. Per questo li ricorda a se stesso  e non si limita a ricordarli, ma ha preso a registrali in numerosi patti e accordi firmati da tutti gli Stati del mondo.

Tanto ne hanno paralto gli specialisti e proposto analisi, in particolare i filosofi, che si è giunti all’apparizione di questi diritti nella forma precisa su cui tutti sono stati concordi.

Ma la verità che forse è sfuggita a tutti costoro è che questi diritti, che hanno assunto una forma giuridica, sono diritti con cui Dio ha costituito la natura umana, e di cui era consapevole la civiltà umana fin dal suo primo apparire nell’Antico Oriente, diritti che la civiltà umana ha preservato e su cui ha tramandato racconti e scritture nei suoi documenti diplomatici e nei suoi trattati.

La consapevolezza di tali diritti era caratterizzata da una tendenza operativa ed esecutiva in quanto non venivano registrati se non attraverso ciò che andava ricordato di questi diritti nella vita degli individui e dei popoli. Un esempio sono le legislazioni ritrovate nell’Antico Egitto, o il codice di Hammurabi in Mesopotamia. Ne sono un altro esempio i trattati che gli stati e i popoli antichi, di cui forse il più chiaro e il più antico esempio è quello tra Ramses II, faraone d’Egitto, e il re degli Hittiti dell’anno 1278 a.C.

Colui che legga tali trattati e codici si renderà conto che l’uomo antico era ben consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri nei confronti degli altri.

Tale consapevolezza si è rafforzata lungo i secoli e su di essa si sono costituite le religioni celesti, in special modo l’islam che ha realizzato la forma più completa dei diritti fondamentali dell’uomo chiedendo ai suoi seguaci e fedeli di salvaguardarli fino ad ottenere la ricompensa nell’aldilà e la grazia mentre vive nel mondo terreno.

Non v’è dubbio che il pensiero filosofico occidentale che segue il modello di Jean Jacques Rousseau, di Voltaire e Montesquieu ha svolto un ruolo fondamentale nel risvegliare la coscienza europea sui diritti dell’uomo in particolare sul diritto dell’uguaglianza, della libertà, della fraternità e della giustizia, ecc. Tale coscienza si è sviluppata fino a strutturarsi negli accordi e nei trattati internazionali.

Ma l’attuazione pratica, in particolare al giorno d’oggi, ha mostrato che il discorso teorico consacrato in tali accordi e trattati e l’agire pratico messo in atto dall’umanità vanno in direzioni opposte!

Quanto hanno un bel parlare i leader delle nazioni ricche di come essi vivono le libertà e proteggono i diritti dell’uomo! È un bel sogno per ogni uomo, specialmente per chi vive nei paesi in via di sviluppo e arretrati, recarsi in questi paesi simbolo di ricchezza, libertà, rispetto dei diritti! Ma tutto ciò è crollato improvvisamente a causa dell’oppressione, della prepotenza, del disinteresse verso le tragedie dei popoli poveri causate dalle guerre e dalle organizzazioni terroristiche.

Sono stati violati tutti i diritti dell’uomo di cui si parla nei trattati e negli accordi. Il mondo ha assistito sugli schermi delle televisioni ad operazioni di distruzione totale avvenute in Libia, Siria, Iraq, Yemen, che hanno causato migliaia di vittime, di feriti, di profughi in cerca di un luogo di salvezza.

Cosa fanno i popoli dell’altro mondo se non alzare la voce e condannare a parole l’occupante e l’usurpatore?

Cosa possiamo fare noi, intellettuali e uomini di religione,  più che svelare la falsità delle accuse che emergono dalle contraddizioni tra la realtà di fatto e la tiritera proposta dagli occupanti mentre gli altri trafficano con la rovina e la distruzione?

La consapevolezza che la giustizia sia il fondamento del potere si è fissata nella coscienza dell’uomo fin dall’alba delle civiltà umane. La realizzazione della giustizia in ogni società è il fondamento del suo esistere come società umana in cui siano garantiti i diritti di tutti e nessuno opprima l’altro. Le civiltà hanno cercato di salvaguardare la realizzazione della giustizia tra gli individui attraverso l’istituzione di leggi e codici che hanno mostrato la necessità naturale della giustizia tra gli uomini come individui e come società.

