Campagna per il diritto alla cittadinanza
13 marzo 2010
In Italia è in corso una revisione della normativa riguardante il diritto alla cittadinanza. A questo riguardo, la Comunità di Sant'Egidio desidera porre l'accento in particolare sul diritto alla cittadinanza dei minori nati in territorio italiano o giunti in tenera età e scolarizzati in Italia.
La campagna per la cittadinanza promossa dalla Comunità di Sant'Egidio intende quindi richiedere che nella nuova normativa sia previsto che
- il bambino nato in Italia da cittadini stranieri regolari possa acquisire la cittadinanza al momento della nascita;
- possa acquisire la cittadinanza anche il bambino, nato all’estero e giunto in Italia minorenne, che abbia frequentato un ciclo di studi nel nostro Paese.
Si può sostenere la campagna Firma L'appello per il diritto alla cittadinanza ONLINE
o utilizzando IL MODULO ALLEGATO
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APPROFONDIMENTO:
Appello inviato ai parlamentari italiani in occasione dell'inizio della discussione del disegno di riforma della legge sulla cittadinanza (dicembre 2009)
Comunità di Sant’Egidio – Caritas Italiana- A.C.L.I. - Fondazione Migrantes - Fondazione Centro Astalli -
Comunità Papa Giovanni XXIII
BAMBINI E RAGAZZI DI ORIGINE STRANIERA
per una legge sulla cittadinanza nell’interesse del Paese
Le associazioni di ispirazione cristiana ed i soggetti ecclesiali firmatari di questo appello si rivolgono ai parlamentari perché i lavori per la riforma della legge sulla cittadinanza non siano presi in ostaggio dalla sterile contrapposizione tra gli schieramenti; ma si giunga in tempi ragionevoli all’approvazione di una legge giusta e lungimirante che tenga conto degli importanti mutamenti verificatisi nella composizione della società italiana in questi ultimi anni.
Come ha osservato Sua Santità Benedetto XVI, che ha voluto dedicare il Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2010 ai Migranti e Rifugiati Minorenni, “ i migranti e i rifugiati minorenni toccano un aspetto che i cristiani valutano con grande attenzione, memori del monito di Cristo, il quale nel giudizio finale considererà riferito a lui stesso tutto ciò che è stato fatto o negato “ a uno solo di questi più piccoli” ( cfr Mt 25, 40-45). Ci ricorda ancora Benedetto XVI che i molti bambini stranieri che sono nati nel paese di immigrazione o qui giunti durante l’età della scolarizzazione, “fanno parte di due culture con i vantaggi e le problematiche connesse alla loro duplice appartenenza”.
Valorizzare questi loro vantaggi e nel contempo offrire risposte adeguate alle possibili fragilità corrisponde dunque all’interesse del nostro Paese, tanto più che essi, salve poche eccezioni, sia che divengano italiani sia che rimangano stranieri, vivranno sempre con noi.
I bambini ed i ragazzi di origine straniera sono oggi poco meno di 900 mila, di cui 520 mila nati nel nostro Paese, e costituiscono già il 7% dell’intera popolazione scolastica.
In molti frequentano le nostre parrocchie ed oratori, provenendo in maggioranza da famiglie di fede cristiana.
In ogni caso essi condividono con i bambini e i ragazzi della loro età, già italiani per nascita, gli impegni, i desideri, i problemi, i sogni, le mode e le angosce di una cittadinanza in formazione, affidata per la sua piena riuscita agli adulti di oggi.
Questi ragazzi parlano l’italiano meglio della lingua del paese di origine, che in molti casi nemmeno conoscono. La loro inflessione dialettale è veneta in Veneto, siciliana in Sicilia; e l’Italia è l’unico Paese nel quale possano davvero identificarsi, a condizione che non ne siano tenuti ai margini.
Essi rappresentano, indubbiamente, una grande possibilità di sviluppo per il nostro Paese, il quale a tutt’oggi attraversa una fase molto pronunciata di invecchiamento, ma potrebbero anche costituire un problema se il sentimento di appartenenza alla società italiana non verrà assecondato, sostenuto e radicato in loro con le opportune iniziative, sia oggi che negli anni a venire. Ancora si legge nel messaggio del Pontefice: “ non si dimentichi mai che l’adolescenza rappresenta una tappa fondamentale per la formazione dell’essere umano”.
Corrisponde dunque al comune interesse di tutti – vecchi e nuovi italiani – che la appartenenza di questi bambini e giovanissimi alla comunità nazionale sia rafforzata e confermata dal riconoscimento pieno e formale della cittadinanza.
D’altra parte, l’aumentata mobilità internazionale e l’affermarsi, in seno alla comunità internazionale, di stretti vincoli di cooperazione nella pace tra i paesi che rifuggono la violenza, il terrorismo e la guerra, hanno reso oggi meno rilevanti che in passato le identità fondate sul sangue o sul luogo di nascita; e conducono realisticamente a riconoscere la possibilità del doppio status di cittadinanza come esito dell’accresciuta globalizzazione, se accompagnata da una effettiva stabilità migratoria.
Crediamo dunque che i bambini ed i ragazzi cresciuti in Italia da genitori stranieri, specie se potranno crescere da cittadini, possano condividere con le loro stesse famiglie, con i loro coetanei e con le altre generazioni di italiani un nuovo patriottismo costituzionale, più capace di ieri nel costruire la pace e praticare la cooperazione internazionale. In tal senso già ci rassicura l’equilibrato legame con l’Italia di molti nostri connazionali residenti in paesi di cui pure sono divenuti onesti cittadini.
Auspichiamo dunque che le possibili e ben comprensibili diversità di vedute su altri temi della riforma oggi in discussione non ostacolino e non ritardino l’affermarsi, attraverso nuove regole, di una visione condivisa riguardo al necessario riconoscimento della cittadinanza in concreto vissuta, sin dalla tenera età dell’infanzia e dell’adolescenza, da tanti ragazzi che oggi sono ancora stranieri, ma che certo non sono e non si sentono solamente immigrati.
Invitiamo tutti a posare lo sguardo sui bambini perché essi sono il futuro del nostro Paese.
In particolare auspichiamo:
Che sia attribuita la cittadinanza, al momento della nascita, al bambino nato in Italia da genitori stranieri già regolarmente soggiornanti, i quali mostrino in concreto di volersi inserire nella società italiana
Che al positivo inserimento del minore nel nostro Paese, anche se nato all’estero, corrispondano adeguate modalità di attribuzione della cittadinanza, già prima del compimento della maggiore età; rendendo altresì disponibili procedure opportunamente agevolate di naturalizzazione nei primi anni dell’età adulta per coloro che siano comunque giunti durante la minore età in Italia.
Che a coloro che diventano cittadini non venga anacronisticamente imposta la rinuncia alla cittadinanza di origine, salva la ricorrenza di imperiose, specifiche ed eccezionali esigenze di politica estera e di interesse nazionale.
Che ai giovani vissuti in Italia sin dalla tenera età, ma già divenuti maggiorenni sotto il vigore della legge n.91/1992, sia transitoriamente consentito di valersi delle nuove regole di acquisto della cittadinanza durante la minore età.