«Noi, pastori della Chiesa cattolica nel nostro paese, vogliamo continuare a investire in una cultura di accoglienza e di incontro, nel rispetto della dignità di ogni essere umano senza distinzione»: è quanto scrivono i vescovi del Belgio in una dichiarazione pubblicata mentre nel paese stanno per arrivare dalla Siria, grazie all'apertura di un nuovo corridoio umanitario, centocinquanta rifugiati, che saranno distribuiti nelle diocesi. «Crediamo nella creatività e nell'entusiasmo delle nostre comunità di fede, così come nel dinamismo di molte organizzazioni, azioni e movimenti di solidarietà, dentro e fuori la Chiesa», scrivono i presuli, riconoscenti per questa generosità. «Consapevoli della complessità» della situazione legata all'immigrazione, «non possiamo costruire muri di indifferenza e paura, né i migranti possono sottrarsi all'obbligo di integrarsi nella società che li accoglie». Il futuro di convivenza sarà possibile solo se «non ci richiudiamo su noi stessi, non cerchiamo il nostro interesse personale», indicano i vescovi che, in vista di questi nuovi arrivi, chiedono inoltre che in tutte le chiese in Belgio si svolga una colletta speciale in ogni celebrazione della vigilia e del giorno di Natale, da destinare ai più vulnerabili tra coloro che arriveranno.
I nuovi arrivi sono stati resi possibili grazie al protocollo d'intesa siglato tra Theo Francken, ministro per l'asilo e le migrazioni, il cardinale Jozef De Kesel, arcivescovo di Mechelen-Brussel, e Hilde Kieboom, vicepresidente della comunità di Sant'Egidio. Una volta arrivati in Belgio, in modo legale e sicuro, i nuclei familiari - selezionati secondo il criterio della vulnerabilità sperimentato già in Italia e in Francia - (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati, persone con disabilità) - saranno ospitati da chiese cristiane di varie confessioni, che si prenderanno cura anche della loro integrazione, dall'insegnamento della lingua all'inserimento in percorsi lavorativi.
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