Lasciato il Quirinale, sarà possibile visitare la mostra noi, l'Italia a Trento nelle prossime settimane, ma anche sulle pagine di questo sito, dove è presente una galleria virtuale, e attraverso il catalogo di recente pubblicato dall'editore Maretti.
Nel testo introduttivo al catalogo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano afferma che noi, l'Italia “ci permette di apprezzare sia la creatività degli autori sia l’impegno sociale di coloro che con loro hanno lavorato e hanno reso possibili le attività delle quali questa mostra presenta un esemplare bilancio. Nello stesso tempo – continua il Presidente - rappresenta un indicatore del percorso compiuto dal nostro Paese nell’inclusione delle persone con disabilità. Lo ricorda l’autrice di una bella poesia, una ragazza disabile di origine somala ma nata in Italia quando scrive: «Io piuttosto contenta sono di essere nata in Italia» perché l’Italia è diversa da altri paesi dove «ti curano le gambe ma ti credono zoppa di cuore» e aggiunge «Io resto incantata perché in Italia si fatica ma puoi amare ed essere amata». È giusto osservare che nel percorso di inclusione dei disabili abbiamo fatto significativi passi avanti, benché certamente altri ne restino da fare. Ma oggi il nostro compito principale consiste nell’evitare che una crisi economica dirompente ci costringa a fare passi indietro.”
In uno dei saggi del catalogo, Alessandro Zuccari, ordinario di storia dell'arte moderna alla Sapienza Università di Roma, – che fin dall'inizio ha accompagnato il lavoro dei laboratori – spiega come noi, l'Italia “non è solo una mostra di artisti disabili, né il risultato di una “arte-terapia”, ma qualcosa di diverso. In realtà si tratta di un momento saliente di un lungo processo liberatorio e creativo in cui i “disabili” e gli “altri” (i cosiddetti normodotati) non sono più tipicizzati in quanto tali, ma sono divenuti – grazie al rapporto paritetico e dialogico che si è venuto a creare – protagonisti di quell’insieme complesso di azione e di pensiero che Simonetta Lux ha definito “una specie di Grande Opera di Arte Relazionale”, ora approdato anche ad un aperto confronto con il circuito dell’arte e di quegli artisti, come Anton Roca, che sono riconosciuti tali”.
A tal proposito la critica d'arte Simonetta Lux, curatrice della mostra, si chiede: “cosa avviene quando un artista, nel nostro caso l’artista catalano Anton Roca, entra a creare un’opera su e insieme a persone di margine? [...] Che cosa avviene ai marginali e agli esclusi in questo incontro creativo e di collaborazione? Perdono la loro tipizzazione, la loro esclusione e diventano persone[...] . Che cosa avviene all’artista? Cambia, perde i suoi pregiudizi, crea un’altra opera d’arte delle sue, specifica di questa nuova relazione col mondo dell’altro, dell’escluso.”
L’installazione tavoloITALIA di Anton Roca, è frutto dell’incontro di questo artista con la Comunità di Sant’Egidio che lo ha accompagnato nella conoscenza delle 20 persone tra quelle che la Comunità quotidianamente incontra nella città: l’opera racconta esperienze individuali di vita italiana, tracce di memoria, desideri, aspirazioni per il futuro.
Una parte del catalogo è, infine, dedicata ai testi dei disabili dei Laboratori talvolta registrati oppure scritti a mano o al computer.
Da essi emerge la consapevolezza e l'orgoglio di essere parte non secondaria di una comunità nazionale che celebra un passaggio importante della propria storia. Una risorsa, anche se non sempre riconosciuta adeguatamente, in un tempo di crisi.
Testi dei disabili dei laboratori d'arte
Photogallery: le opere esposte al palazzo del Quirinale
Photogallery: visita la mostra al palazzo del Quirinale
Video: Noi, l'Italia! - la mostra al Quirinale