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9 Septiembre 2014 09:30 | Thomas More, Campus Carolus, Aula 006

Intervento

Vian Dakheel


Comunidad yazidí, miembro del Parlamento, Irak

Il mio discorso oggi non sarà un discorso politico. Vorrei rivolgermi a voi in qualità di essere umano, trascurando il discorso politico. Vorrei parlarvi da cuore a cuore dicendovi che, mentre sono seduta qui, mi arrivano in continuazione telefonate da persone rapite che mi chiedono di intercedere per liberarli e io non so cosa fare. 

79 famiglie, ognuna di 6 o 7 persone, sono trattenute ora in un villaggio vicino a Mosul e mi chiedono aiuto perché sono assediate. Sono trattenute con la forza, inermi: o si convertono oppure verranno sgozzate. Sono minacciate del rapimento delle loro donne, che saranno vendute nei suk. Vi comunico dei dati dolorosi, non discorsi altisonanti.

Prima di venire qui ho incontrato 35 bambini, dai 4 ai 6 anni, orfani. Hanno perso tutte le loro famiglie, non hanno nessun superstite fra i loro parenti. Erano in uno stato di choc, non capivano  nulla di quanto accadeva intorno a loro. 

In agosto siamo stati sorpresi: venivamo sgozzati, le donne venivano violentate e vendute, le nostre case sono state sequestrate e distrutte e ci chiedevamo: perché? Perché tutto questo? Siamo umani e viviamo qui in pace, perché tutto questo?

Le donne yazide rapite sono più di 5.000, dai 13 ai 60 anni. Vengono segregate: le vergini sono separate dalle più anziane e ognuna viene venduta con  - mi dispiace dirlo – una tariffa diversa. Una donna vergine a Mosul viene ceduta per 150 dollari. 300 donne sono state vendute in Siria, a 300 dollari ogni ragazza. Così siamo state disonorate!

La tragedia è stata che, quando queste donne sono state rapite, avevano dei bambini: sono state separate da loro. Chiedo a voi, padri e madri, cosa vi succede quando vi portano via un  figlio e lo tengono segregato? 750 bambini, dai 3 ai 10 anni, sono segregati, separati, da soli. Non sappiamo dove sono, non sappiamo che fine hanno fatto.

Bambini che non capiscono nulla della vita, sono ora prigionieri. Quale madre sopporterebbe che il suo bambino sia strappato dalle sua braccia e di non saper più cosa succede a suo figlio. E’ stato sgozzato? Sua figlia è stata violentata? Donne nel fiore degli anni nelle mani dei selvaggi dell’ISIS! Questa è la verità, questa è la tragedia che accade oggi agli yazidi in Iraq.

Abbiamo passato 10 giorni fuggendo sulle montagne: fame, sete. Ho visto con i miei occhi bambini piccoli con i piedi sanguinanti, perché abbiamo camminato 40 ore! Bambini che mangiavano l’erba, le foglie degli alberi per la fame. Bambini morti di sete, mamme che hanno abbandonato i figli per salvare altri figli. Ho conosciuto una donna che mi ha detto: Avevo 5 figli. 2 handicappati li ho lasciati sulla montagna per salvare gli altri 3.

Quando ero in aereo, quello che è caduto, il pilota ha detto che il peso era troppo grande e non sarebbe riuscito a volare. Una donna mi ha dato i suoi figli, di 4 e 5 anni e ha detto: Portali via, io ritorno sulla montagna. Salva almeno i miei due figli, io ritornerò.

Questa è la nostra tragedia e questo accade oggi. Gli yazidi hanno abbandonato le loro case a Sinjar, siamo arrivati in Kurdistan, a Dohuk, a Erbil e grazie a Dio abbiamo trovato almeno dell’acqua da bere. In governo del Kurdistan ci ha dato ogni aiuto, ma il governo del Kurdistan non può tutto. La gente di Dohuk ci ha aiutato e siamo grati di cuore. Non hanno fatto distinzioni tra yazidi e musulmani, hanno dato da bere a tutti e ci hanno ospitato nelle loro case. Ma questo non può bastare.

Vi parlo non in veste di politico o di parlamentare, ma come essere umano, come yazidi. Forse siamo in 100 qui, ma ognuno di voi può dire 10 parole per incidere con chi ha intorno: 1000 parole, altre 1000 parole. Forse potremo incidere, farci ascoltare da coloro che prendono le decisioni. Le nostre donne sono nelle mani dell’ISIS; abbiamo bisogno della nostra terra che ci è stata portata via ingiustamente e non capiamo ancora perché. Vi chiedo: aiutateci con l’acqua, con il cibo, perché senza questo cosa potremo fare? 

Una donna mi è venuta a trovare a casa dicendo: Avevo 5 bambine, 3 sono state sequestrate dall’ISIS che le ha vendute in Siria. Mi restano due figlie. Cosa fare con queste due figlie? Non ho saputo cosa risponderle. Voi tutti siete padri e madri: chi sopporterebbe che sua figlia sia rapita, venduta e poi violentata!

Per questo vi chiedo una cosa sola, ognuno di voi può aiutarci. Chiediamo ai governi di liberare le nostre vittime, le nostre donne rapite. Vogliamo tornare a casa, ma vogliamo tornare con una protezione. Non è pensabile tornare così, perché chi ci ha ucciso era il nostro vicino! Vogliamo una protezione, vogliamo essere armati.

Ci rivolgiamo ai paesi che parlano di democrazia e si riempiono la bocca di diritti umani, che parlano di diritti della donna e del bambino. Dove sono questi diritti? C’è piuttosto un genocidio nel XXI secolo! Questo chiediamo: vogliamo protezione, vogliamo le nostre ragazze indietro, vogliamo la nostra terra. Vogliamo che il governo del Kurdistan sia aiutato, perché possa aiutare noi a voltare pagina. Vi chiediamo di aiutarci. Chiediamo di considerare quello che è accaduto agli yazidi un genocidio avvenuto nel XXI secolo.

Infine penso che ognuno di voi, con la sua umanità, può tendere la mano verso di me e dirmi: Io sono con te in questa battaglia.

 

(trascrizione dalla registrazione audio-video a cura della redazione)

 

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