Piazza Cairoli, primo giorno dell'anno: tante fiaccole accese e una preghiera condivisa per il dialogo in Afghanistan, Burundi, Colombia, Etiopia, Iraq, Libia, Mali, Nigeria, Pakistan e tutte le altre nazioni ferite dalla guerra, i volti luminosi e carichi di speranza di tanti messinesi pronti a mettersi in cammino per testimoniare l'urgenza della pace nel mondo, imprescindibile da un'azione di condivisione e accoglienza.
"Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace" è il tema del messaggio di Papa Francesco per la 51 esima Giornata Mondiale della Pace che si è celebrata come di consueto ieri in tutte le chiese del mondo. Una riflessione necessaria che punta i riflettori sul legame profondo tra la pace e le migrazioni di tante donne e uomini, "250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati".
Anche a Messina, la comunità di S. Egidio ha organizzato la tradizionale marcia, in collaborazione con la Caritas e gli altri uffici diocesani. Un momento che ha visto protagonisti fedeli e immigrati, rappresentanti delle aggregazioni laicali, delle comunità islamica, ucraina e di quelle cattoliche di rito greco-ortodosso e bizantina. Con loro, erano presenti l'arcivescovo, il vicario generale mons. Cesare Di Pietro, il direttore della Caritas don Giuseppe Brancato e tanti confratelli sacerdoti, il sindaco e l'assessore alle politiche sociali Nina Santisi.
Nel messaggio si parla dell'accoglienza come impegno concreto che richiede una catena di aiuti e di benevolenza e un'attenzione vigilante e comprensiva. «Abbiamo bisogno - ha detto il primo cittadino Renato Accorinti - di creare una comunità in cui nessuno si sente straniero, una comunità che abbia il coraggio di chiedere al governo di investire il denaro in progetti di utilità sociale piuttosto che in armi». Un monito risuonato anche nella celebrazione che si è svolta subito dopo nella chiesa di Santa Caterina, durante la quale il Presule ha sottolineato il senso della marcia, cammino comune che testimonia la lotta contro l'indifferenza. «La pace -ha detto- non va confusa con il quieto vivere, non si alimenta con la complicità del silenzio; è una forza interiore che scatena condivisione e partecipazione impreviste».
Andrea Nucita, responsabile della comunità di S. Egidio ha ribadito «l'importanza di una riflessione per trasformare concretamente la nostra città in un cantiere di pace, secondo una strategia che combini le azioni di accoglienza, protezione, promozione e integrazione».
Rachele Gerace
|