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8 Settembre 2015 09:30 | Hotel Rogner

Intervento di Elard Alumando



Elard Alumando


Comunità di Sant’Egidio, Malawi

Capire il mondo può essere cruciale in certi emisferi poichè, generalmente, quando parliamo di periferie nel mondo ciò che viene in mente è un’area rurale o locale di qualsiasi città o paese. Ma, per capire il mondo, dobbiamo prima capire le reali periferie del mondo. Come Papa Francesco ha detto: abbiamo anche le periferie umane esistenziali.
E’ bene che noi pensiamo le periferie in questi due orizzonti:
1. Periferie Umane
2. Periferie locali o economiche

1. Nelle periferie umane dobbiamo considerare tutti i problemi di coloro che nessuno considera.  In questi giorni, in tutto il mondo, soprattutto in Europa, stiamo parlando di immigrazione. Questa è una condizione che ora sta interessando entrambe le parti, politica e religione. Pensando a quante anime stiamo perdendo periodicamente nel Mar Mediterraneo, ci si pone una questione sui nostri valori di vita. Ciò suscita nella nostra vita un desiderio di considerare ciò che è il mondo fuori da noi. Il problema dell’immigrazione, miei cari fratelli e sorelle, è un problema che può essere visto come un fatto africano interno ed esterno. In Africa la maggior parte dei giovani non ha nessun luogo dove andare, non hanno risposte alle loro numerose domande, di fronte alle quali le nostre società falliscono nel dare risposte. Pensiamo alla bassa o addirittura inesistente possibilità di assicurarsi un lavoro decente. Questo fatto è una realtà sia in Europa come anche in America. La Chiesa sta tentando di portare un cambiamento, ma la Chiesa non è un braccio politico  pertanto, non può spingersi troppo oltre di quanto sarebbe necessario. Tantissimi giovani africani sono in cerca di un futuro migliore, sono in cerca di un nome. Sfortunatamente questo è un traguardo sconosciuto. Nessuno sa se raggiungerà i propri obiettivi ma decidono di rischiare.
Ecco perchè la maggior parte delle nostre città si stanno affollando. Persone che si stanno muovendo dai villaggi verso le città, con la globalizzazione tutti vogliono essere connessi. Quando la vita nella città non riesce ecco che sorge l’idea di lasciare il proprio paese accettando il rischio di raggiungere l’Europa attraverso mezzi che sono responsabili di quasi un milione di morti. Questo problema, prima di divenire un problema europeo, è innanzitutto un problema africano. Abbiamo veramente bisogno di focalizzare il problema dal di dentro, mentre rafforziamo i nostri legami di pace. Per sconfiggere l’immigrazione c’è un bisogno di pace nel mondo. Pertanto coloro che conducono questi viaggi della morte sono divenuti come le periferie esistenzali.
Su questo stesso argomento, papa Francesco parla dei poveri che ci circondano come periferie esistenziali. Sta chiamando la Chiesa ad aprirsi: “C'è una tensione tra il centro e la periferia .... Dobbiamo uscire da noi stessi e andare verso la periferia. Dobbiamo evitare la malattia spirituale della Chiesa che può diventare autoreferenziale: quando questo accade, la Chiesa stessa si ammala. E 'vero che gli incidenti possono accadere quando si va in strada, come può accadere a qualsiasi uomo o donna. Ma se la Chiesa resta chiusa su se stessa, autoreferenziale, si invecchia. Tra una Chiesa che va in strada e ottiene in un incidente e una Chiesa che è malata con l'auto-referenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima”.
Possiamo, allo stesso modo, parlare degli anziani: in Europa o in Africa stanno divenendo una periferia esistenziale.Tutti sembrano concentrati sui propri problemi quindi dimenticando i poveri e le persone anziane. Gli anziani in Africa si trovano di fronte a problemi come l’essere stigmatizzati, la gente che li chiama stregoni, che rubano la vita ai bambini, alla fine essi sono isolati. Lo stesso avviene in Europa quando vengono cacciati dalle loro case e messi  negli Istituti. Nella Evangelii Gaudium, Papa Francesco afferma: “Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”.
2. Le periferie economiche hanno molto da offire al mondo. Per molte opere di sviluppo, le materie prime sono reperite nelle periferie, proprio come un tempo nel continente Europeo, l’Europa dell’Est ha sempre rappresentato una periferia del continente. Ma, da questa periferia abbiamo sempre avuto cambiamenti significativi per il mondo. Pensiamo a San Giovanni Paolo II, uomo nostro contemporaneo, lui ha portato un cambiamento politico e religioso nel  mondo intero.
