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28 Desembre 2010

LA LEZIONE DELL'EVENTO DI BETLEMME. E UNA SPERANZA AFRICANA

Che cosa vuol dire registrare una nascita

 
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Il Vangelo del Natale ci ha appena ricordato un censimento ordinato da Cesare Augusto che riguardava «tutta la terra». Anche Maria e Giuseppe andarono a farsi registrare a Betlemme e mentre si trovavano in quel luogo «si compirono per Maria i giorni del parto». Il grande evento della nascita di Gesù ci segnala la necessità, già allora, di un censimento di tutta l'umanità. Ma dopo duemila anni ci sono ancora oggi molti Paesi in cui, nonostante regolari censimenti della popolazione, la registrazione alla nascita è una pratica poco diffusa, da cui restano fuori milioni di bambini. I dati, sebbene macroscopici, sono poco conosciuti. Vale la pena di elencarli, anche perché non sono aride cifre, ma nascondono storie di sofferenze e di diritti negati.
Circa il 70% della popolazione mondiale vive in Paesi con sistemi di registrazione delle nascite incompleti. Su 150 milioni di bambini che nascono ogni anno, 51 milioni, più di un terzo del totale, non vengono registrati alla nascita. Fra i Paesi in via di sviluppo, uno su quattro presenta un tasso di registrazione inferiore al 50 per cento. Nell'Africa subsahariana si segnalano i tassi più bassi del mondo: si va dal 55% al 67% di non registrati. In pratica due bambini su tre non godono di questo diritto nell'Africa subsahariana.

La registrazione delle nascite costituisce il riconoscimento ufficiale dell'esistenza legale di una persona ed è considerata un diritto umano fondamentale ai sensi dell'articolo 7 della Convenzione dell'Onu sui diritti dell'infanzia. Bambini non registrati allo stato civile non possono usufruire della protezione giuridica, sociale ed economica di uno Stato né accedere ai suoi servizi. Non possono, ad esempio, accedere alle cure sanitarie, né frequentare la scuola, né conseguire un diploma di studio. Privi di un'identità legale, sono più facilmente esposti agli abusi o allo sfruttamento, alla schiavitù, al traffico di esseri umani, alla prostituzione, al lavoro forzato o all'arruolamento come bambini soldato.

Grazie al certificato di nascita, invece, ogni cittadino può partecipare alla vita democratica del suo Paese, può eleggere ed essere eletto. Può essere assunto regolarmente, ereditare o avere titoli di proprietà ed essere parte attiva nella società civile del proprio Paese, contribuendo al suo sviluppo. La registrazione delle nascite è, inoltre, per uno Stato, un elemento indispensabile di programmazione per uno sviluppo solido e duraturo. L'analisi dei dati sulla popolazione permette l'elaborazione di statistiche sociali ed economiche necessarie per valutare i progressi di una nazione e verificarne le strategie di sviluppo.

Per contrastare il vasto fenomeno dei "bambini invisibili" cominciano a giungere negli ultimi tempi buone notizie. La più eclatante arriva dal Burkina Faso, Paese dell'Africa Occidentale saheliana, dove nel 2010, grazie al programma "Bravo!" (Birth Registration for All Versus Oblivion), frutto di una felice cooperazione internazionale tra volontari cattolici e governo locale, si è raggiunta la cifra di tre milioni di persone registrate in un solo anno. E non si tratta solo di bambini, ma anche di una larga fascia della popolazione adulta, soprattutto donne, cresciuta senza questo fondamentale diritto.
La registrazione della famiglia di Nazaret a Betlemme ci fa aprire gli occhi su una realtà dimenticata, che non sarebbe difficile affrontare e risolvere con il beneficio per largo numero di minori che ufficialmente non esistono. Il bambino di Betlemme è una grande luce anche per la vita di milioni di "bambini invisibili".

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