Settant’anni fa, nella primavera del 1943, più di 20.000 Sinti e Rom furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dai territori allora appartenenti al Terzo Reich e da quelli occupati in base ad un ordine di Heinrich Himmler del 16 dicembre 1942. Tra i deportati vi erano anche i Sinti e i Rom del campo di lavori forzati berlinese di Marzahn. Di questi eventi si è fatto memoria a Berlino in una cerimonia di commemorazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio.
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I partecipanti alla marcia silenziosa, fra i quali molti giovani, hanno sfilato da Potsdamer Platz fino al monumento in memoria dei Sinti e Rom uccisi durante il nazionalsocialismo. Cartelli con su scritti i nomi dei campi di concentramento hanno accompagnato la marcia, che ha suscitato l’attenzione di tanti passanti in questa fredda giornata di aprile.
Davanti al monumento, ha preso la parola Rita Prigmore, una donna sinti, bambina all'epoca del Porajims, sopravvissuta agli esperimenti medici effettuati sui gemelli nella clinica universitaria di Wurzburg. Era già adulta quando ha saputo da sua madre che la sua sorella gemella, Rolanda, aveva trovato la morte in quella clinica. Rita Prigmore ha chiesto a tutti i partecipanti alla cerimonia di impegnarsi in prima persona contro ogni forma di razzismo e li ha esortati ad accogliere i Sinti e i Rom che negli ultimi anni si sono trasferiti a Berlino da paesi come la Romania e la Bulgaria. Rivolgendosi ai Sinti e ai Rom ha poi aggiunto: “Cercate uomini di buona volontà che vi aiutino a trovare lavoro, a ricevere una buona formazione e a trovare qui una nuova patria”. Una giovane Rom della Romania, che vive a Berlino da un mese e che ha preso parte con la sorella alla manifestazione, aveva le lacrime agli occhi ascoltando queste parole.
Numerosi interventi hanno fatto eco alle sue parole. La sovrintendente generale di Berlino, Ulrike Trautwein, che ha ricordato come i Sinti e Rom abbiano sofferto isolamento ed esclusione sin dal loro arrivo in Germania, nel XV secolo, e che ci è voluto fin troppo tempo perché in Germania ci si interrogasse seriamente sulle ingiustizie perpetrate nei loro confronti. Alexander Linke, della Comunità di Sant’Egidio, ha affermato: “Il popolo dei Sinti e dei Rom deve trovare il posto di cui è degno nelle città d’Europa, perché è un popolo che è stato perseguitato in passato e che ancora oggi è discriminato. È un popolo su cui pesano pregiudizi che si trasmettono di generazione in generazione”. Mentre la direttrice della Caritas di Berlino, Ulrike Kostka, ha sottolineato l'importanza di questo monumento, luogo di memoria, anche considerando la discriminazione e lo stigma che ancora colpiscono i circa 20.000 Sinti e Rom oggi presenti a Berlino.
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In conclusione della cerimonia è stato letto un appello in cui i giovani si sono impegnati a lottare contro ogni discriminazione. Vi si legge: “Vogliamo conoscere gli uomini di altre religioni, culture e nazionalità, giovani e anziani, migranti e nati qui, deboli e forti, ricchi e poveri […] Insieme vogliamo sognare che la nostra città non escluda nessuno, che ogni uomo vi possa trovare degli amici, che tutti vi possano vivere dignitosamente”.
Testo completo dell'appello: Per un mondo senza razzismo – per un mondo senza violenza
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