«È un appuntamento inedito che segna in maniera storica il percorso teologico-pastorale di Papa Francesco. E le polemiche della vigilia sono dettate, quando espresse in buona fede, da una conoscenza superficiale della galassia pentecostale che vive la radicalità della Bibbia. Ben altro campo, da non confondere con i Pentecostali, è quello delle cosiddette religioni della prosperità, dove il miracolismo è segnato da una sorta di Pil divino e paganeggiante: chi può dà, in termini economici, e più riceve per il benessere dello spirito». Il rigore dello studioso consente ad Andrea Riccardi, storico della Chiesa, di andare subito al nocciolo della questione. Quella che si è aperta, anche nella Chiesa cattolica oltre che in settori di quella Pentecostale, dopo l'annuncio della visita di Papa Francesco al suo amico casertano Giovanni Traettino, ministro della Chiesa evangelica.
Professor Riccardi, ma allora tutte le religioni sono eguali, al di là del dialogo? Si può essere cattolici ed evangelisti al tempo stesso?
«La visita di Papa Francesco alla Chiesa Evangelica di Caserta non è nel segno del dialogo interreligioso, secondo lo spirito di Assisi, tanto per semplificare ma non troppo. E', invece, un segno dell'ecumenismo di questo Papa che caratterizza questo tempo con la radicalità del messaggio evangelico».
Cioè, non è dialogo tra religioni diverse ma all'interno della stessa religione cristiana. «Sì, è l'incontro che il Papa ha cercato e voluto con una Chiesa evangelista che trova il suo carattere forte nella preghiera con una Bibbia vissuta».
Un dialogo, un'amicizia che l'allora cardinale Bergoglio praticava anche in Argentina? «Un dialogo lontano nel tempo che provocò, all'epoca, e siamo agli inizi del Nuovo Millennio, anche polemiche tutt'altro che velate. Come quando il cardinale Bergoglio ad un raduno pentecostale si inginocchiò per ricevere la benedizione».
Un azzardo teologico pastorale in un gesto così plateale?
«No, perché noi su questo terreno del dialogo ecumenico, ripeto ecumenico, dobbiamo essere molto attenti ai distinguo delle comunità pentecostali».
Non sono tutte eguali? «No, perché fioriscono quelle della religione della prosperità, tra New Age e Next Age. Sono movimenti pentecostali che negli ultimi anni hanno fatto proseliti soprattutto in America Latina e in Africa. Ma sono ispirate dal miracolismo diffuso, elevato a rendiconto della prosperità, dove lo scambio economico fruttifero presiede all'organizzazione e alla sopravvivenza della setta stessa».
Perché il mondo pentecostale che, in queste ore, raggiunge papa Francesco è diverso? «È un mondo che affida la speranza della vita e del mondo alla forza della preghiera e che allo Spirito Santo fa conservare la speciale missione di illuminare i passi dell'uomo non come il miracolismo tronco delle sette che prescinde dal Padre e dal Figlio».
Quale ragionamento, secondo lei, ha ispirato la scelta del Papa di visitare questa periferia evangelica? «Credo che Papa Francesco affidi alla forza della preghiera questa avvertibile fecondità del suo messaggio teologico-pastorale».
La preghiera come vita vissuta, fino alla richiesta costante e continua del "pregate per me"? «Sì, dietro quella invocazione c'è il convincimento che la preghiera è il motore del cristiano».
Ma c'è da distinguere sulla preghiera dei movimenti pentecostali? «La Chiesa invoca unità ecumenica, anche con la preghiera. Sia chiaro, parliamo dei movimenti pentecostali, della Chiesa anglicana, della chiesa dei cristiani armeni. Insieme, la preghiera è una via per l'ecumenismo».
Nella storia della Chiesa ci sono precedenti di Papi che hanno voluto sperimentare questa strada dell'incontro ecumenico così diretto? «Lo stesso incontro a Gerusalemme di Papa Francesco con Bartolomeo, nel segno del dialogo ecumenico avviato dall'incontro di Paolo VI con Atenagora, è significativo di una volontà che si riprodurrà in una periferia italiana, con semplicità. Non hanno i cristiani il compito di accendere le luci di giorni nuovi in un mondo in cui si aspira sempre più a non essere ciechi? Papa Francesco offre questa luce all'umanità, a partire dall'ennesima periferia del mondo. La forza della preghiera che supera le distanze del mondo. Sì, proprio da Caserta».