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APPELLO DI PACE 2015
Donne e uomini di religione diversa ci siamo riuniti, su invito della Comunità di Sant’Egidio, della Chiesa Ortodossa Autocefala e della Conferenza Episcopale di Albania, a Tirana, capitale di un Paese simbolo della convivenza tra religioni, dopo avere sperimentato la prepotenza del male che ha escluso Dio e la libertà dalla vita del popolo albanese. Ringraziamo le autorità e il popolo albanese per la splendida ospitalità in questi giorni.
Oggi il mondo cambia rapidamente. Forse non abbiamo saputo dare un’anima alla sua crescita e trasformazione. Il nostro mondo rischia di perdere il senso del limite e si sente onnipotente, mentre crescono poteri anonimi che giocano con i destini dei popoli.
Conosciamo le sofferenze che creano l’idolatria del potere e del denaro, la corruzione, l’allontanamento da Dio in nome dell’io, il consumo smodato e insostenibile del creato, il dominio dell’uomo sull’uomo, il progetto folle di un mondo senza l’altro, il dolore di guerre infinite, contagiose, fuori controllo.
70 anni dopo l’ecatombe nucleare e la fine della Seconda Guerra mondiale, l’umanità sembra avere dimenticato che la guerra è un’avventura senza ritorno. Sì, le guerre sembrano diventate normali e tanti sono attratti dal fascino terribile della violenza. La forza del male oggi colpisce a milioni bambini, donne, anziani, famiglie: crea combattenti prigionieri di una logica violenta e folle. Decine di milioni di profughi si affollano in Asia, ai bordi dell’Europa, e in altre zone del mondo.
Il nostro XXI secolo è a un bivio: tra rassegnazione e un futuro di speranza, tra indifferenza e solidarietà. Dobbiamo globalizzare la solidarietà. Bisogna aprire le porte dei nostri cuori, i nostri paesi, perché non ci sono muri e fili spinati che possono fermare il bisogno di vivere e garantire un futuro ai propri figli. Alle religioni diciamo: aiutiamo il mondo a trovare una risposta umana alle guerre, alle migrazioni mondiali, alla crisi ambientale, alle tante povertà e alla domanda di senso di tanti.
Come leader di religioni e culture diverse sentiamo l’imperativo morale di aiutare il mondo a non distruggersi, a non fare morire i sentimenti di umanità.
Ai governanti diciamo: la guerra non si vince con la guerra: è un abbaglio! La guerra sempre sfugge di mano. Non illudetevi! La guerra rende disumani interi popoli. Ripartiamo dal dialogo, che è una grande arte e una medicina insostituibile per la riconciliazione tra i popoli.
Alle nostre religioni ricordiamo: la guerra non è mai santa, l’eliminazione e l’oppressione dell’altro in nome di Dio è sempre blasfema. L’eliminazione e l’oppressione dell’altro e della sua storia, usando il nome di Dio, è un orrore.
Cresca un movimento di popoli per la pace e la resistenza al terrorismo e alla violenza. Lo Spirito di Assisi ci guidi a essere più audaci e coraggiosi nella ricerca della pace e nella costruzione di società dove il vivere insieme tra diversi sia pacifico e positivo.
La pace viene da Dio, per questo imploriamo il dono indivisibile della pace. E’ la lingua del futuro. Impariamo di nuovo, tutti, la lingua del dialogo e della pace.
La pace è sempre possibile. Per questo dobbiamo costruirla insieme, tutti, credenti e non credenti. Costruiamo la pace! Con l’aiuto di Dio trasformeremo questo tempo in un tempo di pace. Perché niente è impossibile a Dio.
Tirana, 8 settembre 2015
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