| September 30 2013 |
Il premier a Sant'Egidio: "Una preghiera per l'Italia" |
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Lo dice alla fine del suo intervento, quasi in punta di piedi, abbassando la voce e facendola più grave: "Noi ce la metteremo tutta, ma se in questi tre giorni vi scapperà anche una preghiera per l'Italia...". Per il presidente del Consiglio è una domenica di passione, tra annunci, fughe in avanti e ritirate della sua precaria maggioranza. E prima di salire al Colle, Enrico Letta riceve l'abbraccio di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio e di quattrocento personalità di tutto il mondo che partecipano al meeting annuale di dialogo della Comunità. L'applauso a Letta alla fine dell'intervento è lungo e non accenna ad interrompersi. Lui serra le labbra, commosso.
Andrea Riccardi, che è stato ministro nel governo Monti, poco prima aveva ragionato sul "gioco pericoloso" per il mondo intero di chi "drammatizza" o "sacralizza le differenze" culturali e religiose, con parole che bene si applicano alla situazione italiana. Ha ammonito che "drammatizzare è pericoloso per i nostri Paesi europei, anche se elettoralmente sembra redditizio". Ma il gioco pericoloso, ha aggiunto, "in alcuni Paesi e penso all'Italia", è "non prendere sul serio il dramma della gente". Sono parole assai severe che Riccardi spiega così: «Il nostro dramma è il teatro effimero della drammatizzazione e delle inutili contrapposizioni». Ed esso «fa di alcuni Paesi trottole che girano su stesse e vanno indietro.
È una analisi che non lascia scampo, segno della grande preoccupazione per la crisi che si avverte in associazioni e movimenti del mondo cattolico italiano, di cui Sant'Egidio è una delle espressioni pin visibili. Letta lo ascolta in prima fila nell'auditorium di via della Conciliazione. Ed è a lui che Riccardi si rivolge con qualcosa che è più di un saluto: "Il presidente del Consiglio in questi mesi di governo ha mostrato il senso concreto e coraggioso di cosa è la politica come responsabilità". Per il resto sia Letta che Riccardi, nelle relazioni al meeting, hanno approfondito questioni di carattere internazionale.
Letta ha parlato del clima nuovo che sembra respirare il mondo, dopo la storica telefonata tra Obama e il presidente iraniano Rohani con le difficoltà che hanno entrambi vissuto nei rispettivi Paesi. Ma è l'unica strategia, secondo il premier: "Riconoscersi e parlarsi". Sulla Siria ha rivelato che si era "ad un passo dalla guerra", anzi, "forse più in là". Ma poi è prevalsa la responsabilità e ha definito un "miracolo" quanto è accaduto al Consiglio di sicurezza dell'Onu, con la risoluzione all'unanimità sulle armi chimiche che apre la strada ai negoziati. Per Andrea Riccardi la risoluzione ha permesso di "uscire dallo stallo", ma occorre adesso avviare "il negoziato" e fermare le armi da entrambe le parti. II fondatore di Sant'Egidio ha avvertito dei rischi di un nuovo terrorismo di matrice religiosa, dopo gli attacchi a Nairobi e in Pakistan, complice anche "l'amplificazione dei media". Riccardi ha sottolineato che il "terrorismo globale" va "delegittimato nelle sue radici religiose": "Gli va tolto il nome santo di Dio dalla bocca". Sulla crisi globale Riccardi ha denunciato la "mancanza di visioni di futuro", che vanno affrontate con il "coraggio" nuovo che tutte le religioni insieme possono offrire all'umanità.
Alberto Bobbio
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