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Unterstützung der Gemeinschaft

  
13 August 2016

Attivato da Caritas Siria un fondo di emergenza

In soccorso di Aleppo

 
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Un fondo di emergenza per rispondere ai bisogni sempre più urgenti della popolazione di Aleppo sotto assedio: lo ha attivato Caritas Siria aggiungendo un nuovo, prezioso contributo alla serie di aiuti attivati dalla rete Caritas, impegnata dall'inizio del conflitto a fornire cibo, assistenza sanitaria, istruzione, alloggio, consulenza, protezione e mezzi di sussistenza agli abitanti della Siria e ai rifugiati nelle nazioni ospitanti. Solo l'anno scorso gli aiuti hanno raggiunto 1.300.000 persone. E a luglio, attraverso un video-messaggio del Papa, la Caritas ha lanciato una campagna per chiedere che ci si impegni affinché tutte le parti in conflitto si incontrino per trovare una soluzione pacifica, che si assicuri sostegno alle milioni di persone colpite dalla guerra e che sía data speranza a tutti i siriani dentro e fuori dal Paese.
La Caritas italiana - grazie anche al contributo di un milione di euro del Comitato Cei 8 x mille dall'inizio della crisi a tutto il 2015 ha risposto agli appelli di Caritas Siria e delle Caritas nazionali dei Paesi del Vicino Oriente che hanno accolto i rifugiati (Giordania, Libano, Turchia, Grecia e Cipro), sostenendo interventi per un totale di 2.800.000 euro, dei quali oltre 1.200.000 nella sola Siría. Per il 2016 sono stati già messi a disposizione circa 500.000 curo. Si tratta quasi ovunque di programmi di assistenza di base, attraverso viveri, medicine, alloggi. «Purtroppo dalla Siria - ha detto Papa Francesco domenica nel dopo Angelus - continuano ad arrivare notizie di vittime civili della guerra, in particolare da Aleppo. È inaccettabile che tante persone inermi, anche tanti bambini, debbano pagare il prezzo del conflitto, il prezzo della chiusura di cuore e della mancanza della volontà di pace dei potenti. Siamo vicini con la preghiera e la solidarietà ai fratelli e alle sorelle siriani».
Per Aleppo si susseguono gli appelli. La città «è allo stremo, ci vuole subito una tregua - chiede la comunità di San t'Egidio - per liberare gli abitanti da un assedio che li sta uccidendo a partire dai più deboli, dai malati, dai bambini. Si dia priorità alla popolazione, ormai priva di tutto il necessario». In una nota si rileva come «un accordo politico tra le parti sembra lontano» e «gli appelli dell'O nu per una tregua umanitaria restano finora inascoltati». Ciò comporta che «Aleppo, città-simbolo della convivenza tra culture e religioni, attraversi il momento più duro della sua storia» anche perché «le forze in campo non risparmiano alcun mezzo, nemmeno il più atroce».
La conferma di una situazione difficilissima viene da padre Ibrahim Al Sabagh, parroco di rito latino ad Aleppo, che alla Radio vaticana parla della paura della gente, della mancanza di acqua ed elettricità. «Tutto è a caro prezzo e negli ultimi giorni due zone sono state evacuate e tante persone hanno dormito e continuano a dormire per le strade e nelle tende», racconta il sacerdote, in prima linea negli aiuti: «Ci stiamo preparando, anche questo mese, a distribuire il pacco alimentare a migliaia di famiglie che sono nel bisogno. È un "miracolo", provvidenza divina». I sacerdoti e molti fedeli digiuneranno e pregheranno per 72 ore affinché «la volontà della pace vinca sulla volontà della guerra».


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