La Comunità di Sant’Egidio esprime la sua solidarietà alla Comunità ebraica di Kiev per le aggressioni contro membri della comunità della Sinagoga Rozenberg nel quartiere di Podol, avvenute sabato 11 gennaio e venerdì 17 gennaio, in conseguenza delle quali sono rimasti feriti Gigel’ Verchtajmer di 26 anni e Dov-Ber Glikman di 33 anni.
Una profonda preoccupazione è suscitata da tale manifestazione di antisemitismo e xenofobia, malattie che hanno condotto nel XX secolo all’eliminazione di 6 milioni di ebrei in Europa, molti dei quali vivevano in Ucraina. Qualsiasi violenza, soprattutto se fondata su pregiudizi nazionali o razziali, non può avere giustificazione, e deve essere rimossa dalla società.
Il 27 gennaio il mondo intero ricorda le vittime della terribile tragedia della Shoah. Ricorderemo anche la tragedia di Babyj Jar, che non è una vicenda lontana, ma è storia della nostra città, la cui memoria ogni anno è tenuta viva dalla Comunità di Sant’Egidio con la Comunità ebraica. Tra di noi vivono testimoni, sopravvissuti dopo le fucilazioni di massa e persone che hanno salvato ebrei rischiando la propria vita. Oggi, nel XXI secolo, accettare che venga esercitata violenza sulle persone a motivo della loro origine significa dimenticare la memoria delle vittime innocenti e, soprattutto, privare noi e i nostri figli del futuro. La memoria della storia della nostra città spinge noi tutti a essere particolarmente attenti nei confronti di un risveglio dell’antisemitismo, in qualsiasi forma esso si manifesti.
Negli ultimi mesi si parla molto del futuro dell’Ucraina. Ma non c’è futuro senza memoria. E davvero, come ha scritto un ex prigioniero di Auschwitz, coloro che non hanno memoria del passato sono destinati a ripeterlo. La memoria del Novecento genera in noi una forte speranza che i kieviani non dimenticheranno e non taceranno di fronte alle manifestazioni di antisemitismo e di qualsiasi forma di discriminazione, non isoleranno né disprezzeranno la comunità ebraica né nessun’altra comunità nazionale della nostra città.
Non è possibile oggi accettare manifestazioni di antisemitismo in forma violenta o verbale. L’antisemitismo è una sfida lanciata a tutti i kieviani. Non si può tacere. Tutti noi kieviani – ebrei, cristiani, gente di altre visioni – dobbiamo impegnarci perché il nostro futuro sia fondato sul rifiuto dell’antisemitismo e di ogni espressione della cultura dell’aggressione, dell’odio e del disprezzo.
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