Secretario general de la Conferencia Asiática de Religiones por la Paz, Japón
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Vi ringrazio per avermi dato l’opportunità di poter parlare su questo tema.
Vorrei iniziare subito il mio discorso, visto i tempi stretti. Innanzitutto per “Spirito di Assisi” s’intende lo spirito con cui nel 1986, definito dalle Nazioni Unite come “anno della pace internazionale”, papa Giovanni Paolo II organizzò questo “incontro di preghiera per la pace del mondo”, invitando i leaders delle religioni del mondo a pregare insieme per la pace e giurare su un’azione mirata.
Questo spirito è stato poi ereditato dalla Comunità di Sant’Egidio, che organizza ogni anno questi incontri per la pace, invitando i rappresentanti delle religioni del mondo in varie località.
D’altro canto, Sua Eminenza Etai Yamada, il 253esimo Zashu del Buddismo Tendai, una delle più antiche scuole buddiste del Giappone, ha voluto ereditare questo spirito, annunciando di voler organizzare l’ “incontro per la preghiera per la pace” anche in Giappone, iniziando così, dall’anno successivo, il summit presso il Monte Hiei, incontro che si tiene ogni anno ad agosto, avendo come principali protagonisti i rappresentanti delle religioni giapponesi, che continuano in questo modo a pregare per la pace.
Quest’anno abbiamo celebrato il 25esimo anniversario di questi incontri in Giappone, invitando anche ospiti stranieri e organizzando vari simposi.
Il tema scelto per questo summit era “Catastrofi naturali violente e il ruolo dei leaders religiosi - riflessioni sul terremoto dell’11 marzo e l’incidente alla centrale e attività ”. Abbiamo discusso principalmente del terribile terremoto che si è abbattuto nel nord-est del Giappone l’11 marzo dell’anno scorso e del conseguente disastro alla centrale nucleare, per poi domandarci e discutere sul ruolo che hanno avuto gli uomini religiosi nel corso delle catastrofi naturali avvenute nel mondo, arrivando così a definire un messaggio condiviso all’unanimità.
Vorrei riportarVi brevemente un passaggio di questo messaggio.
“Dall’alba della storia l’uomo deve la sua sopravvivenza alla bontà della natura, e ha creato molti mezzi per rendere il proprio ambiente sempre più confortevole. Questo ha poi portato allo sviluppo esponenziale delle scienze e delle tecnologie e al dominio della moderna civilizzazione materialistica sulla vita dell’uomo. Il risultato ottenuto è il cambiamento di atteggiamento dell’uomo: dall’essere grato verso la natura all’essere egocentrico nel perseguimento della soddisfazione di un desiderio insaziabile per arricchire sempre più la propria vita, utilizzando e modificando la natura stessa.”
“Le religioni hanno da sempre insegnato che la felicità non deriva dal soddisfacimento del desiderio, ma che bisogna pregare per la pace nella vita quotidiana e offrire le preghiere di gratitudine per aver ricevuto la vita, che è parte integrante di un tutto armonico. Adesso l’uomo si deve render conto che ci troviamo ad un bivio, in cui ci viene domandato di scegliere la strada giusta, e che il materialismo ci sta sopraffando”
I rappresentanti religiosi che vi hanno partecipato hanno commemorato tutte le vittime morte in conseguenza delle catastrofi naturali e dell’incidente alla centrale nucleare e hanno rinnovato il proposito di riflettere sul modus vivendi da condurre d’ora in avanti.
In secondo luogo, credo che lo “Spirito di Assisi” si rifaccia all’idea di preghiera e di azione espressa nella “Preghiera Semplice” attribuita a San Francesco, ossia “O Signore, fa di me uno strumento di Pace”.
Un’azione senza la preghiera, è un’azione a dir poco cieca.
D’altra parte, una preghiera senza l’azione rimane un’illusione.
Questo è un detto che si tramanda in Giappone, ma sono fermamente convinto che a noi uomini religiosi ci viene chiesto di trovare un solido equilibrio tra la vera preghiera e l’azione. E’ facile che l’una o l’altra possano prevalere e portare ad un’azione poco equilibrata, ma è necessario imparare dallo Spirito di Assisi la pratica della preghiera per la pace e l’azione volta alla sua realizzazione, tornando alle nostre origini come uomini religiosi.
