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Roma - 29
gennaio 2002 |
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PRESIDENTE. La comunit� ha al suo centro la chiesa romana di sant'Egidio, da cui ha preso il nome. Fin dall'inizio vive nel quartiere di Trastevere e a Roma � una presenza continua di preghiera e di accoglienza dei poveri e dei pellegrini. L'amicizia con i poveri ha condotto sant'Egidio a comprendere meglio come la guerra sia la madre di tutte le povert�. � cos� che amare i poveri in molte situazioni � diventato lavorare per la pace, per proteggerla dove � minacciata, per aiutare a ricostituirla facilitando il dialogo laddove � andato perduto. I mezzi di questo servizio alla pace e alla riconciliazione sono quelli poveri della preghiera, della parola, della condivisione di situazioni di difficolt�, l'incontro e il dialogo. Anche dove non si pu� lavorare per la pace la comunit� cerca di realizzare la solidariet� e l'aiuto umanitario alle popolazioni civili che pi� soffrono a causa della guerra; sono questi, forse, gli aspetti pi� conosciuti di sant'Egidio, quelli di cui anche i media, a volte, parlano senza metterne sempre in luce - come capita - la continuit� con l'aiuto ai pi� poveri, presente nella comunit� fin dai suoi inizi, e la radice evangelica. Alcuni membri della comunit� sono stati facilitatori o mediatori veri e propri in conflitti fratricidi durati pi� di dieci anni, come in Mozambico, o pi� di trenta, come in Guatemala. L'Africa pi� povera attraversata dalla guerra, come anche i Balcani - ma non solo -, sono nella memoria e al centro delle preoccupazioni e dell'impegno della comunit� di sant'Egidio. Anche attraverso esperienze di questo tipo � cresciuta la fiducia della comunit� di sant'Egidio nella forza debole della preghiera e nel potere di cambiamento della non violenza e della persuasione. In questa direzione la comunit� si pone costantemente al servizio del dialogo ecumenico ed interreligioso. Dal 1987 in poi la comunit� di sant'Egidio � impegnata a livello internazionale e di base per continuare, in meeting, incontri e nella preghiera il cosiddetto �spirito di Assisi�. � nel solco di questa urgenza evangelica che si colloca la recente battaglia per una moratoria mondiale di tutte le esecuzioni capitali dall'anno 2000 che la comunit� ha intrapreso a livello internazionale assieme ad altre organizzazioni. � un passaggio importante che vede uno sforzo di particolare intensit� della comunit� di sant'Egidio e di tutti i suoi membri in ogni parte del mondo in cui sono presenti, per l'affermazione del valore della vita senza eccezioni e a tutti i livelli. Hanno la medesima radice evangelica - mentre si esprimono come proposta a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volont�, indipendentemente dal credo religioso - anche altre iniziative umanitarie, come quella contro le mine antiuomo, ovvero il concreto aiuto ai profughi e alle vittime di guerre e carestie come nel sud del Sudan, nel Burundi, in Albania e in Kosovo, o le recenti azioni a sostegno delle popolazioni colpite in centro America dall'uragano Mitch, o per la liberazione di schiavi, dove questa pratica inumana � ancora utilizzata. In questi ultimi dieci anni la comunit� di sant'Egidio � sempre pi� conosciuta a livello internazionale per il suo contributo alla costruzione della pace nel mondo; nei media si parla di �ONU di Trastevere� o di �diplomatici di sant'Egidio�. Per queste sue attivit� la comunit� di sant'Egidio � stata insignita di vari e prestigiosi premi e riconoscimenti. Nella chiesa cattolica e nelle altre chiese si guarda alla comunit� come a un punto di riferimento rilevante, ove si respira forte lo spirito dell'unit� dei cristiani. Tra i leader delle grandi religioni mondiali sant'Egidio � divenuto un nome di pace e di dialogo; per molti popoli, in particolare per gli africani, la comunit� di sant'Egidio � una casa della pace dove in tanti hanno cercato e cercano la fine dei conflitti che insanguinano il mondo. Molti osservatori ed esperti considerano la comunit� come uno degli esempi pi� interessanti della capacit� della societ� civile di incidere sulla vita internazionale e di influire sui processi di pace e riconciliazione. La comunit� di sant'Egidio � studiata, ascoltata e rispettata in varie cancellerie del mondo, nei fori e nelle organizzazioni internazionali. Numerose persone, delle pi� diverse parti del mondo, si rivolgono alla comunit� in cerca di un aiuto o di una soluzione per i loro paesi in crisi, a rischio di conflitti civili o gi� in guerra. Dall'inizio degli anni ottanta la