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12 Septembre 2011 09:00 | Residenz, Allerheiligen-Hofkirche

Martiri e testimoni della fede di Ioan



Ioan


Archevêque orthodoxe, Patriarcat de Roumanie

L’apostolo Paolo, nella Lettera ai Galati, scrive che Gesù è nato quando venne la pienezza del tempo. (4.4)
Il mondo antico era in attesa del Messia. Il luogo della nascita di Gesù Cristo, la Palestina, che diverrà la culla del cristianesimo, faceva parte dall’Impero Romano.
Roma ha creato un impero continentale, che aveva il Mar Mediterraneo al suo interno; comprendeva tutti i territori dell’area meridionale e si estendeva su tre continenti: dall’Oceano Atlantico al Mare del Nord, dal Mar Rosso al Reno e al Danubio, dal Mar Caspio al Golfo Persico.
Sotto l’Imperatore Traiano (98 – 117), la dominazione romana visse la sua massima espansione, il suo più grande potere e le sue più alte forme di cultura. Era definito un “ecumene” (οίχουμενη - cf. Luca 2, 1).
Non si conosceva il numero dei suoi abitanti, ma alcuni storici li stimano tra i sessanta e i centoventi milioni.
Non avendo frontiere interne l’impero facilitava il legame tra le genti: l’impero era cosmopolita.
Accanto al latino era usato il greco come lingua corrente, in greco è stato scritto il Nuovo Testamento.

La religione

Con l’eccezione dei giudei, i popoli antichi erano politeisti e veneravano gli idoli; ogni popolo aveva la sua religione. L’ordinamento romano tollerava tutte le religioni, con alcune eccezioni.
Il miscuglio di popoli e di culti ha portato nell’Impero Romano il sincretismo religioso, chiamato anche teocrazia.
Col tempo appaiono però nuove idee, come l’idea della salvezza, del monoteismo, della coscienza morale, che contribuiscono a preparare quel mondo a ricevere il cristianesimo.
I culti pagani non soddisfacevano più le attese dell’uomo.
La sete di verità e di incontro con la verità aumentava sempre di più nella coscienza umana.
Le religioni pagane non insegnavano la morale come la religione ebraica o cristiana.
Gli schiavi erano la maggior parte della popolazione dell’impero; non avevano diritti e dignità, potevano essere venduti e il loro matrimonio non era riconosciuto legalmente.
Quando l’Impero romano entra in crisi, questa situazione, in parte, risulta favorevole all’espansione del cristianesimo. Questo spiega, almeno dal punto di vista sociologico, la rapidità della sua espansione.
La facilita uno Stato universale, in pace, in ordine, con vie di comunicazione, una lingua compresa ovunque.
L’insufficienza religiosa e morale del politeismo greco–romano ha contribuito all’espansione del cristianesimo.
Il cristianesimo lottava comunque con una resistenza, quella della religione di Stato, e poi con una grande polemica anticristiana, sostenuta dalle diverse correnti filosofiche e religiose del tempo.
Ed ecco che arriviamo alle persecuzioni dell’impero romano verso i primi cristiani.
Comincia a scorrere sangue per la difesa della verità, per la luce, per Cristo.
E così, le prime pagine della storia del cristianesimo si scrivono con il sangue dei martiri, così come la prima parola della Nuova Legge -  “amore” – era stata scritta con il sangue del Cristo, sulla croce del Golgota.
Forse il mondo antico si sarà chiesto: che tipo di uomini sono i cristiani che scrivono la loro storia con il sangue dei martiri?
Loro non capivano che questo sangue è amore: amore verso Cristo e verso i propri simili.
Era il segno della primavera del Regno di Dio. 
Il mondo sarà redento dal sacrificio di Cristo.
Il sangue delle ferite di Cristo si è unito e si unisce anche oggi con quello dei martiri, formando il più sacro dei fiumi del mondo – Il Giordano santo dell’Amore – nel quale si sono battezzati migliaia di cristiani e nel quale siamo chiamati anche noi, oggi, a battezzarci nel nome della Trinità.
Questo Giordano dell’Amore e del sangue dei martiri ha una sola sorgente: Cristo.
Questo fiume scorre ancora oggi ovunque nel nostro magnifico pianeta.
Dio, scegliendo l'imperatore Costantino il Grande, nel 313 a Milano, ferma il flusso dei fiumi di sangue dei martiri.