Il comitato delle Religions for Peace Japan al quale appartengo, ha 42 anni di storia alle spalle, storia alla base della quale, ponendo l’attenzione a questi 2 aspetti, vi è sempre stato l’impegno per la costruzione della pace attraverso il dialogo e la collaborazione tra le religioni. Ci impegnamo costantemente affinché possiamo veramente fare ciò che ci viene chiesto come uomini di religione dinanzi alle numerose problematiche che ostacolano la realizzazione della pace non solo all’interno del Paese, ma anche all’estero attraverso gli incontri, le preghiere e il dialogo tra i rappresentanti delle religioni presenti in Giappone, a partire dallo shintoismo, il buddismo, il cristianesimo, le varie correnti shintoiste, le cosiddette “nuove religioni”, l’islam ed altre ancora.
Negli ultimi tempi, rendendoci conto della difficoltà di realizzare la pace solamente con le nostre forze come uomini religiosi, abbiamo iniziato a coinvolgere e tentare di collaborare anche con personalità appartenenti a diversi settori, come il mondo politico, scientifico, dei media, i gruppi non governativi.
Il progetto delle attività di quest’anno ha come tema principale “la preghiera e l’azione per salvare insieme tutte le vite” e ha al suo interno altri 3 sottotemi.
Il nostro primo obiettivo è quello di dare un aiuto effettivo alla ricostruzione post-sismica nel Giappone nord orientale. Nello specifico abbiamo stabilito 3 punti che sono le linee guida.
1. Commemorare le anime delle vittime
2. Solidarietà ai sopravvissuti
3. Responsabilità verso le nuove vite
Da quando è partito questo progetto e abbiamo iniziato a raccogliere le donazioni in tutto il Giappone, siamo riusciti a raccogliere 300 milioni di Yen, fondo che già utilizziamo e con cui abbiamo già programmato i nostri interventi nei prossimi 5 anni. Attualmente abbiamo posto un ufficio a Sendai, una delle città colpite dal sisma, e lo staff lavora in collaborazione con i rappresentanti religiosi e le varie ONG del posto. In particolare organizziamo cerimonie commemorative, diamo supporto psicologico, aiutiamo le persone più disagiate e lavoriamo su progetti prefissati.
In secondo luogo riflettiamo sull’energia atomica, la civiltà e il tipo di vita moderna, prefissandoci di determinare un messaggio preciso come uomini religiosi nei confronti della società.
Tutt’ora stiamo continuando a cercare di formulare un messaggio, alla luce di congressi, simposi, seminari organizzati fino ad ora.
In terzo luogo poniamo l’attenzione sui rapporti internazionali, e in particolare stiamo portando avanti 2 progetti.
Il primo di questi progetti consiste nel dialogo e nella collaborazione con i Paesi dell’Asia orientale.
Sulla base delle attività della “Religions for Peace Asia”, cerchiamo di condurre il dialogo con i Paesi più vicini al Giappone, quali la Cina, la Corea e la Corea del Nord, superando i dissapori storici e politici, in modo da poter realizzare insieme la pace. In questi ultimi 4 anni, grazie al dialogo e ai simposi organizzati con temi specifici, abbiamo iniziato a capire i vari punti di vista e le varie conoscenze e stiamo cercando di approfondire la comprensione reciproca, cosa che continueremo a fare.
Il secondo consiste nel dialogo e nei rapporti con l’islam. Il comitato giapponese nel ‘92 ha organizzato il “Congresso medio orientale del WCRP” per trovare una soluzione al contrasto tra Israele e la Palestina, nel 2004 il “Dialogo con i religiosi musulmani”, nel 2009 il “Congresso per la risoluzione della guerra in Afghanistan” e nel 2010 il “Congresso dei Leaders musulmani per una corretta comprensione dell’Islam”, invitando in Giappone i rappresentanti musulmani per un dialogo con i leaders delle religioni giapponesi. Continueremo ancora nel promuovere queste attività che possano contribuire alla realizzazione della pace nella comprensione reciproca.
Oltre a questi 3 progetti principali, promuoviamo attività per l’abolizione totale delle armi nucleari e la riduzione degli armamenti, cerchiamo di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) con cui si cerca di risolvere il problema della povertà, cerchiamo inoltre di radicare nel cuore delle persone l’idea di pace, abbiamo cura della vita e cerchiamo di infondere lo spirito atto alla costruzione della pace. Queste attività sono promosse grazie alla collaborazione e alla solidarietà dei rappresentanti delle vari religioni giapponesi, attraverso le quali cerchiamo di approfondire anche la nostra reciproca comprensione.
La preghiera per la pace e la sua pratica, fondata proprio sullo “Spirito di Assisi”, nonostante sia ancora una forza “debole”, cercano di compiere passi in avanti come “strumento per la pace”.
Vi ringrazio per la cortese attenzione.
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