comunit� di sant'Egidio si � impegnata su vari scenari della vita internazionale e, in special modo, per la preservazione della pace e in favore del dialogo. A motivo della sua crescente presenza in molte regioni del mondo, attraverso le varie comunit�, la comunit� di sant'Egidio sente vicine tante situazioni difficili. Nel tempo tale interesse, oltre che in un'azione umanitaria e di cooperazione allo sviluppo, si � trasformato in un impegno a favore del dialogo per prevenire tensioni e, talvolta, anche in interventi diretti di mediazione. Tuttavia non esiste un sant'Egidio diplomatico accanto a quello comunitario. L'impegno della comunit� per la pace nasce come un'estensione dell'impegno per i poveri e della fraternit�. Sant'Egidio si occupa di conflitti a partire dalla sua realt� di comunit� viva ed accogliente che prega. � la medesima cultura della riconciliazione e della solidariet�, aperta su un orizzonte pi� vasto. Secondo le parole dell'apostolo Paolo, si tratta di abbattere il muro di separazione che era framezzo, cio� l'inimicizia. Le inimicizie generano le guerre e la guerra � madre di tutte le povert�. La comunit� � persuasa che, oltre agli appelli e ad una continua invocazione alla pace, sia possibile lavorare concretamente per la pace, senza timore dei propri deboli mezzi. Tale debolezza, che cela mancanza di potere politico, economico e militare, potr� trasformarsi in una forza morale che cerca di trasformare l'uomo dal di dentro e renderlo pi� giusto e pi� misericordioso. � una forza debole che pu� aiutare la pace. Se � vero che, dopo la fine della guerra fredda, in molti possono provocare la guerra, � anche vero che tutti possono lavorare per la pace: questo � dentro l'esperienza della comunit�. La guerra � percepita con un male estremo, come madre di tutte le povert� fin dall'inizio. Questa coscienza diviene sempre pi� viva con il passare degli anni, quando la comunit� raggiunge, con la sua presenza, molti paesi, in particolare in Africa. Del resto, la chiesa ed i papi hanno maturato, per tutto il novecento, una profonda consapevolezza della guerra come inutile strage o come avventura senza ritorno, con un noto magistero sulla pace e sulle responsabilit� dei credenti e degli uomini di buona volont�. La riflessione sulla parola e la preghiera quotidiana conducono la comunit� ad interrogarsi sulle tante stragi di innocenti della storia e del presente e a maturare la coscienza viva del valore della pace. Gli avvenimenti dolorosi di guerre lontane nel tempo e di conflitti odierni entrano a far parte della vita quotidiana della comunit�, come invocazione nella preghiera, solidariet� attiva, ma anche ricerca concreta di soluzioni che tengano presenti le condizioni politiche dei paesi in crisi. Particolarmente vivo nel cuore della comunit� e nella memoria dell'espressione tragica della Shoah, il male assoluto partorito nel cuore della seconda guerra mondiale, � l'impegno a ricordare, per impedire che la violenza prevalga e che nessuno si trovi mai pi� isolato di fronte al male, come ha detto Andrea Riccardi in una recente occasione. Come sant'Egidio, ci sentiamo dentro questo patto a non dimenticare (che vuole dire non tollerare che nessuna comunit�, soprattutto la comunit� ebraica, sia isolata nella vita cittadina), un patto per non dimenticare; mai per nessun motivo potremmo essere separati dalla nostra comunit� ebraica. Pi� la si tenter� di isolare, come allora avvenne speciosamente, pi� noi saremo uniti. L'antisemitismo rappresenta un'offesa alla democrazia, ma per i credenti anche un fatto grave e colpevole di fronte a Dio. Si sappia bene che quando brucia la sinagoga, bruceranno anche la chiesa, la moschea, la politica democratica, la cultura e tant'altro. Per questo, ancora oggi siamo insieme e domani saremo sempre insieme per fare silenzio ed ascoltare la voce dei sommersi della Shoah. Sant'Egidio vive la vicinanza concreta alle guerre di questi anni, in particolare quelle in Africa e nel sud del mondo. La miseria di tanti poveri � resa ancora pi� tragica da conflitti civili o tra Stati. La stessa comunit� � stata colpita in prima persona dalla violenza con la perdita di due dei suoi membri, Madora e Laurindo, durante la lunga guerra in Mozambico. Spero che il Parlamento italiano, al di l� delle appartenenze politiche, abbia la volont� di impegnare il Governo perch�, accogliendo questa mozione, con il suo operare faccia s� che alla Comunit� di sant'Egidio venga riconosciuto il Nobel per la pace. Sarebbe un motivo di orgoglio per tutto il paese (Applausi dei deputati del gruppo misto-Verdi-l'Ulivo).