Ma l’equazione martire uguale sangue si presenta solo in questa forma?
Io dico di no, così come hanno dimostrato i duemila anni di cristianesimo.
Osserviamo Erode, che ha ucciso molti bambini per uccidere Cristo: dopo di lui quanti Erode sono vissuti nel mondo e vivono anche oggi tra di noi?
E’ noto che il XX secolo ha avuto più martiri dei primi tre secoli del cristianesimo messi insieme.
Nel 2009, alla Preghiera per la Pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, siamo stati ad Auschwitz-Birkenau.
Lì abbiamo visto da dove sono saliti verso il cielo, dalle canne fumarie dei crematori, i corpi e le anime di milioni di uomini – creature dell’amore di Dio.
Non hanno tombe a terra costoro, ma sono stati sepolti nel cielo.
Quel fiume di sangue scorreva verso l’alto e scorre anche oggi, tramite il cuore e le lacrime dei superstiti e dei loro discendenti.
Non dimentichiamo neanche i gulag del mondo comunista in cui sono stati sterminati milioni di cristiani.
Cosa hanno fatto i cristiani del XX secolo nei lager?
Il lager fu anche un tempio, luogo in cui Cristo scese per pregare con loro dietro le sbarre.
Cristo non viene solo nelle grandi cattedrali, ma anche e forse prima nelle cattedrali che hanno le grate, non protette dagli angeli ma piuttosto dalle guardie armate di spade.
Cristo è passato anche da qui per scendere presso coloro che soffrivano per la fede.
Probabilmente le prigioni comuniste hanno prodotto tanti dottori in teologia quanti tutte le università cristiane nel mondo, ma le prime non hanno mai messo il suffisso “Dottor” davanti ai loro nomi.
Non tutti i martiri hanno avuto diplomi universitari, ma tutti hanno voluto unirsi con Cristo al prezzo del passaggio attraverso un fiume di sangue.
Se al tempo della Chiesa delle origini il potere politico prendeva il sangue dei martiri, nel XX secolo il potere comunista ateo ha voluto prendere qualcosa di più ai cristiani: la fede o, peggio, l'anima.
Se qualcuno oggi – una qualsiasi potenza del mondo – mi chiedesse sangue, gli darei il sangue e l’anima? No!
Sono state martirizzate anche le coscienze di molte generazioni. 
Ma, guardiamo verso il Sud, verso il continente a noi vicino, l’Africa.
Sono stato in Sahara e ho visto che una parte di quella sabbia è rossa.
Ma sarà solo il ferro a dare il colore rosso alla sabbia oppure anche il sangue dei martiri cristiani dell’Africa?
Anche se i nostri fratelli hanno un altro colore, il loro sangue è come quello di Cristo e come il nostro.
Anche loro hanno scritto la storia con il sangue dei martiri.
Per questo, noi cristiani siamo e ci chiamiamo fratelli, perché siamo un solo sangue con Cristo e con i martiri; siamo fratelli di sangue, di un sangue santo.
Sempre guardando l’Africa, vediamo che oggi molti uomini passano attraverso il fuoco e la spada, muoiono di fame e non sono cristiani, sono uccisi a migliaia.
Chi sono? Per quale causa perdono la vita? Credo per i valori morali, come il diritto, la verità, la pace e l’amore.
Sono loro forse di secondo grado? Dovremmo inserirli in un altro libro dei martiri; non sono anche loro nostri fratelli nella sofferenza?
Anche loro sono in ricerca, non dell’oro, ma del Cristo!
Invece di dar loro una mano, non gli diamo forse un pugno, offrendo loro non il Cristo, ma armi sofisticate, e non il pane e non il Pane vivo, Cristo Signore?
Dio, Gesù Cristo, so che lacrime e sangue hai ancora oggi!
Ti prego lascia che cada una lacrima e una goccia di sangue anche per me e per i nostri fratelli, che oggi vivono nella sofferenza sul pianeta più meraviglioso dell’universo, la Terra!
Ferma, o Signore, il versamento di sangue e manda la Tua pace tra gli uomini, per dare inizio alla primavera del Tuo amore nei nostri cuori!

† Ioan,
Arcivescovo di  Covasna e Harghita


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