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Corriere Mercantile

11 September 2014

Solidarietà. Numerosi esponenti genovesi della Comunità erano presenti all'iniziativa internazionale "La pace è il futuro"

S.Egidio, in duecento al raduno di Anversa

La storia dell'iracheno Walid. "Prima detestavo tutti"

 
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Walid parla lentamente, scandendo le parole come se raccontasse una storia lontana e non parlasse di se stesso: «Quando avevo tredici anni e ho lasciato l`Iraq - spiega - io odiavo tutti: gli americani, gli occidentali, i cristiani perché un commando di soldati Usa aveva ucciso mio padre e mio fratello, e la mia casa era stata rasa al suolo. Mia madre ha voluto che fuggissi in Europa per non fare la loro fine. Ma arrivato a Genova io non ero capace di fare distinzioni: detestavo gli operatori umanitari, i poliziotti, il giudice. Poi ho incontrato delle persone buone che mi hanno aiutato e voluto bene». Sono tanti gli immigrati come Walid, che fuggono dalla guerra e portano dentro i frutti profondi e laceranti della violenza. E poi ci sono i giovani cresciuti in Europa che scelgono di andare a combattere in Siria o in Iraq e infine, con il conflitto in Ucraina, le armi sono tornate concretamente alle porte del nostro continente. Per questo, per non voltare la testa dall`altra parte di fronte a problemi così seri e per resistere alla tentazione di semplificare tutto, dividendo il mondo in amici e nemici, più di duecento membri della Comunità di Sant`Egidio di Genova hanno partecipato, in questi giorni, all`incontro internazionale di Preghiera per la pace che ha raccolto ad Anversa oltre duecento leader delle diverse religioni mondiali oltre a politici, economisti, esponenti del pensiero laico e della società civile, attorno ad un titolo significativo "La pace è il futuro". Attorno alla delegazione genovese, oltre settemila persone, in gran parte giovani, giunte in Belgio da tutta Europa per sostenere le donne e gli uomini che vivono in paesi in guerra e per porsi seriamente il problema di come costruire la convivenza tra diversi e impegnarsi per la pace