| 20 Wrzesień 2014 |
Noi albanesi grati per la visita del papa |
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Caro direttore, «Vado in Albania per incoraggiare un popolo che ha tanto sofferto». Queste parole del Santo Padre hanno infuso già non solo in me (figlio di quella terra che vive in Italia), ma anche in moltissimi connazionali tanta gioia e coraggio. Una Chiesa che il duro regime del comunismo ha ferocemente massacrato per cinquant`anni e che ora viene quasi "premiata" dalle visite dei Papi. Dico "quasi", perché siamo in attesa che i martiri albanesi e no, ma che sono morti là, vengano ammessi agli onori degli altari. A dicembre infatti si conclude il processo diocesano per molti di loro a Shkoder (Scutari), dove la maggior parte fu uccisa.
Vorrei saper esprimere la gratitudine e lo spirito con il quale la comunità albanese vive questi giorni di festa nel nostro Paese. Siamo alla vigilia di un evento storico che riporta alla mente quello di ventuno anni fa, era il 1993, quando san Giovanni Paolo II venne tra noi. Alla santa Messa nella cattedrale di Shkoder fortunatamente c'ero anch'io che oggi la ricordo con tanta commozione in presenza di questi santi del nostro tempo: san Giovanni Paolo II e la beata Madre Teresa di Calcutta.
Noi emigrati, in gran parte non potremo partecipare fisicamente, ma con la preghiera e il cuore già siamo in piazza Madre Teresa di Calcutta a Tirana con papa Francesco, il quale «è venuto dalla fine del mondo» per incontrare anche noi. Ci sentiamo però privilegiati visto che per la prima visita in Europa sceglie una "periferia" come l'Albania, che pure è Paese crocevia di culture o "porta d'Oriente". L`anno prossimo infatti l'Albania ospiterà l'incontro mondiale del dialogo interreligioso, organizzato dalla comunità di Sant'Egidio, dato che il nostro Paese è un esempio di convivenza tra diverse religioni. Ci auguriamo che questi passi positivi che il Paese delle Aquile sta facendo servano a una integrazione ancora più spedita nella Ue e speriamo in tempi migliori per tutti. Grazie papa Francesco!
Aleks Vulaj
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