� stato sempre questo spunto a spingere Andrea Riccardi, Vincenzo Paglia, Matteo Zuppi, Mario Marazziti e gli altri (ormai sono 40 mila, sparsi in tutto il mondo) ad innescare una pacifica rivoluzione sociale, scavando nel cuore delle borgate romane quel solco di solidariet� e di tolleranza che traeva idee ed energia dalla ricchezza del Concilio Vaticano II. Questi giovani, negli anni - Andrea Riccardi � docente di storia del cristianesimo alla Sapienza, Vincenzo Paglia � vescovo di Terni - hanno saputo trasformare la lezione dei poveri e degli emarginati in una straordinaria macchina di solidariet� e di mediazione politico-diplomatica, attivissima oggi e proiettata in un futuro in cui si moltiplicheranno, purtroppo, i conflitti tra chi non riesce a sopravvivere perch� non ha niente e chi, invece, ha tutto. � questo il filo sottile, ma potentissimo, che unisce l'attivit� nascosta e silenziosa, essenziale, di preghiera e di solidariet� con i poveri con la ricerca dell'unit� tra i cristiani e del dialogo come via della pace e della collaborazione tra le religioni, ma anche come metodo per la riconciliazione nei conflitti. � da questo aspetto eroico e nascosto che trae forza quello pi� spettacolare, se vogliamo, loro malgrado, della mediazione internazionale, alla ricerca della pace. � la comunit� di sant'Egidio che sta dietro a quel dialogo, voluto da Giovanni Paolo II, che lega la grande riunione di Assisi del 1986 a quella della settimana scorsa, di nuovo ad Assisi, in una fase in cui il terrorismo fondamentalista e la spirale di violenza quotidiana in Medioriente rischiano di fare esplodere conflitti incontrollabili. Dal 1986 ad oggi, la comunit� di sant'Egidio ha avuto il merito di non aver disperso il tesoro di quel primo incontro, facendo rivivere quello stesso spirito in tanti altri appuntamenti, con la capacit� di aprirsi alle nuove domande poste dai grandi scenari internazionali, assieme a quelle delle religioni sulla via della pace, del dialogo tra civilt�, perch� le religioni possono essere una forza di pace proprio laddove la pace � minacciata a causa della multietnicit� e della multireligiosit�. Per questi motivi ci uniamo ai tanti - da Gorbaciov a Mugabe, da Madre Teresa al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e ad esponenti di varie religioni - che hanno chiesto il Nobel per la pace per la comunit� di Sant'Egidio, la cui candidatura, peraltro, era stata gi� inserita, pi� d'una volta, nella loro lista, dai professori dell'accademia di Stoccolma. Per queste ragioni, ci uniamo alla mozione Ciani ed altri n. 1-00027.
PRESIDENTE.
Tuttavia, va sottolineato che tra i soggetti titolari del diritto ad avanzare candidature al premio Nobel figurano soltanto i membri del Parlamento o membri individuali dei governi nazionali, non il Governo nella sua collegialit�. Il Governo in quanto tale, quindi, non pu� impegnarsi a presentare ufficialmente la candidatura della comunit� di sant'Egidio per il conferimento del premio Nobel per la pace, come invece � richiesto dai proponenti nella sezione dispositiva della mozione, nel primo paragrafo, che, pertanto, deve essere considerato non accettabile. Vista la natura di organizzazione non governativa della comunit� di sant'Egidio, apparirebbe comunque preferibile, per lo stesso successo della candidatura, che la proposta non partisse da un membro del Governo, quanto piuttosto da un altro dei soggetti legittimati a compiere questo atto, come, ad esempio, esponenti del Parlamento, come risulta essere gi� avvenuto in passato. Va peraltro notato che la candidatura deve pervenire al comitato per il Nobel, ad Oslo, entro il 1o febbraio di ogni anno. Il Governo, quindi, conferma la massima disponibilit� ad appoggiare successivamente la candidatura al premio Nobel della comunit� di sant'Egidio, secondo le modalit� tradizionali di questo premio, che si caratterizzano per la loro informalit�. La seconda parte della sezione dispositiva della mozione, che impegna il Governo a sostenere questa proposta di candidatura presso tutte le istituzioni culturali ed universitarie del paese, pu�, dunque, essere accolta come raccomandazione, qualora occorrano le condizioni opportune, tra le quali, in primo luogo, l'effettiva presentazione della candidatura stessa entro il 1o febbraio, compatibilmente con le procedure proprie del premio Nobel che richiedono rigorosamente di evitare pubblicit� e campagne di sostegno ufficiali.
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Resoconto della seduta n. 87 del 28/01/2002 Resoconto della seduta n. 88 del 29/01/2002
La mozione
e
Considerazioni
integrative
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