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1 Ottobre 2013

Cristiani, ebrei, islamici e induisti: «Nulla ci unisce come la famiglia»

 
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Se non ci unisce la famiglia che cosa può farlo? La famiglia non può che avvicinare le religioni, su questo non ci può essere discordia». È
un uomo di fede islamica come Abdelfattah Mourou, vicepresidente del movimento tunisino Ennahdha, a cogliere in pieno il senso della tavola rotonda sul «Bisogno di famiglia» all`Università urbaniana, nell`ambito della tre giorni di dialogo interreligioso organizzata dalla Comunità di Sant`Egidio. Esponenti delle tre religioni abramitiche - Islam, ebraismo e cattolicesimo - ma anche dell`induismo convergono sulla gravità della crisi che attanaglia il nucleo fondamentale della società. Attaccata in Occidente, non è certo al sicuro nei paesi arabi e nell`India, in corsa verso la cosiddetta modernità.
È l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, a puntare il dito contro la deriva individualista nemica della famiglia «L'io prevale sul noi e l'individuo sulla società e sulla famiglia. La famiglia più che "cellula base della società" diviene "cellula base per l'individuo". Ma se si indebolisce la famiglia, si indebolisce la stessa società». Monsignor Paglia sottolinea la crescita esponenziale delle cosiddette "famiglie unipersonali", da 5,2 milioni nel 2001 a 7,2 nel 2011. «Il rischio - avverte - è una società non solo defamiliarizzata, ma soprattutto individualizzata».
Piena sintonia nelle parole del tunisino Monrou: «C`è una vera guerra in atto contro la famiglia che viene dalla crescita dell`individualismo». Concorda anche l`induista Raj Krishna Srivastava, del Centro per lo studio delle società in via di sviluppo: «La
famiglia amplia i confini dell`io, non perché assorba in sé qualsiasi altra cosa, ma perché si doni liberamente agli altri. L`estensione dell`io spiega - diventa la base per la socialità e la società diventa una rete di io piuttosto che un aggregato di io rinchiusi». Concorda l`arcivescovo Laurent Ulrich, già vicepresidente della Conferenza episcopale francese: «Il primato dell`individuo prevale su quello degli
istituti ed elimina quindi l`influenza della famiglia». La deriva allora è verso quell`individualismo, ricorda il direttore di  Marco Tarquinio che modera l`incontro, che tanto piace «ai signori della finanza, che vogliono un mondo di uomini e donne soli e quindi manipolabili».
Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana, sottolinea i pericoli della contrazione demografica. E afferma che «i mondi ebraico e musulmano, più prolifici, possono spingere i legislatori a sostenere le famiglie più numerose». Chiamando provocatoriamente a raccolta «le religioni per una battaglia contro l`integralismo laico».
Le conseguenze della crisi demografica in Europa sono evidenti, concorda il vicepresidentedel parlamento Europeo, Antonio
Tajani del Ppe: «La riduzione dei figli provoca alcuni vantaggi economici alla prima generazione, ma produrrà poco benessere per le generazioni successive. Le società a crescita zero sono destinate a decrescere economicamente», afferma.
Giampiero Dalla Zuanna, demografo prima che senatore di Scelta civica, ricorda come il reddito delle famiglie aumenta virtualmente del 111% grazie ai «passaggi non monetari» del sostegno reciproco, mentre in paesi dove sono meno forti i "legami di sangue" come gli Stati Uniti arriva al 60%: «Quindi se lo Stato aiuta gli "aiutanti" del welfare, risparmia. Ma è disperante constatare quanto siano evanescenti
da noi le politiche familiari». «La domanda allora non è più quale mondo lasceremo ai nostri figli, ma a quali figli lasceremo questo mondo», dice - scherzando ma non troppo - Marco Tarquinio.


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