| Lokakuu 18 2015 |
Al Centro penitenziario di Secondigliano, la presentazione del libro di Francesco De Palma sulla storia di Floribert Bwana Chui |
Onesti a prezzo della vita |
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Floribert Bwana Chui era un giovane credente, estroverso, ottimista: ha pagato con la vita il suo desiderio di non cedere alla illegalità, di mantenere le sue "mani pulite". La storia di Floribert potrebbe essere la storia di chiunque decide di non abbassare la testa e di resistere alla corruzione perciò non c'è uditorio migliore che l'istituto penitenziario di Secondigliano per raccontare la vicenda del giovane congolese.
Qui, l'autore del libro "Il prezzo di due mani pulite", Francesco De Palma, con il direttore del carcere Liberato Guerriero, un detenuto, il cappellano don Raffaele Grimaldi, il giornalista Gianluca Abate, e il procuratore della Repubblica Giovanni Colangelo, mercoledì 7 ottobre, sono intervenuti ad un dibattito moderato da Antonio Mattone della Comunità di Sant'Egidio. «La storia di Floribert - spiega Mattone - ha appassionato tutti i detenuti durante le catechesi. In tanti hanno partecipato al progetto della comunità "Liberare i prigionieri in Africa" e la storia del nostro giovane amico è diventata esempio da condividere e sui cui riflettere. Floribert è un martire dell'integrità contro la corruzione». Floribert si affaccia all'età adulta in una Repubblica Democratica del Congo appena uscita dalla guerra civile. A venticinque anni trova lavoro come caposervizio dell'Agenzia congolese che vigila sulla qualità delle merci in entrata e in uscita dal Paese. Intende lavorare con rettitudine, nonostante viva in uno dei contesti tra i più violenti e corrotti del mondo; quando gli offrono migliaia di dollari perché faccia passare una partita di riso avariato, il giovane rifiuta.
E continua a farlo anche quando seguono le minacce. La sua coscienza gli impedisce di scendere a patti. Ed è la morte. Martire dell'integrità di fronte alla corruzione, Floribert indica una via di riscatto per il Congo e per l'Africa. «Ma la storia di Floribert può essere la storia di ciascuno di noi - spiega il procuratore della Repubblica Giovanni Colangelo - Rapine, furti, omicidi hanno conseguenze su chi non ha fatto nulla. Basterebbe valutare il peso delle proprie azioni anziché sforzarsi di fare grandi gesti. Non abbiamo bisogno di eroi - prosegue, fissando i detenuti - ma di cittadini responsabili».
In lui «si possono rispecchiare -prosegue Colangelo, rivolto ai detenuti presenti- tutti quelli che scelgono di respingere la criminalità, coloro che scelgono di non stare in silenzio e, rischiando in prima persona, di non danneggiare gli altri». «In realtà Floribert - aggiunge il giornalista Abate -è il nostro Diana, una persona che ha respinto la criminalità. Dalla storia, una grande lezione: una regione deturpata e offesa ed un uomo che si ribella, che non vuole girare la testa dall'altra parte. Come Floribert, così ci sono tanti qui a Napoli che scelgono la strada dell'onestà, ma non cerchiamo martiri, cerchiamo uomini che facciano il proprio dovere civico». Al dibattito anche il cappellano don Raffaele Grimaldi che ha ricordato «il sangue versato nelle strade, la terra umiliata e ferita, i soprusi perpetrati -invitando tutti -ad un esame di coscienza per rifiutare la violenza che uccide». Commuovente la testimonianza di Santo, un detenuto, che ha raccontato la sua emozione nel leggere il libro e la storia di Floribert «un esempio che deve illuminare tutti noi». Floribert non è morto invano.
Rosanna Borzillo
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