A trent'anni dallo storico evento interreligioso voluto da Giovanni Paolo II ad Assisi, l'Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace, promosso ogni anno dalla Comunità di Sant'Egidio, è tornato a svolgersi quest'anno nella città di San Francesco. Era presente ad Assisi anche la Comunità di Sant'Egidio di Pavia.
La grande intuizione di Papa Wojtyla di un "inscindibile legame tra il grande bene della pace e un autentico atteggiamento religioso" è oggi più attuale che mai. In particolare, l'evento dí Assisi ha assunto quest'anno un valore particolare, dopo gli attentati di Bruxelles e Nizza, il martirio di padre Jacques Hamel a Rouen, l'infinita guerra in Siria con il terribile assedio di Aleppo. Oltre cinquecento leader religiosi, insieme a personalità del mondo della politica e della cultura e di migliaia di partecipanti, si sono riuniti ad Assisi. Papa Francesco, partecipando all'incontro, ha voluto indicare ancora una volta come la ricerca della pace sia una priorità per la Chiesa.
"Sete di pace. Religioni e culture in dialogo" era il titolo dell'incontro di quest'anno. Ai tanti assetati di pace del nostro mondo si è data voce in questi tre giorni di preghiera, di dialogo e di confronto sui grandi temi dell'attualità dall'accoglienza ai migranti alla salvaguardia del creato, dalle sfide della globalizzazione alla convivenza tra religioni diverse, dalla guerra in Siria al futuro dell'Europa -. «Non abbiamo solo commemorato un evento straordinario tenutosi dai nostri predecessori trenta anni orsono - ha detto nel corso della cerimonia finale il patriarca ecumenico Bartolomeo I -, ma abbiamo rinnovato il nostro impegno per la pace con uno spirito nuovo, in Amicizia, con gesti coraggiosi, aprendo nuove vie al dialogo e alla collaborazione tra le Culture e le grandi Famiglie Religiose del mondo»
E Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ha aggiunto: «Che i leader religiosi si mostrino assieme, invocando la pace, è un'immagine luminosa. Smaschera chi usa il nome di Dio per far la guerra e terrorizzare. Quando si conosce il dolore della guerra, appare però un ideale per cui vivere: la pace. Molti lamentano oggi la perdita d'ideali e valori: ma c'è la pace! Le religioni sono chiamate a maggiore audacia: fuori dagli schemi ereditati dal passato, dalle timidità e dalla rassegnazione. Tutti dobbiamo essere più audaci, perché il mondo ha sete di pace».
Parole coraggiose sono venute da Din Syamsuddin, presidente del Consiglio degli Ulema in Indonesia, il Paese musulmano più popoloso del mondo. «Islam è - questo voglio qui oggi solennemente ribadire - una religione di pace. Dio ha creato le persone in modo diverso, dice il Santo Corano, affinché essi siano arricchiti reciprocamente dalle differenze. Oggi ci sono gruppi che utilizzano il nome dell'Islam per commettere atti di violenza. Ed è responsabilità di noi musulmani di lavorare insieme per mostrare a tutti il vero volto della nostra fede».
L'evento di Assisi non è stato solamente una bella immagine, folkloristica secondo alcuni, o addirittura pericolosa secondo altri. Assisi è il segno della rivolta pacifica di uomini e donne di religione che non lasciano che il nome di Dio venga utilizzato per giustificare la violenza, per uccidere, per lanciare anatemi e crociate. Per questo, concludendo l'incontro, Papa Francesco ha detto: «Noi non abbiamo armi. Crediamo però nella forza mite e umile della preghiera. Oggi non abbiamo pregato gli uni contro gli altri, come talvolta è purtroppo accaduto nella storia. Senza sincretismi e senza relativismi, abbiamo invece pregato gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri. Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!». (Testi, registrazioni video e approfondimenti sull'evento di Assisi sono disponibili sul sito www.santegidio.org)
Giorgio Musso
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