Nelle “smart cities” contemporanee sembra non ci sia posto per il passo lento e fragile di chi è avanti con l’età. A Roma gli istituti per anziani sono quasi tutti concentrati fuori delle “nuove mura” del raccordo anulare. Non si devono vedere, al massimo una visita affrettata, quando capita e quando si ha tempo.
La storia di Rita e Maria, romane da una vita, entrambe più di ottant’anni, è controcorrente perché è una storia di resistenza: contro il degrado umano e l’appiattimento dei “nonluoghi”, come gli istituti e le cosiddette “villette” per la Terza Età. Sfrattate dalle loro case sarebbero finite anche loro in esilio. Come permettersi di trovare una soluzione con i pochi soldi di una pensione minima? (CONTINUA A LEGGERE) |