Il significato di giustizia si è approfondito presso queste civiltà e si è sviluppato in via teorica e pratica fino a diventare il fondamento del pensiero politico moderno.

Ma è difficile che si realizzi la giustizia attraverso la salvaguardia di tutti i diritti dell’uomo, ripeto, è difficile che si realizzi veramente la giustizia fintanto che si mischiano i piani della bilancia e che si confondano gli standard, portando a far sì che  il responsabile dell’applicazione delle misure di giustizia secondo la legge internazionale diventi il primo a contravvenire a tali leggi e il primo a interpretarle a suo piacimento, secondo le sue necessità, i suoi desideri e gli  interessi suoi e dei suoi alleati!

In tal modo la legge che dovrebbe garantire la giustizia si traforma in un gioco nelle mani di chi possiede la forza bruta, in cui non c’è più differenza tra giustizia o ingiustizia. Infatti, a questo punto l’ingiustizia si confonde con la giustizia e la giustizia con la stessa ingiustizia!

Questo è ciò che avviene nella realtà internazionale contemporanea, è non c’è qui nessuna possibilità di rovesciare chi detiene la forza bruta capace di imporre il suo concetto di ingiustizia su ciò che chiama realizzazione della giustizia. Ripeto non c’è più possibilità di rovesciare chi detiene la forza bruta per coloro che sono oppressi e maltrattati nel mondo contemporaneo!

La vista di un solo bambino iracheno, siriano, palestinese o yemenita che urla nel momento in cui gli viene rivolto contro la bocca di un fucile o un missile basterebbe per risvegliare la coscienza del mondo!

La questione dell’emigrazione illegale crea allarmismo a motivo dell’egoismo del nord verso il sud. Ma non è accettabile da un punto di vista umano né è misericordioso lasciare che i popoli del sud siano vittime della povertà, delle malattie, dell’ignoranza, della disoccupazione, della miseria. Se il nord fosse sincero nella sua pretesa di umanità, sarebbe possibile trovare una soluzione ai problemi dei popoli poveri e alle immagini tragiche degli migranti che affogano in mare.

Abbiamo sentito del tragico naufragio in mare avvenuto di una nave di fronte alle coste della Libia e dei numerosi corpi recuperati dalla marina militare italiana. Questo si aggiunge alle immagini che quasi ogni settimana arrivano dei naufragi dei profughi che mettono a rischio la propria vita, o che rimangono imbrigliati nelle reti del traffico internazionale di esseri umani per raggiungere il Mar Mediterraneo, affrontare le sue onde nella speranza di giugere al paradiso dell’Europa e smetterla di morire nel deserto. Come abbiamo sentito degli ostaggi in mano ai  combattenti che ricattano le loro famiglie per lasciarli in libertà, o di coloro che cadono nelle reti dei gruppi terroristici attivi nel reclutamento dei giovani per trasformarli in strumenti di distruzione delle società umane, perché il terrorismo non distingue tra le varie società umane.

L’interesse verso la questione della sicurezza e della salvaguardia dei confini piuttosto che sull’aspetto umanitario, sull’attenzione verso i poveri e verso coloro che fuggono dalle guerre e dal terrorismo, è un atteggiamento inaccettabile e rifiutato da ogni coscienza umana.

Parlare della possibilità che si realizzi la pace comporta necessariamente il bisogno di trovare una soluzione reale e operativa ai problemi dei popoli poveri.

Come si può realizzare la pace all’ombra delle carneficine umane e della tragica realtà delle società del terzo mondo e dei popoli del sud del Mediterraneo?

Dobbiamo anche parlare della morte dei bambini, ma cosa puoi dire, o uomo, davanti alla morte del bambino siriano travolto dalle onde sulla costa turca: queste sono le tragedie che noi viviamo! Quanti sono i morti per fame o per i naufragi e il mondo libero sta a guardare?
 

#peaceispossible
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