Così non dobbiamo vedere il mondo attraverso le lenti di un ristretto schema ideologico. Come Papa Francesco, un altro Papa che viene dalle periferie, l’America Latina, una volta ha detto, cito da “La Civiltà Cattolica” rivista reperibile online  dal titolo “Wake up the World !” (Svegliate il Mondo!): «Io sono convinto di una cosa: i grandi cambiamenti della storia si sono realizzati quando la realtà è stata vista non dal centro, ma dalla periferia. E una questione ermeneutica: si comprende la realtà solamente se la si guarda dalla periferia, e non se il nostro sguardo è posto in un centro equidistante da tutto. Per capire davvero la realtà, dobbiamo spostarci dalla posizione centrale di calma e tranquillità e dirigerci verso la zona periferica. Stare in periferia aiuta a vedere e capire meglio, a fare un’analisi più corretta della realtà, rifuggendo dal centralismo e da approcci ideologici». Dunque: «Non serve essere al centro di una sfera. Per capire ci dobbiamo “scollocare”, vedere la realtà da più punti di vista differenti[6]. Dobbiamo abituarci a pensare. Faccio spesso rifermento a una lettera del padre Pedro Arrupe, che è stato Generale della Compagnia di Gesù. Era una lettera indirizzata ai Centros de Investigación y Acción Social (CIAS). In questa lettera p. Arrupe parlava della povertà e diceva che è necessario un tempo di contatto reale con i poveri. Per me questo è davvero importante: bisogna conoscere la realtà per esperienza, dedicare un tempo per andare in periferia per conoscere davvero la realtà e il vissuto della gente. Se questo non avviene, allora ecco che si corre il rischio di essere astratti ideologi o fondamentalisti, e questo non è sano».
Vorrei aggiungere che oggi il mondo non ha confini, la gente povera dal Sud del mondo è in grado di vedere attraverso la televisione cosa sta succedento nel mondo occidentale ricco e vogliono avere un assaggio di tale ricchezza. Molti giovani alla fine entrano a far parte di bande o di milizie di combattenti per guadagnare soldi facili e un rapido successo. Questi giovani provengono da famiglie povere. Queste sono le famiglie fragili che adottano tutti i mezzi al fine di ottenere cibo, al fine di avere protezione. Queste bande promettono di prendersi cura delle loro famiglie, di educare i loro bambini e di portarli in ospedale quando si ammalano. Questi sono i servizi sociali che dovrebbero essere offerti dai vari Governi e che invece sono servizi ai quali è molto difficile accedere per le famiglie povere. Quindi, nei paesi poveri, la sicurezza sta divenendo un problema serio a causa del crescente numero di giovani che non hanno letteralmente nessuno che si prenda cura di loro ma che, tuttavia, sognano di avere una vita migliore.  C’è un numero sempre crescente di bambini di strada dei quali la Comunità di Sant’Egidio si prende cura, come un’altra battaglia per sconfiggere la povertà.Questo fenomeno non è mai esistito prima: molte persone dei villaggi vengono a vivere nelle città e non hanno nessuno da cui dipendere. Loro hanno bisogno di una famiglia, di qualcuno con cui poter parlare, che ha tempo di fermarsi ad ascoltarli, anche se è in grado di offrire soluzioni parziali quale offrirgli una educazione di base. In un tempo in cui l’Occidente ha chiuso le sue porte per aiutare molti governi africani, la Comunità di Sant’Egidio si trova con un enorme lavoro da fare.
Perciò, la crescita delle città in questi paesi in via di sviluppo ha portato molte persone a trovare soluzioni, a cercare risposte che non trovano mai, nessuno è pronto ad ascoltare, tutti sembrano così concentrati nel migliorare la propria vita.
Questi giovani dove andranno? Chi spiegherà loro l’importanza di sperare?
Tutti dicono loro che per avere successo devono lavorare duro, ma che lavoro dovrebbero fare? Molte persone si stanno riversando nelle città ma non si possono integrare molto bene nella cultura della città e così si trovano a unirsi a vari gruppi che offrono loro la via più facile e veloce per superare le difficoltà della città.
La Comunità di Sant’Egidio ha incontrato molti giovani che nè lavorano nè vanno a scuola. Il movimento dei Giovani per la Pace è divenuto molto importante e rilevante per molti giovani nelle città del Malawi. Essi si incontrano e insieme discutono su come migliorare la vita degli altri, la vita degli anziani e la vita dei bambini di strada. Ci sono tantissimi bambini di strada in Malawi e il numero aumenta giorno dopo giorno. Essi insieme imparano che per “riuscire” non vuol dire essere ricco o essere potente. Noi vogliamo aiutarli a tornare a scuola e anche aiutarli a capire la cultura di una famiglia, la cultura dell’amore. Questi giovani ci dicono che è difficile amare quando sei per strada ogni giorno. Noi diciamo loro anche che è difficile amare gli altri se non vivi il Vangelo, se pensi che il miglior modo per migliorare la tua vita sia diventare ricco a scapito degli altri.
Così, tanti bambini ci hanno detto che non sono stati mai amati, essi non conoscono il senso di una famiglia. La Comunità ci da l’opportunita di spiegare loro in un modo comprensibile ciò che non imparerebbero da nessun’altra parte.
 

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