“L’ immigrazione è un tema complesso che richiede risposte adeguate. Ritengo che affrontarlo in campagna elettorale sia un errore perché, inevitabilmente, si presta al rischio di strumentalizzazioni”. Daniela Pompei, responsabile immigrazione della Comunità di Sant’Egidio, non ha dubbi. E invece nelle ultime ore, dopo i fatti di Macerata, il tema dell’immigrazione è entrato in pieno nella campagna elettorale.
Qual è la sua impressione?
“Credo che occorra affrontare il tema dell’immigrazione con toni corretti e responsabilmente, soprattutto quando ad occuparsene è la politica”.
Cos’è che non dovrebbe sfuggire al dibattito di queste ore?
“Non si può prescindere da un dato di fatto. E cioè che la gran parte dei migranti che oggi si trovano in Italia sono lavoratori regolari che contribuiscono al benessere del nostro Paese, pagando le tasse e versando i contributi previdenziali. Per questo è necessario riportare il dibattito entro i limiti della pacatezza e del buonsenso”.
Torniamo ai fatti di Macerata. La Comunità di Sant’Egidio ha inviato una sua delegazione: che situazione ha trovato?
“Ci sono persone molto impaurite per l’accaduto. Tra loro alcuni sono richiedenti asilo altri rifugiati. Vengono da Paesi, tra l’altro, dove ci sono situazioni molto serie. La ragazza, per esempio, viene dalla Nigeria, dove molto spesso le donne sono vittime di tratta”.
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“Un episodio preoccupante. E’ possibile che gli immigrati commettano dei crimini come quello accaduto a Macerata. Ma questo non autorizza nessuno in alcun modo a farsi giustizia da sé. Da una parte, allarma questo clima ad alta tensione, che si va deteriorando sempre di più, nei confronti dei migranti. Dall’altra occorre, però, aiutare i nostri cittadini a prendere conoscenza di questo fenomeno: molto spesso l’incomprensione è filgia della non conoscenza”.
E la politica ha delle responsabilità?
“Ripeto. Non bisognerebbe utilizzare il tema dell’immigrazione in campagna elettorale. La politica deve avere la responsabilità di utilizzare toni corretti. I problemi dell’Italia sono tanti non c’è solo l’immigrazione. La strumentalizzazione dell’immigrazione è, francamente, inaccettabile”.
Cosa intende per strumentalizzazione?
“Gli immigrati in Italia sono l’8% della popolazione, non si può sostenere che sia l’unico problema del Paese”.
Ma è pur sempre uno dei problemi: come va affrontato?
“Innanzitutto non deve essere percepito solo come un problema. Anzi, occorre cambiare prospettiva, prendendo atto che l’immigrazione è una grande opportunità per tutti. Per i Paesi di partenza, visto che molti dei migranti che lavorano in Italia inviano sostegno economico ai parenti rimasti in Patria aiutandoli a restare lì. Ma è anche un’opportunità per i nostri concittadini: molte famiglie italiane si avvalgono della collaborazione delle colf e delle badanti senza le quali tante donne non potrebbero neppure lavorare. Per non parlare del contributo al settore della ristorazione”.
Insomma, un’occasione per tutti a patto che la politica faccia la sua parte?
“Certo. Converrebbe a tutti”.
Intanto in Libia preoccupano le condizioni di detenzione dei migranti che aspirano a raggiungere l’Europa e più in particolare l’Italia. Come se ne esce?
“Da un lato occorre creare le condizioni per liberare queste persone da condizioni inumane. Dall’altra lavorare, anche prima del loro arrivo in Libia, nei Paesi di partenza. Fermo restando che rimane irrinununciabile salvare le persone in mare”.
Antonio Pitoni
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