Wspólnota Sant’Egidio łączy się w bólu z Romami w związku ze śmiercią Ceiki Stoiki, świadka Porrajimos, holokaustu ludów Rom i Sinti, która odeszła w Wiedniu 28. stycznia bieżącego roku, nazajutrz po Dniu Pamięci o Ofiarach Holokaustu.
Ceika Stoika urodziła się w 1933 roku w licznej rodzinie austriackich Romów-katolików, prześladowanej przez nazistów. Jako dziecko została zesłana do Birkenau, potem do Ravensbrück, a w końcu do Bergen Belsen. Po wojnie została pisarką i artystką, której twórczość wyrażała cierpienia Romów w czasie prześladowań nazistów. W książce „Może marzę o życiu” opowiedziała o swoich dziecięcych przeżyciach z obozu w Bergen Belsen.
Jej niezwykłe zaangażowanie w pielęgnowanie pamięci i dawanie świadectwa zbliżyło ją do Wspólnoty Sant’Egidio. Brała udział w spotkaniach „Ludzie i religie” w duchu Asyżu oraz w konferencjach i spotkaniach z młodymi we Włoszech i innych krajach Europy. Pamiętamy zwłaszcza jej obecność w czasie pielgrzymki przedstawicieli religii do Auschwitz w 2009 roku, jej spotkania z młodymi na Węgrzech oraz jej ostatnią podróż do Rzymu, w czerwcu 2012 r., z okazji audiencji Romów i Sinti Europy u papieża Benedykta XVI.
Również w tych okolicznościach, Ceika Stoika, jak to czyniła często w ostatnich latach, wyraziła swoje zaniepokojenie odnawianiem się w Europie zjawiska antyromskości: „Boję się, że Auschwitz jedynie śpi”, powiedziała papieżowi.
Radosną syntezę jej przesłania można odnaleźć w słowach, jakie skierowała do młodych Węgrów ze Wspólnoty Sant’Egidio, w czasie jednego z ostatnich swych spotkań: “Jeśli bronicie Cyganów, słabych, obronicie także Was samych. W ten sposób staniecie się płaszczem ochronnym dla samych siebie”.
Approfondimenti
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Biografia
Ceija Stojka, nata nel 1933 a Kraubath, un paesino della Stiria, era la quinta di sei figli di una famiglia cattolica di Rom Lovara. Tra il 1941 ed il 1945 è’ stata deportata in tre campi di concentramento, prima ad Auschwitz, poi a Ravensbrueck ed infine a Bergen Belsen. Venne marchiata come uno dei cavalli che suo padre vendeva alle fiere. Sul braccio gli restò un tatuaggio: Z6399. Z sta per zigeuner, zingaro. La sua famiglia allargata contava più di duecento persone, di queste solo lei ed altre cinque sopravvissero alla deportazione. Dopo il ritorno dal lager ha vissuto a Vienna e nei dintorni della capitale austriaca lavorando come venditrice ambulante. Dotata di spiccata sensibilità artistica Ceija Stojka è stata scrittrice, poetessa, cantante e pittrice. Ha scritto poesie e testi sia in lingua romanes che in tedesco. E’ stata una dei pochi rom a mettere per iscritto i suoi ricordi di sopravvissuta e a pubblicare la biografia: Wir leben im Verborgenen. Erinnerungen einer Rom-Zigeunerin 1988 (Viviamo in isolamento. Memorie di una Romnì).
Nel 1992 esce il suo libro “ Reisende auf dieser Welt” (Viaggiatori di questo mondo) e nel 2003 la sua raccolta di poesie. Meine Wahl zu schreiben - ich kann es nicht.
Nel 2005 nel libro Träume ich, dass ich lebe? Befreit aus Bergen-Belsen (2005) (tradotto in italiano col titolo “Forse sogno di vivere”) racconta la sua esperienza di bambina nel campo di concentramento di Bergen-Belsen.
Del suo villaggio natio conservava ricordi sfocati ma aveva una memoria nitida dei campi di sterminio: “Ciò che ho vissuto nei campi, invece, lo ricordo tutto. Eravamo in pochi bambini a Bergen Belsen. Quando avevamo freddo a volte andavamo a ripararci tra le cataste di cadaveri. Lì accucciati tra i morti il vento freddo non arrivava. Pensate che noi zingari eravamo considerati talmente poco che non usavano nemmeno il gas per ucciderci. Ci facevano morire di malattie e di stenti. Non so come ho fatto ad uscirne».
Come cantante ha inciso nel 1995 una raccolta di canzoni in lingua romanes dal titolo Me Diklem Suno (Ho sognato). Nel 1989 ha iniziato a dipingere. Nei suoi quadri i ricordi traumatici dei campi di concentramento e delle atrocità delle SS danno il cambio a immagini colorate di una natura in fiore. Le sue opere sono state esposte nei musei di tutta Europa, in Giappone e negli Stati Uniti.
La pittura e la scrittura quotidiana erano attività a cui Ceijka Stoijka, vi si dedicava in primo luogo per se stessa, come confessava anche in un suo libro: "Se dovessi seppellire dentro di me i miei ricordi molto probabilmente ne sarei schiacciata".
Durante questi anni ha girato l’Europa per raccontare, sopratutto alle nuove generazioni, la sua esperienza di sopravissuta al Porrajimos, allo sterminio degli zingari.
L’11 giugno 2012, in occasione dell’udienza del Papa agli zingari d’Europa, Ceija Stojka ha vissuto la gioia di poter offrire la sua testimonianza a Benedetto XVI e ai circa tremila zingari convenuti per l’occasione. Quando ha finito di parlare Ceija si è avvicinata alla sedia papale e scoppiando in lacrime ha abbracciato l’anziano papa tedesco.
Indebolita a causa di una caduta, ha vissuto gli ultimi mesi accanto al figlio, a Vienna. |