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"Morire di speranza": i nomi e le storie dei migranti morti nei viaggi verso l'Europa ricordati nella veglia di preghiera a Santa Maria in Trastevere Migliaia di persone hanno gremito la basilica di Santa Maria in Trastevere, a Roma, ieri, per la memoria di coloro che, nei "viaggi della speranza" verso l'Europa, hanno perso la vita. Nomi e storie di uomini e donne spesso giovanissimi, di bambini con le loro madri, uccisi dalle acque del Mediterraneo, oppure nei carrelli degli aerei, o ancora nei container di camion che attraversano le frontiere via terra. La lista di nomi, accompagnata dall'accensione delle candele, tocca il cuore dei presenti, tra i quali alcuni parenti delle vittime e un gruppo di rifugiati giunti recentemente dal Nord Africa, attualmente accolti a Civitavecchia. La veglia di preghiera è stata organizzata in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2011 dalla Comunità di Sant’Egidio, l'Associazione Centro Astalli, la Federazione Chiese Evangeliche in Italia, la Fondazione Migrantes, Caritas Italiana e ACLI. Presideuta da mons. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastoraleper i Migranti e gli Itineranti, ha visto la partecipazione anche di rappresentanti ecumenici. Dal 1990 almeno 17.597 persone sono morte nel viaggio lungo le frontiere dell’Europa. Il cambiamento degli assetti geopolitici che sta interessando i Paesi del Nord Africa e in particolare il conflitto in Libia, hanno spinto molte persone ad intraprendere le pericolose traversate in mare. In questo contesto sono allarmanti i dati dei primi 5 mesi del 2011: si registrano già 1820 morti in tutto il Mediterraneo, di cui 1633 in viaggio verso l’Italia. Il bilancio è, probabilmente, più tragico se si pensa a quanti si trovavano a bordo di imbarcazioni delle quali non si è avuta più notizia e che non sono mai riuscite a raggiungere le nostre coste. Due le rotte principali da cui si sono originati i flussi di migranti via mare dall’inizio del 2011: la Tunisia e la Libia. 187 persone sono annegate sulla rotta tunisina, mentre, la rotta libica è quella che desta maggiore preoccupazione e che ha fatto registrare, nel periodo considerato, la morte in mare di 1633 migranti sub sahariani (dati Fortress Europe). La condizione di chi proviene dalla Libia in guerra è di estrema vulnerabilità: minacciati da tutte le parti in conflitto sono costretti ad intraprendere la traversata su imbarcazioni fatiscenti e sovraccariche pur di raggiungere un rifugio sicuro in Europa. Di fronte a questi dati non si può rimanere in silenzio. Si tratta di uomini, donne e bambini in fuga da situazioni di conflitto, di gravi violazioni dei diritti umani e di persecuzioni. In cerca di un luogo sicuro sono, invece, andati incontro alla morte. La preghiera “Morire di Speranza” è nata pensando a ciascuno di loro. Anche una sola di queste vite perse in mare in un viaggio di dolore e disperazione è una sconfitta per tutti che non può e non deve lasciare indifferenti. Queste morti sono un richiamo alla responsabilità, per guardare alla realtà della migrazione mettendo sempre in primo piano la vita di ognuno e il pieno rispetto dei diritti umani. Anche in occasione di questo evento, le organizzazioni promotrici fanno appello alla comunità internazionale e alle istituzioni affinché si proceda all’apertura urgente di canali umanitari e si garantisca il trasferimento delle persone verso luoghi sicuri. Solo uno sforzo congiunto in questo senso può permettere alle persone in fuga di non rischiare la propria vita in mare. |
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