Consigliere speciale del Grand Mufti del Libano
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Quando il giovane San Francesco si inginocciò in preghiera nella chiesa distrutta di San Damiano ad Assisi, intorno al 1206, vide la figura di Cristo con gli occhi aperti che dal crocifisso gli chiedeva di restaurarla. Perchè no?
Ma per San Francesco la chiesa restaurata non è solamente un luogo di preghiera. È anche un luogo per costruire la pace. Pace con sé stessi, e pace con gli altri. Per fare pace con te stesso devi realizzare che tu non sei nulla senza l’altro. E che l’altro è diverso, oppure lui o lei non saranno “altro”.
Le differenze possono arrivare molto lontano, sino all’estremo dell’inimicizia. Questo spiega, a mio parere, il detto di Gesù: “Amate i vostri nemici”. “Amare” nella mia interpretazione, è “fare pace” con loro. Perché la pace è la manifestazione reale dell’amore tra i popoli, tra le nazioni e tra gli individui. E so che l’Antico Testamento chiede trentasei volte di amare lo straniero e amare il proprio vicino come sé stessi.
Questa è la ragione per cui la pace è sacra, non la guerra. San Francesco comprese questa convinzione profonda ed andò dal restaurare San Damiano ad Assisi, sino a visitare il Medio Oriente, da cui io provengo. Così si unì alle crociate, non per fare la guerra ma per fare la pace.
La sua coraggiosa iniziativa storica è ben nota. Essa dimostra come trasformare l’amore per i nemici in pace con i nemici. Egli lasciò l’accampamento militare cristiano vicino a Damietta, in Egitto, e attraversò la linea del fronte sino a giungere dall’altra parte, in mezzo ai nemici musulmani, con l’onesta determinazione di fare pace con loro.
San Francesco era armato con due armi segrete della cui importanza egli non era consapevole a quel tempo. Il primo era il suo abito da frate. Il secondo era la Sacra Scrittura. L’Islam, nel Santo Corano, elogia esplicitamente i preti e il clero, e descrive i cristiani come i credenti più vicini ai musulmani. Il Corano descrive anche la Bibbia come una rivelazione di Dio. E dice: “Ci sono luce e orientamento nella Bibbia”. Con queste due armi San Francesco si fece facilmente strada e giunse dal re musulmano di quel tempo, al-Kamel. Venne ben accolto ed ebbe per alcuni giorni lunghe discussioni con gli studiosi musulmani riguardo alla pace, alla comprensione reciproca e al rispetto, e riguardo a ciò che oggi chiamiamo convivialità e vivere assieme.
A quel tempo San Francesco fu fortunato ad incontrare un re musulmano che credeva e comprendeva l’Islam in un modo corretto. Ma se San Francesco tornasse oggi e tentasse di nuovo la sua missione di pace, troverebbe che l’Islam viene dirottato, male interpretato e strumentalizzato. E lui stesso verrebbe rapito come molti altri preti in Medio Oriente che sono stati rapiti e uccisi a sangue freddo. San Francesco sarebbe scioccato nel vedere che le chiese e i monasteri che il profeta Mohammad chiese ai suoi discepoli di rispettare, proteggere, difendere e persino aiutare e finanziare, vengono distrutti nel suo nome. Questa è la ragione per cui i musulmani del Libano (sunniti, sciiti, alawiti e drusi) hanno dichiarato collettivamente che questi sono crimini contro l’Islam stesso; essi hanno anche dichiarato che qualsiasi danno inferto a un cristiano, è un danno inferto ai musulmani. E che ogni attacco a qualsiasi chiesa è un attacco a tutte le moschee. Essi non hanno preso queste decisioni in base esclusivamente a considerazioni nazionali o umane, ma in base alle dottrine islamiche affermate sia nel Santo Corano che negli insegnamenti del Profeta.
Basandosi su questi principi, la guerra contro i cristiani in una parte del Medio Oriente è una guerra contro l’Islam stesso. Musulmani di diverse confessioni sono del resto vittime di quegli stessi poteri oscuri che si sono attribuiti l’autorità di parlare nel nome di una religione di pace che essi hanno sfigurato sino a farla apparire come una religione di guerra.
Coloro che hanno compiuto i brutali massacri contro gli yazidi, i cristiani e i musulmani nel nord dell’Iraq hanno utilizzato la stessa logica di John Winthrop nel 1639, il quale giustificò la violenza contro i nativi americani dicendo: “Dio ha reso chiaro il nostro diritto al possesso di questa terra”. Egli credeva anche (così come l’ISIS oggi) che l’”America è lo strumento scelto da Dio per la redenzione del mondo”. Winthrop considerava l’America la “Città sulla collina”. Questo è esattamente ciò che l’ISIS crede oggi riguardo al ruolo del califfo auto-nominato, e dell’auto-proclamato Stato islamico.
Meno di un decennio fa il presidente della Camera dei Rappresentanti Gingrich disse: “Io credo che Dio abbia posto questa terra tra due grandi oceani affinché essa fosse scoperta da gente speciale”. I leader dell’ISIS oggi ricorrono alla stessa logica quando descrivono il Medio Oriente.
È un dato di fatto che tutte le lotte nel corso della storia riguardano rivendicazioni proiettate nel futuro.
Potrebbe apparire allegro ottimismo dire che tutto questo Tsunami di allucinazione religiosa accompagnata dal terrore passerà e svanirà presto o tardi. Ma l’alternativa è arrendersi e accettare l’attuale e distruttiva situazione. La verità è che come i cristiani e i musulmani hanno affrontato insieme le molte sfide del presente e le miserie del passato, devono anche affrontare insieme le nuove sfide. In epoca moderna essi hanno affrontato assieme l’imperialismo occidentale e il nazionalismo turco; nel medioevo essi hanno affrontato assieme le crociate e i mamelucchi, e prima la brutale invasione dei tatari. Ed essi sono sopravvissuti. Quello che sta succedendo adesso non è eccessivamente diverso. L’attuale guerra contro i valori umani nel nome della religione è una guerra contro la religione e contro i musulmani e i cristiani allo stesso modo. È un Rubicone che essi devono attraversare insieme. Il loro destino è di affrontarlo armati delle due armi più potenti che hanno a disposizione, le stesse utilizzate da San Francesco:
L’amore invocato dalla cristianità, e la giustizia invocata dall’Islam.
È con l’amore e la giustizia che la pace può prevalere.
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